46.

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Zulema ci diede appuntamento nel magazzino dell'hotel e da una fessura riuscivamo a vedere cosa accadeva all'interno delle varie stanze.
Dopo lo scontro che avevamo avuto non c'eravamo più rivolte la parola.
"Perché ci hai portate qui Zule? Ci hai teso una trappola stronza?" disse Goya avvicinandosi a lei ma il mio scorpione scosse la testa divertita, era bellissima.
"Vi abbiamo portate qui perché d'ora in poi non ci saranno più segreti e saremo una squadra, a breve tanto dovrà arrivare un'elicottero." dissi avvicinandomi posando una mano sulla spalla della mia amica tranquillizzandola.
", una squadra che non si spartisce i diamanti cazzo, non è normale." disse Goya guardandomi incredula e sospirai afferrando un sacchetto dalla mia tasca porgendole la sua parte.
Sorrise soddisfatta ma il mio sguardo ricadde su Zulema che si alzò rispondendo al telefono e dileguandosi camminando lontano da noi.
La guardai stranita e la raggiunsi trovandola in un'altra stanza più riservata e strinsi i pugni.
"Con chi parlavi?" le domandai sottovoce e Zulema si toccò il viso girandosi verso di me ma non mi rispose limitandosi a guardarmi seria, era ancora scossa da quello che le avevo confessato e percepivo la rabbia sul suo volto, era inevitabile che fosse così.
"Per te è uguale vero? Visto che stai morendo il mondo può andare a puttane no?" urlai ad un centimetro dal suo viso e vidi che si leccò le labbra, le sue barriere mi stavano letteralmente spingendo via, lontano da lei un'altra volta senza farmi respirare.
"Tu che cazzo ci fai lì? Vattene." disse voltandosi verso Monica che ci stava guardando e se ne andò lasciandoci sole.
Inarcai un sopracciglio confusa e la incitai a continuare notando quanto ci eravamo allontanate miglia e miglia di chilometri.
"Era il marito di Flaca e voleva informarmi che la tua amica si sta riprendendo alla grande. Visto che lavora per la polizia ed era in debito con te mi ha detto che mentre stavano tornando a casa ha visto alcuni messicani venire in questa strada qui." disse serrando la mascella e tremai dalla paura perché ormai ci avevano trovate.
"Quindi ho chiesto a Cepo di controllare i loro movimenti nei dintorni, anche se sembra stupido non lo è, vuole semplicemente sentirsi libero e so che può aiutarmi." aggiunse dopo alcuni secondi e annuii incerta, era quasi arrivato il momento di lasciarci definitivamente e mi vennero le lacrime agli occhi ma avevo deciso di rimanere impassibile, volevo stare un po' da sola.
"Vaffanculo, Zulema." ringhiai a denti stretti uscendo da quel posto con le lacrime che mi rigavano il viso, notai che era scesa la notte e mi incamminai verso la strada togliendomi tutto il trucco sbavato, infuriata.
"Hey, posso venire con te?" disse una voce alle mie spalle e mi voltai trovandomi una Monica preoccupata.
Caminammo in silenzio e decise di aprire bocca, facendomi alcune domande alla quale risposi tranquillamente.
"Quindi tu e Zulema avete vissuto insieme per quasi due anni giusto?" disse nel mentre che percorrevamo un sentiero abbastanza illuminato e in lontananza vidi una piscina.
", nonostante ci siamo odiate per tantissimo tempo abbiamo fatto molte cose che ci hanno sempre appagate, lei mi conosce veramente bene." risposi continuando a camminare e mi accorsi che c'eravamo allontanate veramente tanto dall'hotel ma non mi importò e continuai a camminare con Monica al mio fianco.
"Io probabilmente non avrei mai fatto una cosa del genere cioè insomma, vi siete odiate per molto tempo. Devi amarla veramente tanto per averla fatta entrare nuovamente nella tua vita." disse guardandomi e sussultai dalla stupore.
Io non l'amavo.
"Amare è una parola grande lo sai vero? Era in una situazione delicata e ho voluto aiutarla, tutto qui." sbottai serrando la mascella ma la donna al mio fianco scoppiò a ridere.
"Non risolverai nulla se neghi a te stessa, i vostri occhi urlano il contrario perché scommetto che non ti ha mai parlato dei suoi sentimenti." disse ridacchiando e annuii, io sapevo che ero innamorata, ma lei?
Mi aveva detto tante volte che mi voleva ma non si era mai spinta oltre, e la capivo benissimo perché anche io ero terrorizzata dai miei stessi sentimenti a volte, ma fremevo dalla voglia di lasciarmi andare davvero, per sentirmi libera come non mai, per sempre.
Ad un certo punto due uomini sbucarono alle nostre spalle e ci misero una mano sulla bocca cogliendoci di sorpresa.
Monica cercò di dimenarsi ma non ci riuscì, anche se urlavamo nessuno poteva sentirci perché eravamo nel vuoto più totale circondate da una buona parte di deserto.
