Capitolo 12

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Aprii il mio armadietto e trovai all'interno un mazzo di rose con un bigliettino sopra

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Aprii il mio armadietto e trovai all'interno un mazzo di rose con un bigliettino sopra. Sapevo già chi me lo avesse mandato, anche l'altro giorno avevo trovato un mazzo di rose e un biglietto da parte sua. Presi il biglietto e lessi il contenuto.

Sei sempre tra i miei pensieri, ti amo – D

Mi scappò un leggero sorriso leggendo quella scritta in corsivo elegante, era la sua calligrafia, la riconoscevo.

Dopo che mi aveva difeso dagli insulti del suo migliore amico, avevo iniziato a rivederlo sotto quella luce che lo vedevo un tempo. E poi iniziava a riempirmi di dolci attenzioni e non andava nemmeno più con altre, da quel che sapevo almeno. Magari questa volta ci teneva a fare le cose per bene.

Presi il mazzo di rose e chiusi l'armadietto. Decisi di mandargli un semplice messaggio dove lo ringraziavo per i fiori, mentre mi dirigevo fuori dagli spogliatoi femminili.

Avevamo appena finito gli allenamenti ed ero abbastanza stanca, volevo tornare e prepararmi per la serata che mi attendeva quella sera; Davina mi aveva ricordato della festa in terrazza per suo cugino e mi aveva obbligato di partecipare. Presumevo che mi voleva lì solamente per presentarmi a suo cugino.

Uscii dalla palestra e mi avvicinai alla mia auto, nonostante fossero solo le cinque del pomeriggio il cielo si era già scurito e faceva sembrare che fosse più tardi di quanto in realtà era.

Entrai in auto e appoggiai il mazzo di rose e la mia borsa sul sedile del passeggero, per poi infilare la chiave nel nottolino e partire.

Sbuffai appena il semaforo si fece rosso tutto ad un tratto e mi dovetti fermare. Alzai gli occhi al cielo sbuffando, appoggiando il gomito sul bracciolo dello sportello in attesa che si facesse nuovamente verde. Non c'era nessuno che passasse dall'altra parte, perché cazzo si era fatto rosso!?

Guardai distrattamente e annoiata fuori dal finestrino e riconobbi subito il ragazzo che indossava la camicia a quadretti e un orrendo cappello di lana. Will. Con la solita espressione amareggiata che aveva da una settimana entrò in un bar.

Mi venne in mente il progetto che avremmo dovuto presentare tra due giorni, chissà se aveva mandato avanti lo studio. A scuola non si sedeva più accanto a me, non mi dava fastidio, non mi chiamava, non si presentava a casa mia per costringermi a studiare insieme ed io dovevo assicurarmi che stesse continuando con la progettazione, se volevo un bel voto. Non esisteva che prendessi un voto basso, i miei non lo avrebbero tollerato.

Appena il semaforo si fece verde, invece che girare a destra e prendere la strada che conduceva a casa mia, feci manovra e parcheggiai l'auto davanti al locale.

Guarda che mi toccava fare.

Presi la borsa e scesi dal veicolo sbuffando. Entrai nel locale e cercai con lo sguardo quello sfigato.

Lo vidi seduto su uno sgabello a sorseggiare chissà cosa, con lo sguardo perso tra i suoi pensieri fisso sul bancone. Roteai gli occhi al cielo, era così pateticamente depresso per una ragazza che conosceva si o no da due settimane.

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