54.

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Eleanor era stata portata nel teatro poco dopo la sua discussione con la madre bruna.
Aveva il cuore spezzato, gli occhi arrossati dal pianto e terribili brividi le scuotevano il corpo.
Tralasciando le terribili emozioni provate che l'avevano ferite terribilmente, era da un po' di tempo che si sentiva strana, diversa, una grandissima energia la caricava, sentiva l'impulso di correre, di giocare senza fermarsi mai e più si avvicinava la sera, più quella sensazione aumentava.
Tuttavia era scossa anche dalla rabbia nei confronti di sua madre che l'aveva trattata così male.
Essere circondata da altri bambini non la metteva di buon umore: quasi tutti erano a conoscenza della sua natura, o meglio di parte di essa, e, nonostante fosse in cima alla "piramide dei reali", quasi nessuno aveva il coraggio di avvicinarsi a lei.
Si sentiva esclusa e questo la faceva stare male.
Così ben presto si era allontanata, sotto l'occhio attento delle guardie, e si era diretta nella serra poco distante per stare un po' da sola.
Eleanor sorrise, mentre iniziò a curare i fiori del giardino, cercando di rilassarsi.
Era un passatempo noioso per una bambina di poco più di cinque anni, ma dopo l'incidente parecchie cose erano cambiate.
Una piantina in particolare sembrava di stare soffocando ed Eleanor iniziò a sentire quasi una richiesta d'aiuto.
Tutto sembrava andare per il meglio, quando la luce lunare penetrò dai vetri.
Priva di ogni barriera, Eleanor percepì immediatamente il contatto con la natura.
Riusciva a sentire le piante crescere rigogliose nei vasi, l'acqua e il nutrimento scorrere attraverso le radici, come se fosse una di loro.
Accarezzò dolcemente il piccolo scoiattolo che ogni tanto le faceva visita prendendo in braccio, mentre curava la piantina in difficoltà con la magia.
"Devi sempre fare le tue stregonerie qui?!" esclamò Charlotte, interrompendola senza alcun rispetto.
Eleanor sobbalzò sorpresa, per poi voltarsi verso di lei.
Era sua cugina, futura erede del regno di Galizia:una delle sorelle di James ne era a capo, anche se aveva sempre invidiato il regno del fratello e la sua famiglia.
Aveva i capelli dorati e gli occhi azzurri, un'apparente faccino angelico che nascondeva il suo carattere irriverente e superbo.
"Quella pianta aveva bisogno di aiuto" si giustificò Eleanor.
Charlotte cercò di pestare le formiche che iniziavano a salirle sul vestito.
"Questo posto è sudicio" commentò disgustata.
"No sta ferma! Non ti hanno fatto niente!" protestò Eleanor nel vedere quegli esseri indifesi schiacciati dalle lussuose scarpe della cugina, insieme a diversi altri tipi di piccoli insetti.
Ben presto anche gli altri cugini entrarono nella serra.
Eleanor non faceva entrare nessuno lì, nemmeno le sue mamme, perché era il suo posto.
Per lei era inaccettabile che avessero violato il suo luogo sicuro.
Gli ricordava almeno un po' il posto in cui era stata da piccola, per quanto potesse, mentre ora era costretta a passare tutto il tempo chiusa nel suo castello-prigione.
"Hey strega!" commentò Trevor, un ragazzino poco più grande di lei, fratello di Charlotte.
"State fermi" ordinò, mentre iniziavano a correre.
"NO! NO NO NO LASCIALO STARE" affermò nel vedere i due giocare a lanciare un piccolo vaso con il solo gusto di farla arrabbiare.
"Smettila!" ripeté, quando vide il vaso infrangersi sul pavimento in mille pezzi.
Eleanor guardò la pianta, sofferente per la perdita della sua casa, con le lacrime agli occhi, mentre gli altri due tenevano tra le mani il piccolo scoiattolo, che supplicava di essere liberato.
Alle grida del suo piccolo amico, Eleanor non ci lesse più.
"ADESSO BASTA!" affermò emettendo uno stridio e istintivamente allungando la mano verso di loro facendoli sbattere contro l'albero con violenza, mentre lo scoiattolo si allontanava velocemente.
"Mio Dio Chad" commentò Charlotte terrorizzata avvicinandosi ad uno degli altri due bambini.
Eleanor si guardò le mani spalancando gli occhi.
"Scusami io..." provò a giustificarsi, tornando in sé.
Non aveva mai fatto nulla del genere prima, almeno che ricordasse.
Era stato proprio a causa del suo animo gentile, spontaneo, spesso scambiato per ingenuo che i suoi cugini non le portavano alcun rispetto e cercavano di approfittarsi di lei: dopo l'incidente la giovane strega passava diverso tempo con loro e non aveva più alcuna via di fuga da quella piccola società aristocratica che le stava stretta.
La sua magia era sfuggita completamente dalle sue mani senza che potesse metterle un freno in quella notte di luna piena, che metteva in luce la sua vera natura.
"Che diavolo gli hai fatto?!" esclamò Charlotte, vedendo la fronte di Chad perdere sangue a causa del colpo.
Eleanor era del tutto fuori controllo, mentre sentiva una forza sconosciuta farsi largo dentro di lei.
I pensieri si accavallavano, le parole si confondevano nella sua testa affollata, soprattutto quelle della madre bruna.
Controllati, quanto sei strana, mettetele un guinzaglio. Mostro.
Così semplicemente smise di contenere tutto, lasciando che le lacrime sfuggissero al suo controllo.
"Che c'è? Piangi piccolo mostro?" commentò con disprezzo Charlotte vedendola a pezzi e, approfittando della sua disperazione, mise per un attimo da parte la paura.
Si piegò per guardare meglio la debolezza della bambina.
Non contava quanto fossero piccoli, a volte anche i bambini possono essere crudeli e mettere da parte la loro freschezza, se educati e plasmati a dovere.
Eleanor la guardò negli occhi, facendo della sua debolezza la sua forza, delle sue emozioni la sua arma, ringhiandole contro.
Il rosso dei suoi occhi era solo la punta dell'iceberg, mentre una nuvola di fumo viola l'avvolgeva, lasciando sul volto dell'altra bambina un'espressione di puro terrore.

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