Capitolo 11

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Appoggiato su una colonna, continuai a fumare la mia sigaretta consumando la nicotina mentre aspettavo che Mark mi raggiungesse

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Appoggiato su una colonna, continuai a fumare la mia sigaretta consumando la nicotina mentre aspettavo che Mark mi raggiungesse.

Quello stronzo amava allenarsi ed essere il migliore in squadra e mi obbligava a partecipare agli allenamenti prima degli altri così che potesse perfezionarsi. Mirava ad essere il capitano, ma da quando usciva con quella biondina si presentava sempre in ritardo ed io finivo per aspettarlo come un'idiota.

Distrattamente tenni lo sguardo su due ragazze che venivano verso di me, per meglio dire in palestra, indossavano la divisa da cheerleader e bisbigliavano tra loro mentre mi lanciavano delle occhiate maliziose e divertite.

Non era la prima volta che notavo le loro occhiate: in palestra, quando mi allenavo con Mark, sentivo sempre i loro commenti e i loro sguardi su di noi. Qualcuna di loro ci avevano persino offerto una scopata negli spogliatoi, ma ci tenni a chiarire subito di essere fidanzato.

«Ciao Anderson, ci vediamo dentro» civettò insinuante una delle due mentre mi passarono accanto. Ricambiai il saluto pigramente.

Feci un'altro tiro, il gusto e il bruciore mi colpirono la lingua mentre inspiravo a pieni polmoni, e poi ricacciai il fumo dalle narici creando una nuvoletta che si distolse nell'aria.

Al diavolo Mark e il suo ritardare di continuo.

Avrei potuto passare del tempo a farmi i cazzi miei anziché stare appoggiato su una colonna come un perfetto idiota, mentre lui se ne stava chissà dove con quella bionda.

Guardai l'ora sull'orologio che avevo al polso. Mancavano quaranta minuti prima che sarebbero iniziati gli allenamenti, sarei potuto andare dove volevo e poi tornare in tempo.

Presi in mano il cellulare e scrissi un messaggio a Mark dove lo mandai a fanculo.

«Ehi tu, sai per caso se Taylor è con Mark?» alzai lo sguardo dallo schermo del cellulare appena udii quella voce familiare, che ostentava sempre tutta quella presunzione e arroganza. Incontrai i suoi occhi verdi smeraldo che mi guardarono con sufficienza in attesa di una mia risposta, con le braccia incrociate al petto.

«"Ehi tu" lo dici a qualcun altro» ribattei pigro prima di portarmi alle labbra il filtro della sigaretta, senza mai distogliere lo sguardo da lei che ruotava gli occhi al cielo sbuffando.

«Se preferisci quando ti chiamo sfigato per me non c'è problema» borbottò con la sua solita acidità. Cacciai il fumo dalla bocca e lo spedii nella sua direzione. Accennai un sorrisetto divertito nel vederla tossire mentre scacciava via il fumo con una mano.

«Brutto stronzo» mormorò flebilmente, tossicando. Divertito la guardai; la coda lunga e tirata, oscillava fluente e metteva in risalto i suoi occhi verdi smeraldo a forma di mandorla, truccati da una riga nera. Aveva lo sguardo corrugato e le sue labbra carnose e sporche di rosso, che in quel momento erano a forma di O per via della tosse. Era buffa.

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