32.

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Regina riposava accoccolata ad Emma ogni notte, sentendosi piacevolmente al sicuro, dopo tanti anni di solitudine.
Emma non era spaventata. Emma l'amava così com'era e questa era l'unica cosa che contasse.
Eppure la strega provava una strana sensazione dopo il loro litigio.
Era solo una sensazione, certo, eppure non le dava pace.
Emma sembrava distante, anche quando le streghe meditavano nella foresta per cambiare forma.
"Si procede bene" aveva commentato solo per poi andarsene senza nemmeno salutare l'amata.
Regina non faceva altro che pensarci e questo non la faceva dubitare continuamente.
Emma d'altro canto non dormiva affatto, era terrorizzata dalle conseguenze delle sue azioni.
Doveva dirlo a Regina immediatamente, eppure non trovava il coraggio.
Mentre Regina era impegnata con la preparazione della battaglia, Emma se ne stava a guardare le onde infrangersi sugli scogli, il profumo della salsedine e la sabbia tra le dita.
Il mare aveva il potere di calmarla: stava sempre ad aspettare il marito sulla riva e, per quanto di lui non le importasse molto, a volte faceva vagare i pensieri, curiosa di cosa stesse facendo dall'altra parte di quelle enorme distesa d'acqua.
Vicino al mare aveva scoperto che sarebbe stata una matrigna.
Milah aveva perso molto sangue a seguito di un'orrenda litigata e poche ore dopo aver dato alla luce suo figlio si era lasciata andare.
Aveva lasciato ad Emma il suo piccolo in affido e le sue ultime volontà.
Non erano mai state amiche, certo, ma Milah si era fidata abbastanza di Emma da rivelarle questo.
Killian aveva deciso di seppellirla in mare, sia per non lasciare alcuna traccia del suo passaggio, sia perché era il loro posto speciale.
Un posto speciale che era diventato per Emma un luogo di riflessione, il suo speciale purgatorio, che le ricordava i continui abbandoni di Killian e le sue promesse vuote.
Un'onda un po' più alta delle altre la strappò ai suoi pensieri, mostrando il volto di una splendida donna, o meglio di una creatura acquatica.
Ryn, la custode della pozza della luna, la più spietata delle sirene.
"Emma" disse con la sua voce soave, da scuotere anche il più duro dei cuori dei marinai.
"Come mai qui?" chiese, quasi sibilando come un serpente.
"Riflettevo" rispose Emma.
"Su cosa?" chiese curiosa avvicinandosi a lei guardandola intensamente.
Emma si irrigidì.
"Come mai non sei con le altre?"
"Non mi serve la meditazione, in noi sirene è innato" replicò Ryn.
"Potrei trasformarmi anche ora, se volessi, ma poi rischierei di mangiarti e alla regina non farà piacere" disse battendo le ciglia per poi sedersi composta.
Emma la guardò annuendo tesa per poi fare la sua domanda.
"In cosa consiste questa famosa trasformazione? Perché ne ho sentito così tanto parlare, ma non ho mai avuto occasione di vederne una da vicino o meglio... non lo ricordo" disse Emma curiosa.
"Per tua fortuna" affermò Ryn.
Emma la guardò attenta.
"La trasformazione non è altro che un ritorno alla nostra forma originaria. Quello che siamo davvero" spiegò la sirena.
"In che senso quello che siete davvero?" chiese Emma.
"Questa è la nostra forma antropomorfa, ma i nostri antenati avevano una forma ben diversa" rispose Ryn.
Un brivido attraversò la schiena di Emma: non riusciva ad immaginare la sua amata con un viso diverso da quello che vedeva ogni giorno.
Era curiosa e al contempo spaventata di vederla in quella veste, di scoprire ogni lato di lei.
"Intendi che il vostro viso non è questo?" chiese Emma.
"Certo che no!" rise Ryn.
"Questa è la nostra faccia, ovvio" precisò alzando gli occhi al cielo.
"Ma non è la sola" completò al suo posto Emma.
Ryn annuì.
"Credo di aver capito"
Emma sobbalzò spaventata, appena una faccia abbastanza conosciuta la guardava a testa in giù.
"Bu" commentò con un sorriso di scherno per poi calarsi giù.
La splendida donna alata con corna da demone la fissava attenta.
L'aveva sempre fatta rabbrividire al suo passaggio, ma quello sguardo non prometteva decisamente nulla di buono.
"Non mi fido di te" disse sicura.
"Come?" commentò Emma.
"Sei un'umana. Non mi fido degli umani, mai" affermò la strega.
Emma scosse la testa con un sorriso.
"Credo che la razza non definisca una persona" disse la principessa.
"Nel tuo sangue hai l'odio di generazioni. Io penso di sì" affermò Maleficent.
"Non siamo tutti malvagi" replicò Emma.
"Dillo all'umano che ha ucciso mia figlia davanti ai miei occhi" disse Maleficent.
Emma si irrigidì. "Come è successo?"
"Era uscita dalla barriera per seguire una farfalla, io ero distratta e... hanno ucciso una bambina senza pietà e non ho potuto fare nulla per impedirlo, neanche recuperare il suo corpo, per evitare di far scoprire la nostra terra" raccontò la strega.
Emma la guardò dispiaciuta.
"Le hanno tolto le corna e le hanno portate via come trofeo." disse poi con un sorriso amaro.
"Non ne avevo idea" rispose Emma stringendole la mano.
"Gli umani sono crudeli e orribili. Noi non abbiamo mai ucciso bambini, per nessuna ragione al mondo, è una nostra regola" affermò Maleficent.
Emma abbassò lo sguardo stringendo i pugni.
"Non posso cambiare ciò che fanno e hanno fatto i miei simili, ma posso assicurarti che appena prenderò il comando non permetterò che gesti simili siano mai ripetuti" giurò la principessa.
Maleficent sospirò. "Sono stanca di promesse vuote. Tu non me la racconti giusta, principessa" disse sicura.
"Ti farò cambiare idea" affermò Emma.
Maleficent annuì. "Sta attenta con Regina. Ha già sofferto abbastanza" precisò per poi volare via.
Le ali sollevarono un forte vento, facendo scompigliare i capelli di Emma.
Doveva impegnarsi di più per guadagnarsi la fiducia delle streghe, questo era certo, se voleva davvero vincere.

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