capitolo 43

43.1K 1.1K 1K
                                    

Io: "Non vedo l'ora di studiarci un po' "

Oops! Questa immagine non segue le nostre linee guida sui contenuti. Per continuare la pubblicazione, provare a rimuoverlo o caricare un altro.

Io: "Non vedo l'ora di studiarci un po' "

Lessi incredula per la centesima volta il messaggio che gli avevo mandato.
Sembra essere a sfondo sessuale la frase.
Dannato correttore automatico.
Passarono diversi secondi, minuti, ma lui non rispose.
Ero tentata di riscrivergli e dirgli che il correttore automatico mi aveva sostituito la parola, ma avrei fatto la figura della stupida.
Come se quel messaggio non facesse di me una stupida.
Quando gli avevo rivelato dell'appuntamento con Damon, avevo notato una punta di gelosia nei suoi messaggi. Quel sottile accenno di gelosia mi aveva dato un senso di potere e divertimento. Era come se mi fossi concessa un piccolo gioco per stuzzicarlo, lasciandogli credere che Damon Salvatore esistesse davvero.
Mi stavo preoccupando di starmi illudendo ancora una volta, confondendo la realtà dei fatti con delle stupide fantasie romantiche.
Lui non mi vedeva come io guardavo lui, dovevo smetterla di crederci.
Lasciai cadere  il cellulare sul letto e andai a farmi un bagno caldo per rilassarmi un po' prima di vederlo.
La luce soffusa del bagno, il profumo avvolgente degli oli essenziali e le note melodiose di Ariana Grande mi avvolsero mentre riempivo la vasca di acqua calda.
Raccolsi i miei capelli in un chignon alto e mi spogliai e, con un sospiro di sollievo, mi immersi nella vasca, sentendo l'acqua calda e gli olii accarezzare la mia pelle. Chiusi gli occhi per un attimo e mi abbandonai alla sensazione piacevole che stavo provando, prima di decidere che fosse arrivato il momento di uscire dalla vasca.
Avvolsi il mio corpo in un telo bianco, prima di recarmi nella mia stanza. Indossai l'intimo e mi infilai la felpa con la zip di Blake, quella che mi aveva prestato quando mi aveva riportato a casa in moto, perché era l'unico indumento lungo e caldo che avevo.
Non l'avevo bruciata come gli avevo detto, l'avevo custodita nel fondo del mio armadio perché ero una stupida che si era affezionata alla sua giacca.
Proprio in quel momento, il mio cellulare emise un suono, segnalando l'arrivo di una chiamata. Lo presi e lessi sul display il nome del mittente. Il mio cuore iniziò a battermi ad un ritmo che sapevo ormai era dedicato solo a lui.
«Pronto» risposi alla fine, mantenendo un tono neutro.
«Ci sei a casa?» domandò schietto.
«Sì, puoi venire»
«Sono fuori dalla porta da mezz'ora» borbottò spazientito.
Ah.
«Scusa, ero in vasca e Rose non c'è stasera» mormorai delle scuse, mentre guardavo i due messaggi che mi aveva mandato qualche minuto fa. «Dammi cinque minuti e vengo ad aprirti» dissi in fine, andando verso l'armadio in cerca dei leggings e una felpa.
«Non serve» oh...
Se ne era andato.
«Aprimi la finestra»
Cosa?!
«Stai scavalcando la finestra?»
«Voltati, Crudelia» riattaccò. Il cuore iniziò a battermi più forte.
Ero mezza nuda dalla vita in giù ed indossavo solo la sua felpa. E soprattutto ero struccata. Dovevo truccarmi, mi sarei sentita a disagio senza un briciolo di trucco davanti a lui. Ma non perché fosse lui, ma semplicemente perché le mie imperfezioni erano troppo messe in mostra. Avevo una piccolissima cicatrice sulla fronte, una specie di ricordo di quando da bambina ero caduta dall'altalena nel parco. Mia madre spesso diceva che mi danneggiava quella cicatrice, insieme alle lentiggini che punteggiavano il mio naso. Li considerava imperfezioni ed io ero convinta che avesse ragione, per questo sentivo la necessità di coprirli con il trucco, solo per potermi sentire sicura di me.
