51.

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Quando le nostre peggiori paure diventano reali, quando tutto ciò su cui potevamo contare sparisce, c'è comunque qualcosa che ci spinge a rimediare al passato o a cercare il nostro futuro.
Ma l'unica cosa che richiede la nostra attenzione è il presente, e le infinte possibilità che offre.


Mi svegliai di scatto dopo alcune ore e notai il braccio un pochino indolenzito, ma il mio fisico era rigenerato, come nuovo.
"Incinta da tre settimane eh?" disse una voce alle mie spalle e mi alzai piano, Miranda Bailey mi guardava sorridendomi e istintivamente appoggiai la mano sul mio ventre ancora piatto.
"Sì, esatto." mormorai arrossendo leggermente e la donna davanti a me rise notando il rossore nelle mie guance.
Cercai con lo sguardo Amelia ma non la trovai e mi voltai nuovamente verso Miranda, sapeva già cosa volevo.
"Sta bene anche se ha perso tanto sangue ma ripeto, se non ci fossi stata tu probabilmente sarebbe morta. Vuoi vederla? Si è svegliata poco fa." mi domandò aprendo la porta e annuii subito precipitandomi fuori nel mentre che seguivo la donna davanti a me tra i vari reparti e mi si bloccò il respiro non appena la vidi nel lettino.
Sembrava una bambina piccolissima.
Mi appoggiai nello stipite della porta e aveva tante flebo attaccate al corpo, un'infermiere stava cercando di farle mangiare la cena ma il mio scorpione scuoteva la testa debolmente schifata.
Era viva e aveva il suo solito atteggiamento duro e menefreghista, mi era mancata terribilmente.
"Dovresti mangiare, sai?" dissi riprendendo il mio autocontrollo e la vidi sussultare leggermente nel sentire la mia voce ma non si mosse di un millimetro.
Non voleva guardarmi.
"È ancora molto debole, vacci piano." mi sussurrò Miranda stringendomi la spalla amorevolmente e annuii per poi entrare e camminare lentamente.
L'infermiere si dileguò e mi sedetti nella sedia davanti al suo letto, Zulema chiuse subito gli occhi e il mio sguardo vagò in tutto il suo corpo esposto.
Era molto meno pallida e le occhiaie erano tanto evidenti, anche il suo volto era più scavato del solito.
Aveva la spalla fasciata e mi avvicinai sfiorandole lentamente la garza vicino al cuore, come se potessi prelevare un po' del suo dolore facendola stare bene.
"So che probabilmente non vorrai parlarmi perché il tuo piano non era questo, ma se fossi nata in un'altra vita e avessimo fatto questo colpo avrei rifatto la stessa cosa, perché tu ne vali sempre la pena per me." le mormorai stringendole la mano ma non ricambiò la stretta e mantenne ancora gli occhi chiusi, mi stava evitando e lo sapevo bene che sarebbe successo.
"Ho avuto paura di perderti." sussurrai scoppiando a piangere affondando il viso contro le lenzuola calde e strinsi leggermente la sua gamba facendola tremare, ormai Zulema aveva visto ogni sfumatura del mio carattere e non avevo problemi a mostrarmi debole dato che il peggio era quasi del tutto passato.
Avevo il diritto di piangere, doveva vedere tutto il dolore che stavo passando perché se l'avessi persa non sarei stata la stessa, io l'amavo da morire.
"Non ti avrei mai lasciata lì in quel deserto, mai Zulema, mai." continuai singhiozzando disperatamente intrecciando le dita con le sue nonostante non volesse toccarmi.
Alzai leggermente la testa e le baciai la mano ripetutamente, ogni nocca, ogni centimetro del suo palmo.
Lei era con me, le avevo salvato la vita.
"Non ti lascerò mai più, lo giuro su Dio che io non ti mollo." sussurrai chiudendo gli occhi appoggiando la sua mano calda sopra alle mie labbra sospirando, continuai a piangere ma Zulema non aveva intenzione di guardarmi dritta negli occhi perché sapevo che sarebbe esplosa, ormai io e lei eravamo legate e riuscivo a percepire tutto quanto, sempre.
Buio e nero.
Mi ero sempre sentita invasa da quelli elementi così uniti tra loro, erano parte di me da tantissimi anni come se ormai facessero parte della mia vita.
Ed io dovevo tenerli con me, perché credevo di non meritarmi abbastanza luce nella vita, che senso aveva?
Volevo sprecarla per qualcuno di veramente importante e sopratutto che se la meritasse realmente.
Non avevo mai ammesso che il buio mi facesse paura, ma ne avevo tantissima.
Anche nei miei incubi non c'era la luce, era difficile trovarla anche nelle cose più insignificanti.
