40.

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Sfrecciammo ad alta velocità dopo l'ennesima rapina in gioielleria e Zulema si fermò in un piazzale dopo aver nascosto il nostro bottino nel cofano.
Scesi dalla macchina dopo aver dato un'ultimo sguardo al mio scorpione e incominciai a spogliarmi mentre il vento gelido mi colpiva in pieno, mi tolsi il corpetto stretto e notai Zulema fare la stessa identica cosa con i suoi vestiti, cercai la mia roba e mi infilai velocemente la felpa e i jeans stretti.
Aprii il cofano e afferrai il borsone con tutti i nostri gioielli, sorrisi soddisfatta e lo lanciai lontano dalla macchina nel mentre che Zulema la ricopriva di benzina con una sigaretta tra le labbra.
"Whoa!" esclamò divertita e accendendo l'accendino, mi guardò dritta negli occhi e lo buttò appiccando subito il fuoco.
Guardai le fiamme innalzarsi e il mio sguardo era perso, la guardavo mentre si divertiva e pensai che non potevamo continuare ad andare avanti così.
Non aveva più senso e mi sentivo in dovere di metterci una pietra sopra, non era questa la vita che volevo.
"Ho chiuso." dissi guardando il mio scorpione con le lacrime agli occhi.
"Con cosa?" domandò seria ma con il suo solito sorriso sulle labbra.
"Questo, ho chiuso con tutto questo. Ho bisogno di cambiare vita." mormorai guardandomi attorno alzando le braccia per poi farle ricadere nei miei fianchi.
"E che vorresti fare?" disse Zulema serrando la mascella innervosendosi.
"Voglio una vita normale." dissi guardandola dritta negli occhi.
"Normale in che senso? Cosa farai? La cassiera per esempio? In un supermercato? Con un cartellino con il tuo nome?" esclamò sorridendo divertita e percepii la rabbia scorrermi nelle vene.
"E tu cosa vorresti fare invece? Continuare a rapinare delle gioiellerie fino alla tua morte? Vuoi questo? Cosa pensi di fare?" dissi ribattendo furiosa senza togliere lo sguardo dal suo, con il cuore spezzato in mille pezzi.
"Beh passo, porta la carta igienica a casa dato che è finita." disse facendo spallucce sospirando alzandosi il cappuccio nel mentre che il fuoco ci riscaldava, incredibile come riuscisse a rimanere impassibile dopo averle detto la verità.
"L'ho già comprata." dissi serrando la mascella infastidita e la vidi voltarmi le spalle e andarsene con il suo solito passo sicuro, che grandissima figlia di puttana.
Mantenni lo sguardo fisso su di lei fino a quando non scomparii dalla mia vista, afferrai il borsone e me lo misi in spalla dirigendomi dalla parte opposta per tornare a casa, con le lacrime agli occhi.
Le abitudini per me erano come una fune, ne intrecciavo un trefolo ogni giorno e ben presto non riuscivo più a spezzarla.
Era come se un mattino ti svegliavi e decidevi di cambiare, c'era un sortilegio dentro al cuore, un sussurro nei polmoni.
Una formula magica nella mente, quel genere di cambiamento che si chiamava rivoluzione.
Ed io volevo rivoluzionare la mia vita perché non era questo ciò che mi ero promessa.
Economicamente io e Zulema stavamo bene, non avevamo nessun problema e la nostra convivenza procedeva bene.
Litigavamo a non finire e la nostra linea rossa era diventata più forte di prima facendoci allontanare di tanti km.
Tutto era cambiato da quando avevamo deciso di intraprendere questa vita, non ci eravamo concentrate su di noi ma bensì a sopravvivere.
E poi beh, il tumore aveva distrutto tutti i nostri progressi, perché ancora una volta non mi dava ascolto e faceva di testa sua, come sempre d'altronde.
Ogni volta che cercavo di stringerla a me si scansava, come se avesse paura di aprirsi totalmente e di confessarmi i suoi sentimenti perché anche se negava tutto quanto il suo corpo urlava il contrario, ma lei riusciva a zittire tutte le sue voci.
Mi mancava terribilmente il nostro rapporto ma la verità era che non sapevo nemmeno io ciò che era successo tra noi due.
Ovviamente le mie migliori amiche erano al corrente di tutto ciò e avevano deciso di supportarmi senza dire una parola a nessuno, non volevo avere nessun tipo di problema con loro e avevano il diritto di sapere tutta la verità.
Ma volevo una svolta nella mia vita e il cambiamento significava movimento, significava frizione che appartenevano solamente al vuoto rappresentato da un mondo astratto che non esisteva.
Sbuffai toccandomi i capelli e non appena arrivai a casa chiusi la porta alle mie spalle e mi cambiai infilandomi sotto le coperte, non avrei aspettato Zulema perché tanto ero abituata alla sua assenza, rientrava all'ora che voleva e dormiva distante da me senza neanche sfiorarmi con un dito.
Una lacrima mi rigò il viso e serrai la mascella asciugandomela velocemente.
La sua era una mancanza perenne che non si sarebbe mai eclissata del tutto.