Sicuramente ci stavano seguendo già da un po', ma eravamo troppo impegnate a parlare per accorgerci di loro.
"Non vogliamo farvi del male." disse uno di loro alle mie spalle caricandoci in un'auto, era successo tutto in un'attimo.
"Che cazzo volete?" urlai nel mentre che ci mettevano delle manette e partivano a tutta velocità sfrecciando nell'asfalto, avevo paura.
"Non fate domande, Ramala vi vuole parlare e se non chiudi quella cazzo di bocca ti faccio saltare in aria la testa." disse il ragazzo davanti a me aumentando la presa sul voltante con la pistola nell'altra mano, come diavolo avevano fatto a trovarci?
Decisi di non proferire parola e guardai la mia amica che aveva il volto rigato dalle lacrime, provai a tranquillizzarla ma era inutile, non avevamo scampo.
Il mio sguardo ricadde sul paesaggio scorrere davanti a me e pensai alla litigata avvenuta con Zulema, non volevo trattarla male ma non mi lasciava altra scelta ormai, era inevitabile che reagissi così, ero arrabbiata e ferita.
Se solo non mi fossi allontanata da lei.
La macchina dopo alcuni minuti si bloccò e sussultai terrorizzata non appena i due ragazzi scesero.
"Scendi dall'auto, tu no." disse uno afferrandomi il braccio con forza togliendomi le manette, i miei occhi si posarono su Ramala e lo riconobbi.
La rabbia riaffiorò su di me e tremai dalla paura non appena mi fecero sedere al suo fianco con forza, intanto rinchiusero Monica dentro alla macchina e sgranai gli occhi incredula.
"Monica, no!" urlai alzandomi ma uno schiaffo mi arrivò dritto in faccia facendomi risedere con forza.
"Sembra che non voglia uscire da lì, beh è stata una fuggitiva per tutta la vita, fin da bambina preferiva scappare anziché affrontare le cose." disse Ramala ad un certo punto riferendosi a Monica e rabbrividii nel sentire la sua voce rauca, mi faceva innervosire.
Lentamente voltai la testa nella sua direzione e lo guardai seria in viso, non potevo scappare dato che i suoi uomini erano tanto armati.
"Sai che cos'è questa? Avevo dodici anni quando ho ingoiato dieci di queste e mi hanno messo su un volo diretto a Madrid.
Già, ero molto piccolo ma sapevo che sarei potuto esplodere ma ho fatto la consegna e mi sono guadagnato i miei primi pesos." disse l'uomo al mio fianco mostrandomi una bustina di droga e alzai gli occhi al cielo distogliendo lo sguardo dal suo.
Non aveva un fottuto senso, per niente.
"Ne ho conservato una per non dimenticare la sensazione della pallina ruvida che scivola su e giù per il mio retto, i conati di vomito, la paura." aggiunse dopo alcuni secondi facendo un cenno ai suoi uomini e mi spaventai dato che incominciarono a cospargere la macchina di benzina.
"Vuoi bruciarla vivo figlia di puttana?" urlai alzandomi ma venni subito bloccata, Monica incominciò ad urlare e il panico mi invase.
"È solo una codarda, finirà per uscire da quella macchina poi si metterà in ginocchio davanti a me e mi chiederà perdono." disse Ramala soddisfatto e una lacrima rigò il mio viso l mentre guardavo la mia amica inerme.
Ormai non potevo fare più nulla.
"È la tua figliastra, l'hai vista crescere! Ma che razza di mostro sei?" dissi guardandolo con la voce che tremava dalla paura e sul suo volto apparve un ghigno divertito.
"Il peggiore." disse guardando la donna davanti a me che non smise per un attimo di piangere, volevo fare qualcosa ma era impossibile, ero impotente un'altra volta.
Monica si tolse la giacca e afferrò una dose di eroina incominciando a farsi senza nessuno scrupolo davanti a noi, voleva non sentire dolore nel mentre che la macchina prendeva fuoco, strappandole via la vita, trasformandola in cenere.
Pensai a quando mi raccontò che voleva andare in un centro per disintossicarsi per poi incidere canzoni e fare un disco che parlasse interamente della sua vita.
Ma ora non poteva più farlo.
Serrai la mascella mentre le fiamme si alzavano illuminando il mio viso e cercai in tutti i modi di non piangere, non volevo dare nessuna soddisfazione a Ramala, mai in tutta la mia vita.
Ad un certo punto qualcuno mi colpì sulla nuca e crollai a terra priva di sensi.
Ero forse morta?

mi mi sento piccola
grido nell'anima
contro il dolore che
diventa polvere
angeli cadono
intorno a noi
a volte perdono
anche gli eroi
angeli tremano
lento
il tempo trova solo il senso
tento di guidare sola
e sbando
toccando tutti gli angoli
i tuoi pensieri sterili
e mi sento piccola
polvere e anima
sordo il dolore che
grida dentro di me.

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