Capitolo 71

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Brianna

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Brianna

Sento la nocche delle sue dita ruvide sfiorarmi delicatamente una guancia. Il suo tocco è così sottile e leggero, come se avesse paura di toccarmi.

Sono in uno stato di dormiveglia: sento il suo tocco, il suo respiro caldo che si infrange sul mio viso e la presenza del suo corpo. Ma le mie palpebre sono troppo pensati, non riesco ad aprire gli occhi e accertarmi che sia così e non solo un sogno.

Mi chiedo perché non si sdraia accanto a me e non mi stringa tra le sue braccia. Mi manca il suo calore, è  passato così tanto tempo dall'ultima volta che mi ha stretta a lui...

Non mi domando come ha fatto a trovarsi qui, nella mia stanza, a vezzeggiarmi con le sue carezze delicate sul viso.

Il suo profumo, forte e pungente, si fa spazio nelle mie narici; è così diverso dal suo solito e buon profumo...mi chiedo perché l'abbia cambiato.

Sento le sue dita scorrermi lentamente giù, verso sul collo e sul petto.

A poco a poco, con una lentezza infinita, sollevo le palpebre, sentendo il sonno venire sempre meno. Voglio accertarmi che sia lui e non solo il frutto del mio sogno.

Nel momento in cui sollevo le palpebre riprendo totalmente coscienza di tutto: di me stessa, del luogo in cui sono...e della persona che mi stava toccando fino a qualche secondo prima che aprissi gli occhi.

Mi irrigidisco all'instante e vengo attraversata da un brivido di terrore che mi percorre lungo la colonna vertebrale e si espande su tutto il corpo.

I campanelli d"allarme si attivano e mi metto a sedere, guardandomi da subito intorno e ricordandomi di essermi appisolata nella stanza di Will.

Il buio fluisce nella stanza, riesco ad intravedere qualcosa solamente grazie alla luce fiocca che proviene dal lungo corridoio e dalla luce lunare che filtra dai buchi dalla persiana.

Riporto lo sguardo sulla grossa figura in piedi al margine del letto.

È Luke.

Tengo gli occhi fissi su di lui, che se ne stava immobile a fissarmi; la postura è tesa, come stesse trattenendo il fiato, riesco ad intravedere i tratti del suo viso però, rilassati, illuminati dalla luce lunare, e la sua espressione è incredula, per essere stato appena beccato in flagranza.

«Scusami...non volevo» farfuglia desolato. I suoi occhi scendono lungo tutto il mio corpo.

Abbasso lo sguardo sulle mie gambe nude, notando il vestito che si è leggermente alzato fin sopra le cosce nel mentre mi sono sdraiata. Si intravedono persino le mutandine che indosso. Mi affretto ad abbassarlo e gli getto un'occhiata truce.

Non accenna di parlare e darmi una possibile spiegazione del perché mi stesse toccando mentre ero incosciente.

Gli unici rumori che tagliano il silenzio inquietante, è il suono della pioggia che colpisce gli spessi riquadri di vetro piombato e la leggera musica che proviene dal piano di sotto.

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