"L'incontro tra due personalità è come il contatto tra due sostanze chimiche: se c'è una qualche reazione, entrambi ne vengono trasformati."
Brianna Johnson è una diciassettenne superficiale ed egocentrica. Lei è la studentessa più popolare del lice...
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«L'ascia da guerra gliela seppellirai dentro sé le girerai attorno» commentò Shane, dopo avergli detto che sarei dovuto uscire con Brianna domani per il regalo di Davina. «Mi hai tolto le parole di bocca» aggiunse Mark, sorseggiando il suo Drink.
«Non succederà nulla, mi sta solo aiutando a trovare un regalo per Davina» spiegai riluttante.
«Che cosa carina, la ragazza con cui hai quasi scopato e hai tradito la tua ragazza, ti aiuta a cercare un regalo per lei. È così dolce, vero?» disse ironico Shane. «Davvero tanto, poi per ringraziarla del favore, userai il tuo bastone magico?» replicò Mark.
«Al contrario vostro, riesco a tenermelo nei pantaloni e rimanere fede-» nemmeno il tempo di finire, che entrambi scoppiarono a ridere divertiti. Sbuffai esasperato, forse la parola fedele non era proprio quella che avrei dovuto usare.
«Fedele? Devo ricordarti come l'aquila abbia spiccato il volo tra le vette di un'altra al falò?» ridacchiò Mark. «È stato un momento di debolezza, lo sai» mormorai non sapendo come giustificare il mio errore. «Non succederà più» su quello né ero abbastanza sicuro. Con Brianna non sarebbe successo più nulla che avrebbe messo in crisi la mia relazione con Davina. Dopo che mi avrebbe aiutato a scegliere un regalo per Davina, avrei preso le giuste distanze da lei e l'avrei trattata come l'amica della mia ragazza, come giusto che fosse.
Volevo lasciarmi alle spalle quel che era successo tra noi al falò, era stato un momento di smarrimento e soprattutto, non aveva avuto importanza.
Shane prese il suo telefono e guardò la schermata. «15 ottobre, ore 17:43. Vediamo per quanto "non succederà più"» sogghignò divertito. «Io gli do una settimana» scommesse Mark. «Io di più, ha buona volontà di tenerlo nelle mutande»
«Siete due cazzo di idioti» feci il dito medio ad entrambi e mi misi in piedi, stiracchiandomi le gambe.
«Dove vai?» mi domandò Mark, notando che appoggiai una banconota sul davanzale del bancone. «Ho un colloquio di lavoro, se tutto va bene lascio quel bar di merda» speravo davvero di ottenere quel lavoro.
Più tardi sarei dovuto passare in un'officina fuori Manhattan per lavorare come aiutante di un meccanico. Una settimana fa si era presentata questa occasione e avevo subito accettato, almeno così potevo fare qualcosa che mi piaceva davvero e non servire caffè dal pomeriggio alla sera.
