54.

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Amelia mi abbracciò forte non appena uscii dalla stanza e mi rilassai subito tra le sue braccia mentre mi lasciava alcuni baci tra i capelli.
"Devo andare a preparare la sala, si è liberata poco fa Maca." disse accarezzandomi la schiena dolcemente e guardai l'orologio davanti a me ed erano le cinque del pomeriggio.
"Hai ragione scusami, quanto dovrebbe durare l'intervento?" dissi asciugandomi le lacrime e staccandomi dall'abbraccio, dovevo rimanere lucida.
"Sei ore più o meno, ti consiglierei di tornare a casa e magari rivenire. Ma tanto so già che non lo farai." disse la mia amica facendo un cenno all'infermiera per preparare Zulema.
Annuii e l'abbracciai velocemente mentre richiamava alcuni specializzandi, in lontananza vidi Richard e non appena si avvicinò mi abbracciò fortissimo, in passato era tanto amico dei miei genitori ed era come se fosse un secondo padre, potevo contare su di lui sempre.
"Guarderò l'intervento dalla galleria perché è abbastanza importante stai tranquilla, Amelia è eccezionale." disse sorridendomi e gli sorrisi tra le lacrime.
"Macarena?" disse una voce alle mie spalle e sorrisi a Meredith nel mentre che aiutava Zulema a camminare, era debolissima e se non l'avesse tenuta probabilmente sarebbe svenuta in terra.
"Vieni." disse quest'ultima facendomi un cenno e mi avvicinai intrecciando le dita con le sue, non sapevo nemmeno io dove stavamo andando ma non feci domande.
Meredith si fermò davanti alla porta del bagno e mi diede alcune indicazioni e annuii con attenzione mentre usciva lasciandoci da sole.
"So che avrebbero potuto farlo anche loro ma volevo che lo facessi tu." disse il mio scorpione porgendomi la macchinetta e spostò tutti i capelli da un lato guardandomi tramite lo specchio.
Rimasi senza parole ma dovevo essere forte perché ancora una volta si voleva fidare di me, sennò non mi avrebbe mai lasciato fare una cosa del genere.
Il suo orgoglio era troppo grande ma lo stava mettendo da parte per me.
"Va bene, Zulema è okay." sussurrai abbracciandola da dietro e la donna davanti a me mi sorrise appoggiando la mano sopra alla mia e stringendola, Amelia doveva operare solamente in una parte del cervello quindi non c'era bisogno che le rasassi tutta la testa.
"Sei pronta?" dissi lasciandole un piccolo bacio sulla spalla e il mio scorpione annuí ma sapevo che non si stava riferendo solamente a quello.
Delicatamente le presi una ciocca e le rasai quella parte nel mentre che alcune ciocche cadevano a terra.
Come le mie lacrime.
Il suo sguardo era privo di qualsiasi emozione e il suo orgoglio come al solito era incredibile, non avevo mai visto una donna così forte in tutta la mia vita, mai.
"Ecco qui, dovrebbe essere giusto ma tanto in questa parte qui ricrescono subito e puoi coprirla senza problemi." mormorai sistemando le cose e piansi silenziosamente voltandomi.
Non dovevo farmi vedere fragile da lei, non dovevo far cadere la mia parte più debole.
"Bionda." sussurrò Zulema abbracciandomi da dietro e mi voltai nella sua direzione infilandomi nell'incavo del suo collo lasciandole un bacio.
"Non farmi brutti scherzi." sussurrai tra le lacrime stringendola un pochino senza farle male e notai il suo battito cardiaco accelerato, aveva paura anche lei.
Zulema si staccò dall'abbraccio e lentamente mi guardò tutto il viso facendo scorrere delicatamente un dito lungo la mia fronte per poi scendere nella mia mascella e tracciarmi il contorno delle labbra con attenzione, senza tralasciare nessun dettaglio.
"Zulema, ti amo." sussurrai facendole fare un piccolo sorriso e mi diede un lungo bacio sulla guancia senza parlare.
"Lo so bionda, lo so." disse spostandomi una ciocca ribelle dal viso e Amelia ci fece sobbalzare bussando alla porta, aveva una barella alle spalle.
"Promettimi che chiamerai Saray se dovessi morire e bionda, sotto al letto ci sono tutti i nostri soldi e le chiavi di una casa che ho acquistato due mesi fa con tutti i documenti, non dimenticartelo." disse nel mentre che si sdraiava debolmente ma scossi la testa avvicinandomi a lei furiosa.
"Ascoltami figlia di puttana, sarò con te appena ti sveglierai okay?" sbottai stringendole la mano tra le lacrime camminando al suo fianco.
Zulema non mi rispose e mi lasciò la mano entrando in sala regalandomi un piccolo sorriso.
Speravo non fosse l'ultimo.
"Stai tranquilla." disse Amelia afferrandomi per le spalle e guardandomi attentamente, con la sua solita audacia.
"Mi fido di te, hai tra le mani la donna che amo, riportamela indietro." sussurrai stringendole le mani e la mia amica annuí con il suo solito sorriso rassicurante, già sentivo l'ansia svanire.
"Vado, ci vediamo dopo." disse voltandomi le spalle ma la richiamai.
"Amelia, ricordati di fare il supereroe." dissi mettendomi le mani sui fianchi e alzando il mento imitando la sua postura prima di un'intervento.
Me l'aveva sempre fatta vedere, diceva che se ci mettevamo in questa posizione prima di un'intervento le nostre prestazioni miglioravano tantissimo.
Amelia si fermò in mezzo al corridoio e mi imitò chiudendo gli occhi e sorridendomi.
Eccolo, il mio neurochirurgo.
L'importante non è stabilire se uno ha paura o meno, è saper convivere con la propria paura e non farsi condizionare da essa.
Ecco, il coraggio è questo, altrimenti non è più coraggio ma incoscienza.
Le ore passarono e non mi ero spostata dalla sala d'aspetto per nessuna ragione al mondo, mi rigiravo i pollici e mi mordevo il labbro con le lacrime agli occhi, mi mancava il respiro.
"Bionda, sei da tre ore così ti devi rilassare cazzo." disse Saray afferrandomi per un polso e facendomi sedere al suo fianco, non vedevo l'ora di rivedere Zulema e di stringerla a me.
Sembrava che stessi aspettando da secoli ma ormai la notte si era inoltrata e più il tempo passava più mi sentivo morire, ma ero felice per il fatto che Zulema si fosse lasciata andare fidandosi di Amelia, non era da lei.
Aveva sempre voluto vivere per davvero.
"Io la amo, e se glielo avessi detto prima forse le cose sarebbero diverse." sussurrai mentre la mia gitana mi accarezzava i capelli.
"Non è mai troppo tardi, fidati." disse Saray ridendo leggermente e tranquillizzandomi ma era impossibile.
Se avessi perso Zulema probabilmente il mio mondo non sarebbe più esistito, tutta la mia felicità si sarebbe dissolta insieme a tutti i nostri ricordi che ci legavano.
Era il mio angelo fluttuato dallo spazio e se ero diventata così era solo per merito suo perché mi aveva insegnato cosa significava amare.
E vivere appresso alla libertà.
Non avevo mai desiderato una persona così tanto, lei era diversa nella sua unicità, nelle sue imperfezioni e in tutto il suo dolore che la rendeva speciale.
La volevo nuovamente al mio fianco, la sua mano stretta con la mia.
Le sue labbra sulle mie.
Il suo corpo stretto al mio.
Il suo cuore che si completava con il mio.
Le nostre anime unite.

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