Presi coraggio e mi voltai verso il balcone. Lì, in tutta la sua bellezza, si ergeva, un'immagine che avevo ammirato più volte. La luce fioca delle stelle metteva in risalto ogni tratto del suo viso. Un brivido mi attraversò mentre lo guardavo.
Non volevo che notasse il mio viso struccato, quindi abbassai lo sguardo e mi avvicinai alla finestra per chiudere le tende. Sentii la sua voce dall'altra parte della finestra, incredula eppure intrisa di un sottofondo di divertimento.
«Ma sei pazza?» disse, con la sua voce riempita di stupore. «Il pazzo tra i due sei tu», esclamai con una nota di incredulità nella voce. «Come ti è saltato in mente di scavalcare una finestra? È una violazione di proprietà la tua, sai?».
Avevo dato le spalle alle tende e stavo guardando un punto della mia stanza con un misto di sgomento, sorpresa ed eccitazione. La sua scelta di intrufolarsi attraverso una finestra sembrava così fuori dal suo carattere solitamente prudente.
«Vuoi denunciarmi, Crudelia?» domandò lui, divertito. «Potrei, non tentarmi»
«E poi chi ti aiuta con i compiti?»
«Posso trovarmi qualcun altro meno folle, che non prende e scavalca la mia finestra dal nulla» replicai io, cercando di mantenere una certa serietà, anche se un sorriso stava per spuntarmi sul viso nonostante la mia ansia crescente.
«Ho suonato un sacco di volte e ti ho lasciato dei messaggi, volevo assicurarmi che tu fossi viva» la sue voce trasudava divertimento mentre lo raccontava.
«Aprimi, Crudelia. Non farti pregare, fuori si gela» mi stavo comportando in modo infantile, ne ero al corrente, ma non potevo fare a meno di esserlo in questo momento.
«Promettiti che terrai gli occhi chiusi se ti faccio entrare» cercai una soluzione.
«Perché dovrei chiuderli?»
«Sono nuda e vorrei vestirmi» usai come scusa.
«Ma se ho visto che sei vestita» osservò lui divertito da tutto ciò, e mettendomi in difficoltà con la sua risposta. Cazzo.
«Promettimi che non mi guarderai finché non te lo dico io» insistei. «sennò ti lascio fuori».
Lo sentii brontolare tra se e se prima di replica: «va bene, non ti guarderò» si arrese con uno sbuffò.
Mi voltai lentamente e guardai oltre le tende rosa cipria, osservando quel sorriso giocoso sul suo volto mentre teneva una mano davanti agli occhi per accontentarmi.
«Vado bene così, Crudelia?» mi domandò, con la mano adornata dai suoi soliti anelli e dal braccialetto con le perline nere che copriva i suoi occhi.
«Sì...» risposi, cercando di mantenere la calma e nascondere l'agitazione che si stava costruendo dentro di me. Ma la mia bocca tradì la mia tranquillità con l'aggiunta involontaria «sei perfetto.»
Maledizione! Non volevo dire quelle ultime due parole. Volevo semplicemente confermare che andava bene così. Perché la mia bocca non riusciva a darsi un contegno davanti a lui? La mia mente era in un tumulto di emozioni, e il mio corpo sembrava reagire in modo indipendente, facendomi dire cose che avrei voluto mantenere solo nella mia testa.
Decisi di aprire la porta-finestra e, con un gesto impulsivo, afferrai la sua mano tra le mie, guidandolo con delicatezza all'interno.
