capitolo 25

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La festa dei morti e delle streghe

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La festa dei morti e delle streghe.

Era giunta finalmente la notte del diavolo, e ad Halloween, per le ragazze si sapeva: non si doveva far paura, si doveva essere sexy.

L'anno scorso mi ero travestiva da Katherina Pierce, quest'anno invece ero stata indecisa se vestirmi da carcerata sexy o da strega sexy, ma alla fine avevo optato per qualcosa che non c'entrasse nulla con quel che avevo in mente; semplicemente avevo visto questo costume addosso ad un manichino e mi era saltato in mente di prenderlo. Forse non era stato nemmeno una buona idea travestirmi da Crudelia De Mon inversione sexy, perché quel coglione poteva pensare che mi fossi travestita in quel modo per lui. Cosa che inconsciamente avevo fatto, ma questo era un dettaglio che lui non avrebbe mai dovuto sapere.

«Mi aiuti con il velo?» mi avvicinai a Roxanna e le sistemai il velo sdrucito tra i capelli rosa. «Lo sai che Emily aveva i capelli blu, e non rosa?» ridacchiai divertita. «Il cane della compagna di mio padre mi ha letteralmente rovinato la parrucca, sono andata a comprarne un'altra ma erano tutte esaurite nei negozi» brontolò stizzita, avendocela ancora con quel cane. «Ero tentata anche di tingermi di nuovo i capelli di blu» ero sicura che l'avrebbe fatto, il blu le stava anche bene. Io avevo preferito non indossare una parrucca, avevo semplicemente attacco delle ciocche bianche su un lato. Non era la stessa cosa, ma le parrucche mi irritavano.

«Stai benissimo lo stesso, ti distinguerai dalle altre Emily così» commentai cercando di farle passare l'incazzatura contro quel povero cane.

Infilai i guanti in tessuto rosso fin sopra il gomito, nel mentre un trillo di un messaggio attirò l'attenzione di Roxanna. Forse era Taylor che ci avvertiva che era sotto casa e dovevamo scendere.

Come ogni anno a Manhattan davano delle feste a tema Halloween, e come ogni anno che si rispettava io e le ragazze partecipavano. Esattamente come tutti i nostri coetanei.

Sistemai lo stretto necessario nella mia borsa nera di Luis Vuitton, prima indossare la pelliccia bianca sopra il vestito in pelle nera, che aderiva perfettamente al mio corpo.

«Taylor è sotto casa?» le domandai, pronta per uscire. La guardai in attesa di una risposta, mentre lei continuava a digitare innervosita le dita sullo schermo del cellulare. «Allora?» non mi calcolava, continuava a digitare messaggi a me sconosciuti.

«Roxanna?» la richiamai e lei sollevò lo sguardo preoccupato su di me. «Davina sta venendo a prenderci» mi informò cauta.

Davina veniva a prenderci. Ma lei non aveva una macchina, il che voleva dire solo una cosa: che sarebbe venuta a prenderci con l'auto di quello stronzo del suo ragazzo. Ed io nemmeno per sogno sarei salita sulla sua auto dopo quel che era successo.

Erano da due giorni che lo stavo evitando, e scommisi che stava anche lui facendo la stessa cosa. Subito dopo il suo "non volevo baciarti, è stato un errore" mi ero trattenuta dal tirargli un calcio lì sotto.

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