capitolo 34

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Una fredda nebbia tremante aveva velato il tardo pomeriggio, la forte pioggia pungente picchiettò sul tetto della mia auto e aveva trasformato le strade affollate di Manhattan in un disgustoso acquitrino che puzzava di zolfo

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Una fredda nebbia tremante aveva velato il tardo pomeriggio, la forte pioggia pungente picchiettò sul tetto della mia auto e aveva trasformato le strade affollate di Manhattan in un disgustoso acquitrino che puzzava di zolfo.

Tamburellai impaziente le dita sul volante in attesa che le auto si decidessero a muoversi. Erano le sette di sera ed io ero bloccata in mezzo al traffico, assalita dai rumori dei clacson che mi rendevano nervosa e stressata. Qualcuno doveva aver avuto un'incidente più avanti per questo nessuna auto si muoveva. Sbuffai rumorosamente, odiavo restare seduta e imbottigliata dal traffico.

Il rumore della pioggia che frustrava contro il tetto della macchina in modo violento e provocatorio mi innervosii, era come se volesse far capire chi era che comandava. Un po' come stavano facendo i miei sentimenti ultimamente. Talmente forti, prepotenti e invadenti da occupare l'aria che mi circondava come le nuvole nere che oscuravano il cielo.

Ripensai a ciò che era successo una settimana fa, al modo in cui Blake si era preso gioco di me, lasciandomi plasmata contro la parete con un mix di emozioni contrasti tra loro muoversi dentro di me come un uragano, mentre guardavo la sua figura scomparire in mezzo alle persone che ballavano.

Alcune avevano assistito alla scena e avevano iniziato a spettegolare tra loro, altre ancora sfoggiavano i loro sorrisi derisori come se avessero già capito che l'obiettivo di Blake era quello di deridermi, è probabilmente la mia faccia aveva dato a loro le conferme che cercavano.

Perché ero rimasta in silenzio?

Perché non avevo detto nulla?

Ero stata una stupida, ecco cos'ero. Una perfetta stupida che si era fatta umiliare da un perfetto stronzo.

«Parcheggiati al Blue Party» la voce di Roxanna mi ridestò dai miei pensieri. «mhm?» mormorai voltando pigramente il capo dal lato del sedile alla mia sinistra. «scendiamo e prendiamoci qualcosa da bere, il traffico non si muove per adesso» mi spiegò indicandomi con il dito un posto libero dove poter parcheggiare la mia Audi.

Parcheggiai davanti al locale e, prima di scendere, Roxanna sollevò il cappuccio della felpa mentre a me toccava infradiciarmi. Non credevo sarebbe piovuto oggi, il tempo era dei migliori questa mattina; c'era un sole tiepido, il cielo era sereno e la temperatura era piacevole, ma a quanto pare dovevo prevederlo che Dio mi voleva male e avrei dovuto portarmi ugualmente l'ombrello.

Scesi dall'auto seguita da Roxanna e, con solo la borsa di Prada a ripararmi dalle gocce fredde che mi si rovesciarono addosso, corsi goffamente sui tacchi fino ad entrare nel locale e a ripararmi dalla pioggia. Chiusi la porta alle mie spalle chiudendo fuori la folata di vento che fece entrare la pioggia e alcune foglie cadute nel locale.

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