capitolo 39

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«Non osare ridere di me! Perché non c'è assolutamente nulla da ridere» lo avvertii puntandogli contro il dito

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«Non osare ridere di me! Perché non c'è assolutamente nulla da ridere» lo avvertii puntandogli contro il dito. «È impossibile non farlo» come non detto: scoppiò a ridere come uno scemo, mentre percorrevamo il lungo corridoio affollato come al suo solito della scuola.

La sera prima ero ancora sotto gli effetti post-sbornia e, il mio cervello, di sentire Will parlare di cose che tanto non avrei mai compreso nemmeno se mi avessi sforzato, aveva preferito dormire per tutto il giorno, beccandomi così un brutto voto in quasi tutte le materie.

«Mi scusi prof, ma vede, ho studiato così tanto che il mio cervello è andato in blackout» cercò di scimmiottare ridicolmente la mia voce, ma gli venne fuori una voce stridula e imbarazzante. «Ma che cazzo di scusa è!?» continuò, ridendo.

«Ero nel panico totale, non sapevo come giustificarmi» allargai le braccia trattenendo una risata. «potevi dire la verità: che non hai studiato un cazzo»

Da quando avevo perso completamente i rapporti con Willa, non avevo nessuno che mi facesse i compiti e quindi mi toccava studiare se volevo passare l'anno almeno.

Fortunatamente avevo Will, che mi spiegava per filo e per segno ogni passaggio rendendolo, più o meno, semplice da capire. Dovrebbero farlo santo per la sua pazienza e la sua bontà d'animo, nonostante io facessi schifo nelle materie e che brontolassi di continuo, lui non smetteva mai ad aiutarmi.

Il moro al mio fianco si arrestò di colpo e la sua attenzione venne catturata da un foglio attaccato al muro. Lo staccò e lesse il contenuto.

«Cos'è?» chiesi curiosa. «Dice che aprono di nuovo le piscine la prossima settimana. In questa scuola c'erano le piscine, davvero?» domandò con un timbro di voce entusiasta. «Sì, ma l'anno scorso le avevano chiuse per uno scherzo finito davvero male» spiegai e tornammo a camminare, mentre il suo sguardo era ancora rivolto al foglietto che teneva in mano. «che tipo di scherzo?» mi gettò una rapida occhiata, corrugando la fronte. Gli raccontai di quando alcuni stronzi dell'ultimo anno avevano preso di mira una matricola e lo avevano buttato in piscina pur sapendo che non sapeva nuotare. Se non fosse stato per la bidella che aveva udito le urla, non so quale sarebbe stata la sorte di quel ragazzino.

«Per fortuna sono stati espulsi immediatamente da scuola e il ragazzo aveva sporto anche denuncia, ma da quel che ho capito, non ha ottenuto nulla» gli spiegai mentre entrammo in mensa. Ci sedemmo al nostro solito tavolo, dove ci erano già le ragazze.

«Buongiorno troiette» le salutai.

«Ciao» ci salutò svogliatamente Taylor, continuando a guardare lo schermo del suo telefono.

«Ciao...» Amanda salutò sia me che Will, gettando poi una lunga occhiata al ragazzo che sedette accanto a me, prima di distogliere lo sguardo e rivolgendomi la sua attenzione. «avete sentito che aprono di nuovo le piscine?» ci chiese. Annuii mentre Will ci chiese se avremmo frequenteremo i corsi.

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