Zulema invece era il mio arcobaleno con all'interno tutti i miei colori preferiti, ma la cosa che veramente mi aveva messo paura era il nero dei suoi occhi, sempre.
Ogni volta che li osservavo ci trovavo sempre un qualcosa di diverso, una particolarità in più, una sfumatura.
Sarei rimasta anche un'infinità di ore a guardarli perché nonostante tutto la loro oscurità mi aveva sempre affascinata.
Avevo imparato ad amarli e probabilmente non mi avrebbero mai spaventata così tanto perché l'oscurità che regnava nel mondo era peggiore.
Io la amavo, non sapevo nemmeno io che cosa provavo dopo essere riuscita a salvarla da quella situazione ma sapevo che l'amavo da morire.
Anche io avevo i miei colori e Zulema li aveva afferrati mischiandoci i suoi.
Il mio scorpione non mi rispose e piansi fino a quando non ebbi più fiato in corpo, volevo togliermi il peso che avevo dentro al cuore e all'anima.
"Io comunque ti ho perdonata." mormorai lasciandole un'altro bacio nella mano e a quel punto la sua testa scattò verso di me, aprendo finalmente gli occhi.
Era molto debole ma non avevano perso la loro potenza e subito mi sentii in soggezione ma ero felice che per lo meno mi stesse guardando.
"Hey." sussurrai porgendomi verso di lei e accarezzandole piano il viso nel mentre che mi guardava attentamente.
"Vai a casa, bionda." disse sottovoce e sorrisi tra le lacrime nel sentire la sua voce così meravigliosa ma distrutta.
"Sei tu la mia casa." dissi sfiorandole il tatuaggio sotto all'occhio e sospirai avvicinandomi ancora di più per baciarla.
Zulema mise il viso di lato evitandomi e capii che dovevo darle tempo quindi mi limitai ad accarezzarle la mano e a baciargliela ripetutamente.
Dopo un'ora qualcuno bussò alla porta e finalmente Amelia fece il suo ingresso facendomi sentire subito meglio.
Mi cercò subito con lo sguardo e mi tranquillizzai non appena camminò verso di noi, ammiccando un sorriso.
"Zulema Zahir, finalmente ci consociamo! Come ti senti?" disse controllando la macchina che regolava il battito cardiaco e le cambiò la flebo.
"Mi sento meglio." sussurrò la donna al mio fianco chiudendo gli occhi, Amelia mi guardò velocemente e non staccai per nessuna ragione al mondo la mano dalla sua, dovevo essere forte.
"Molto bene! Io comunque sono Amelia Shepherd, primario di neurochirurgia e dagli esami che sono stati fatti si è riscontrato che hai un tumore al cervello. Vorrei fare una tac se è possibile." disse Amelia seria e a quel punto Zulema mi strinse la mano debolmente ma percepivo tantissimo la sua paura.
"La tac è già stata fatta tantissimo tempo fa e non c'è niente da fare. Il medico che mi ha visitata ha detto che mi restano pochi mesi di vita, perciò è tutto inutile." disse quest'ultima serrando la mascella e mi mancò il fiato sentendo il panico invadermi completamente.
"Sì ma io non sono quel medico." rispose Amelia incrociando la braccia al petto e Zulema la guardò attentamente con tutto il suo orgoglio addosso.
Era incredibile la sua forza.
La mia amica sostenne il suo sguardo eccome e ricambiò facendo scontrare il suo azzurro glaciale con il nero del mio scorpione, era uno scenario da brivido.
"Zulema forse dovresti farla, per valutare la situazione al meglio, no?" le proposi con la voce che tremava e staccò bruscamente la mano dalla mia.
"Cosa devi valutare bionda? Ormai non c'è più nulla da fare, vattene." sbottò infuriandosi e a quel punto mi alzai andando davanti alla finestra, non volevo piangere per l'ennesima volta davanti a lei, odiavo il suo orgoglio.
"Beh, se non c'è più nulla da fare vorrei valutarlo anche io se permetti." disse Amelia dopo alcuni secondi e Zulema se potesse alzarsi probabilmente l'avrebbe uccisa, ma sapeva anche lei che la mia amica era un'osso duro.
"Allora fai questa tac del cazzo." disse il mio scorpione dopo un po' sbuffando per poi tossire debolmente, notai che chiuse gli occhi esausta e decisi di uscire per lasciarla riposare.
"Maca." disse Amelia afferrandomi per un polso e mi bloccai in mezzo al corridoio voltandomi nella sua direzione.
"Stai bene?" disse spostandomi una ciocca ribelle dal viso e scossi la testa abbracciandola accoccolandomi nell'incavo del suo collo in lacrime, sentii le sue braccia stringermi la schiena e mi spostò tutti i capelli da un lato per parlarmi all'orecchio.

"Fidati di me, come hai sempre fatto."

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