44.

185 19 5
                                    

Emma guardò di sfuggita il marito, mentre cercava di distrarsi sul carro.
Non era legata, non era in una gabbia, ma era comunque come se fosse stata imprigionata.
Doveva stare al loro gioco, se voleva che il piano andasse come concordato.
Killian la sorvegliava attento, mentre Emma cercava di non guardarlo.
L'uomo cercò di iniziare una conversazione, cercando di rimediare a ciò che era successo mesi prima.
"So che mi odi per ciò che ti ho fatto. Ero furioso e quando ti ho visto con quella donna io... ho perso il controllo" iniziò.
"Killian ti prego" commentò Emma con disprezzo, facendo un sorriso amaro.
"Non voglio il tuo perdono" affermò Killian.
"Non lo merito, decisamente non subito. Voglio solo avere la nostra normalità dopo che tutto questo sarà finito. Una famiglia, il nostro regno, qualcosa di tranquillo" spiegò accennando un sorriso.
"Quando sarai guarita tutto andrà per il verso giusto ne sono convinto" disse sfiorandole la mano.
Emma la tirò indietro come se l'avesse scottata.
Killian abbassò lo sguardo sospirando.
"Voglio solo che tu sappia che io ti amo" concluse.
"E quando sarai di nuovo tu... magari con il tempo, spero tu possa imparare ad amare me ed apprezzarmi. Un nuovo inizio insieme" propose.
Killian si inumidì le labbra accennando un sorriso.
"Ricordi il tuo primo compleanno insieme a me da sposati?" disse.
"Abbiamo preso la Jolly Roger e abbiamo navigato fino a tarda sera. Ricordo bene che indossavi un vestito azzurro ed eri entusiasta di andare al timone"
Emma rammentava quel momento. Non era felicità quella che Killian aveva visto nei suoi occhi.
La bionda non era lucida, aveva bevuto molto prima di salire sulla nave e i ricordi successivi erano molto confusi. Quello che rammentava bene era l'istinto di proteggersi dal non affondare nel ricordo del regalo che Regina le aveva fatto il loro ultimo anno insieme.
La sua sottoveste rossa, il profumo della sua pelle, il respiro affannato nel suo orecchio. E ovviamente il sapore delle sue labbra piene segnate dalla cicatrice.
Emma non era riuscita ad andare avanti, mai.
Il suo cuore aveva subito una ferita troppo profonda, tanto da volersi chiudere a qualsiasi tentativo disperato di Killian di farsi apprezzare.
Emma era convinta che quello che provasse il marito non fosse amore, ma un'illusione che si era creato per sopravvivere, per rendere orgoglioso il fratello maggiore, auto convincendosi che Emma fosse ciò che di meglio potesse esserci per lui.
Le parole del marito suonavano vuote e lontane alle orecchie della principessa, mentre cercava di stimolare in lei altri ricordi condivisi insieme per risvegliare chissà quale sentimento.
Emma invece pensava allo splendido viso di Regina mentre sorrideva alla figlia appena nata, che l'aspettava dall'altra parte, oltre le cascate.
Non riusciva a togliersi dalla mente gli occhioni di Eleanor e le sue guance piene, le piccole manine che cercavano di afferrare i suoi capelli mentre la teneva in braccio.
E poi c'era la sua anima gemella, il suo mondo, la sua vera famiglia.
Voleva solo averla lì con lei, per stringerla, baciarla e perdersi nei suoi occhi color nocciola.
Certo, tutto sarebbe stato più semplice se solo sua madre non gliel'avesse portata via per dieci lunghissimi anni e le avesse permesso di sposarla.
Pensò a quanto Regina fosse cambiata e che il suo sentimento non si fosse interrotto, nonostante la donna davanti a lei fosse diversa rispetto alla ragazza esuberante e sfacciata con la quale aveva condiviso l'infanzia e l'adolescenza.
Regina era tutte quelle cose e lei l'amava incondizionatamente.
Nessun incantesimo avrebbe mai potuto eguagliare un sentimento così unico e profondo.
Se solo sua madre si fosse sforzata di capire, invece di nascondersi dietro quella che era chiaramente una teoria folle.
Forse mai sarebbe riuscita ad accettare che la sua primogenita si fosse innamorata di una strega, una donna della stirpe che odiava di più.
Killian comprese che Emma non lo stava ascoltando e smise di parlare, limitandosi solo a guardarla.
"Te lo giuro Emma. Io ti salverò" promise.

Regina tentò di far apparire delle sfere di fuoco nelle sue mani senza successo.
Pensava al calore della fiamma, al suo colore acceso, al crepitare del fuoco, eppure nulla sembrava funzionare.
Per l'ennesima volta si stava concentrando sul sentimento sbagliato: la rabbia che provava nei confronti di Snow White, del popolo umano che le avevano portato via la felicità e che adesso minacciavano la sua famiglia, la sua casa, il suo popolo e la sua seconda occasione.
Stufa dei suoi continui fallimenti, Regina finalmente ascoltò il consiglio di sua madre.
Pensò alla passione condivisa con la Salvatrice che le aveva bruciato l'anima, al calore che provava quando Emma era accanto a lei e la faceva sentire al sicuro, quel semplice abbraccio dolce che faceva da cornice alle loro serate di pura adorazione reciproca.
Poi lasciò che la sua mente visualizzasse l'immagine di loro due accanto al fuoco nel periodo invernale avvolte in una coperta al caldo, mentre la piccola dormiva nella culla poco distante.
Distingueva il suono della legna scoppiettante, il profumo di Emma sulla sua pelle e la stretta delle loro mani.
Una volta visualizzata Regina sorrise debolmente ed inquadrò bene il suo istinto: protezione.
Difesa di tutto ciò che amava, non per odio o vendetta, ma per non perdere tutto ciò a cui teneva.
Immediatamente una sfera di fuoco comparve sul palmo della sua mano, facendola sentire forte.
Quella magia che scorreva nelle sue vene adesso era molto diversa da quella che ricordava: sentiva avvolgerle il cuore ormai più leggero e la legava alla donna che amava ancora di più.
Provava emozioni uniche, sensazioni mai provate prima, come se fosse connessa all'essenza stessa del fuoco.
Non poteva vedere i suoi occhi, ma erano dello stesso colore della fiamma.
Tuttavia quella forza durò solo pochi minuti.
Regina si accasciò leggermente, ancora indebolita dal parto, ma orgogliosa dei progressi fatti.
Si strinse nella sua vestaglia per poi avvicinarsi al nido, dove la piccola dormiva trasformata.
Era rilassata, serena, le ali appoggiate disordinatamente, mentre la madre le accarezzò la testa.
Gli altri cuccioli erano così diversi da lei; ricordava bene come la considerassero gli altri suoi pari quando era piccola e spesso si sentiva sola.
Emma era la sua unica amica che non la giudicasse: Regina era preoccupata che scoperta la sua vera natura l'avrebbe respinta come gli altri, così aveva tentato di nascondergliela fino a che non era stato necessario difenderla.
Eleanor aveva iniziato da subito a mostrare la sua duplice natura e Regina sapeva bene a cosa avrebbe portato, eppure era sicura di quello che avrebbe fatto: accettazione completa e mostrarle la sua natura senza averne paura.
Regina si trasformò poco dopo prendendo il cucciolo tra le labbra delicatamente per vicino a sé e proteggerla nel sonno.
Si stese, chiudendola sotto le ali e girando la testa attorno ad esse.
La piccola si strinse maggiormente a lei e Regina si sentì davvero tranquilla mentre dormiva con la piccola abbracciata a sé.

Between usDove le storie prendono vita. Scoprilo ora