L'indomani mattina mi alzai di scatto e sospirai voltandomi trovando il letto completamente vuoto e freddo.
Sbuffai e uscii fuori andando nel retro della roulotte salendo le scalette, l'aria gelida mi fece sussultare dal freddo ma era piacevole dato che il sole si stava innalzando nel cielo.
"Cazzo questa dovevi sistemarla." mormorai guardando il mio scorpione nel mentre che era seduta nella sedia posizionata nel tetto, la scaletta si muoveva un po' nel mentre che facevo pressione con il piede e sicuramente si era allentato qualche bullone.
Una volta salita del tutto mi stiracchiai e respirai a pieni polmoni sedendomi al suo fianco guardandola attentamente, inutile dire che era diventata ancora più bella ed io mi innamoravo sempre di più.
Si portò la sigaretta alle labbra e fece uscire il fumo lentamente senza degnarmi di uno sguardo.
"Da praticamente due anni siamo in una società responsabilità limitata, vuoi andartene? Allora vattene." disse seria guardandomi ma evitai il suo sguardo glaciale guardando l'alba, sentii dal suo tono di voce che stava cercando di mantenere ben saldo il suo autocontrollo e ci stava riuscendo alla grande, ma sapevo che voleva convincermi a rimanere al suo fianco.
"Un ultimo colpo e chiudiamo alla grande." aggiunse velocemente mantenendo lo sguardo fisso su di me.
"E perché? I soldi non ti bastano ancora?" le domandai finalmente incrociando il suo sguardo tagliente.
"Non si è mai sufficientemente ricchi, e poi ci piace." disse facendo spallucce con lo sguardo fisso sul mio, quella frase mi fece sorridere e scossi la testa.
"Uno e basta, poi ognuna per la sua strada." disse accendendosi un'altra sigaretta e distogliendo lo sguardo dal mio.
"Poi ognuna per la sua strada."
Pensava veramente che avrei vissuto senza di lei? Aveva un tumore e se era necessario sarei rimasta al suo fianco.
Ormai mi ero abituata alla sua presenza nella mia vita e non avevo nessun altro se non lei, sapevo che lo stava dicendo solamente per orgoglio ma non glielo avrei permesso.
"E che hai pensato? Sentiamo." le domandai mettendomi comoda aspettando che parlasse.
"Al matrimonio del secolo, la figlia di Victor Ramala, la sua unica figlia Katy si sposerà a Madrid e lui le regalerà una tiara di diamanti del valore di venti milioni di euro che metterà al matrimonio. Sai com'è, sono cose da trafficanti." disse guardando davanti a sé facendo un'altro tiro, guardai le sue labbra e mi mancava terribilmente baciarla.
"Come facciamo ad entrare? Ci nascondiamo dentro alla torta?" le domandai serrando la mascella sentendo l'ansia aumentare tantissimo, Zulema si voltò verso di me e mi sorrise facendo risaltare ancora di più il suo tatuaggio sotto all'occhio e la guardai come un'idiota facendola sogghignare.
"Monica Ramala, figliastra del trafficante è stata a Cruz del Norte per un anno, abbiamo diviso cella e bagno per tre mesi. Fa la cantante ed è un tantino tossica, canterà al matrimonio ovviamente. Ci darà un posto nel catering e dato che hai già lavorato come cameriera non dovrebbe essere un problema per te." disse toccandosi il viso e annuii.
"Ci saranno perquisizioni, guardie di sicurezza e una cassaforte con serratura digitale." mormorò rilassandosi e incrociando le gambe, sapevo già che qualcosa sarebbe andato storto e avevo un brutto presentimento.
Ma tanto era l'ultimo colpo? Ed io non vedevo l'ora di chiudere con questa merda per sempre.
"Okay ma stavolta non possiamo farlo da sole, ci serve una squadra." dissi accettando e guardando la donna al mio fianco che voltò subito la testa nella mia direzione.
"Già ce l'ho." disse soddisfatta con un sorriso magnetico sulle labbra e la incitai a continuare serrando la mascella.
"La Flaca ex sergente, la conosci perché avete fatto il protocollo di reinserimento. Ha avuto la sfortuna di far eccitare un suo superiore e gli ha infilzato un cacciavite nell'arteria femorale." mormorò facendo un'altro tiro e sgranai gli occhi ricordandomi di quella donna, non credevo che avesse un passato così turbolento e sopratutto che avesse accettato una cosa del genere per noi.
"Si è beccata sei anni!" esclamò Zulema ridendo ma non la guardai perché sarei crollata come se niente fosse.
"Poi c'è Triana ed è una ragazzina, ha vent'anni. Non è stata in carcere ma ha la brillante capacità di scassinare le cassaforti di ultima generazione." disse Zulema continuando il suo discorso e notai che eravamo un bel po' di persone.
"L'ultima la conosci ed è la nostra cicciona che non ha paura di uccidere." concluse buttando la cicca e sospirai riferendosi a Goya.
Si poteva fare ma avevo sempre un brutto presentimento che mi perseguitava ogni secondo, ero terrorizzata.
"Da quando sei tu che organizzi i colpi?" le domandai di getto, avevamo sempre fatto tutte le cose insieme.
"Bionda rilassati, niente può andare storto." disse facendo spallucce e serrai la mascella perché si sbagliava di grosso.
Non sarebbe andato bene nulla.

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