«Attento» mormorai. Volevo assicurarmi che non inciambiasse sul piccolo rialzo tra la mia camera e il balcone. Ma il contatto con la sua pelle mi provocò un brivido di eccitazione, mandando scariche elettriche attraverso tutto il mio corpo e facendomi venire la pelle d'oca. Provai di ignorare quelle sensazioni, respingendole, anche se era un'impresa impossibile.
«Non sbirciare!» gli dissi con un tono di voce autoritario mentre lo lasciai sedere sul letto.
«Non sbircio», rispose lui, cercando di apparire innocente. Mi voltai rapidamente verso l'armadio per prendere un paio di leggings, ma la sua voce risuonò di nuovo nell'aria.
«Sbaglio o quella che indossi è la mia felpa?» cazzo. Sentii la mia faccia tingersi di rosso per l'imbarazzo di essere stata scoperta.
«Avevi detto che non avresti guardato!» mormorai cercando non far vedere il mio imbarazzo.
«Ho detto che non avrei sbirciato» ribatté lui, con un sorriso giocoso che sapeva benissimo essere una sfida.
Stronzo.
«Sembra che sia ancora intera.» continuò con quel sorrisetto da stronzo stampato in faccia, mentre si alzò in piedi e mi venne incontro. Io, imbarazzata, sentii il calore diffondersi sulle guance, anche se il mio disagio non era dovuto solo al fatto che indossavo solamente una sua felpa e delle mutande. Era il suo sguardo intenso che mi faceva pensare a mille cose, come se stesse notando ogni piccolo difetto.
Evitai il suo sguardo, cercando di nascondere la mia insicurezza
«È la prima cosa che ho trovato da mettere quando mi hai chiamata...l'ho tenuta solo perché volevo restituirtela» mentii, e per la prima volta dubitavo della mia recitazione. Solitamente ero la regina delle bugie, capace di sostenere qualsiasi storia, ma quando si trattava di lui, le mie qualità di attrice svanivano. Ed  ero consapevole che lui poteva vedere attraverso la mia recitazione. E lo odiavo per questo.
«Te la regalo, sta meglio addosso a te che a me» disse lui, con una calma apparente, ma con un'intensità negli occhi che era impossibile ignorare.
I battiti del mio cuore accelerarono.
Fece qualche passo più avanti, senza distogliere lo sguardo dal mio, ed io mi sentii a disagio perché sembrava stesse scrutando ogni piccolo dettaglio del mio viso. Iniziai a fantasticare su cosa stesse pensando, temendo che forse non mi trovava attraente senza il mio trucco abituale e con le mie imperfezioni così esposte.
«Allora...» iniziai a dire. «andiamo a studiare?»lo superai, cercando di mettere una distanza tra noi e andai verso la scrivania, prendendo i libri sopra. Mi voltai verso di lui, cercando di ricompormi. Mi parve che lui fece lo stesso, ma non ne ero poi così sicura.
«Certo, studiamo in camera tua?» chiese con un tono tranquillo.
«No» dissi di getto. «studiamo in salotto» aggiunsi con un sorriso nervoso.
Ero consapevole che la tentazione sarebbe stata troppo grande se fossimo rimasti in camera mia, con il letto a disposizione. Dovevo tenermi lontana dal letto se volevo riuscire a concentrarmi sullo studio e volevo salvaguardare il mio cuore.
«Potresti aspettarmi di sotto? Mi metto dei pantaloni e arrivo» gli dissi, cercando di nascondere il mio imbarazzo, mentre mi avvicinavo a lui e gli porgevo i miei libri.
«Oh, ok. Ti aspetto giù» rispose lui con un sorriso, accettando la mia richiesta.
Lo ringraziai e gli dissi dove si trovasse il salotto, conducendolo gentilmente verso la porta della mia stanza. Emisi un leggero sospiro di sollievo, appena chiusi la porta dietro di lui. Mi sentivo ora a una distanza sicura.
La mia mente sarebbe stata concentrata nel resistere a lui invece di studiare.

Different Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora