Capitolo 70

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Brianna
Due mesi dopo.

Distanza.
Una semplice parola, otto semplici lettere e 4.470,2 insopportabili chilometri.

Quanto può essere angosciante quella dannata parola?

Non metto in dubbio che l'amore non conosce la distanza, ma alla sua porta comincia a bussare emozioni indesiderati che lo turbano: come il timore che i chilometri possano spezzare un'unione che prima era fatta di sguardi e di contatto fisico.

Cominciano ad insinuarsi nella nostra mente i dubbi, le gelosie si amplificano e le insicurezze e le paranoie possono proliferare indisturbati. L'amore diventa ancora più tragicomico.

"La distanza è solo un numero"

Facile a dirlo quanto non sono loro ad avere una parte mancante di te a più di 4.470,2 chilometri.

Sarebbe troppo semplice affermare che sia solo un numero o che è solo strada da percorrere, quando al suo interno c'è un infinità di emozioni troppo complesse per essere spiegate con poche parole.

La distanza non è solo un numero, è il numero.

È il numero di chilometri che ci dividono dalla persona che più amiamo. È il numero delle ore passate al telefono, di tutte le volte passate a pensarsi senza però potersi abbracciare. È combinato alla voglia di vedersi, alle ore passate su skype a parlare di tutto ciò che si sarebbe voluto dire di persona.

È il numero di tutte le volte che il mio umore è andato a terra ogni volta che lo penso e mi manca averlo con me. È il countdown del numero dei giorni che mancano prima di rivederlo.

La distanza è uno dei vincoli più grandi della vita e non può essere spiegata con semplici parole. É qualcosa di immenso, difficile da comprendere, persino da chi è costretto a viverla.

Per via dei continui impegni e valanghe di compiti, non ho ancora avuto modo di prenotare un volo e andarlo a trovare ma confido nella prossima settimana di riuscirci; sto cercando di portarmi avanti con lo studio per farlo.

Fortunatamente sono riuscita a passare le tre materie che avevo da recuperare, non con il massimo dei voti come credevano sarei riuscita i miei genitori, ma sono riuscita a passarlo. Conta quello, no?

Quest'anno, a scuola, per la prima volta non ho nessuno da poter ingaggiare a finché svolga i miei compiti.

Da una parte è molto frustrante non usufruire dei miei vantaggi, e dover spremere le meningi del mio cervello per capire e svolgere i miei compiti da sola. Per fortuna Will è molto paziente con me e mi sopporta quando ho i miei momenti di esaurimento nervoso.

Avvolta nei miei pensieri, continuo a guardare fuori dalla finestra non avendo alcuna voglia di star a sentire la prof spiegare la storia di qualche tipo defunto da anni ormai. E dal mio solito posto all'ultimo banco, la professoressa non presta molta attenzione se la sto ascoltando o meno.

Il leggero scroscio della pioggia che batte sulla finestra è l'unico suono piacevole che preferisco ascoltare. Continuo a tenere lo sguardo sul cielo che pare sia di madreperla, bianco e grigio. Gli alberi sono neri, ormai privi di fogliame; il terreno, coperto di foglie carbonizzate.

Il mese di ottobre ha fatto i suoi danni e svolgerà alla fine tra qualche giorno.

Quest'anno, come gli anni successivi, è sempre un trauma risvegliarsi la mattina presto e andare a scuola.

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