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Eleanor si svegliò nel piccolo nido, non appena sentì un famigliare calore allontanarsi.
Si voltò indietro per poi sentire sua madre Emma stringerla più forte, quasi come se , nonostante il sonno, avesse compreso che a sua figlia mancasse Regina.
"Quando torna la mamma?" chiese Eleanor assonnata tristemente.
La piccola era spaesata nel ritrovarsi in un luogo sconosciuto, ma del quale sembrava ricordare, del quale le aveva tanto parlato la madre durante il viaggio.
Sperava di riavvicinarsi a lei, ma in quei giorni erano state ancora più lontane del solito.
"Presto tesoro" replicò Emma, accarezzandole i capelli.
Ad Eleanor non importava nulla del controllo, non ricordava nemmeno cosa preoccupasse tanto la madre, ma soffriva nel sentirla lontana anche dopo aver scoperto la verità.
Sua madre era come lei, eppure la teneva distante, come se avesse paura di lei o come se avesse sempre preferito avere un cucciolo umano.
Nonostante la giovane età, Eleanor si era sempre sentita sbagliata, incapace di accontentare i desideri della madre.
Se solo avessero comunicato di più dopo l'incidente, avrebbe saputo quanto Regina tenesse alla piccola e quanto si sentiva connessa con lei, la condivisione della loro natura che rendeva il loro rapporto unico.
Emma invece era diversa: l'aveva sempre fatta sentire amata, anche dopo l'incidente le era sempre stata vicina.
"Mamma..." mormorò Eleanor girandosi verso di lei.
"Si tesoro?" chiese Emma.
Eleanor la strinse più forte che poté, senza dire nulla, ed Emma ricambiò l'abbraccio riempiendola di baci, promessa silenziosa che non sarebbe mai andata via.

Da quando aveva iniziato a volare, Regina aveva capito che le correnti post-tempesta non erano decisamente favorevoli ad un volo così lungo.
Tuttavia non aveva intenzione di cedere e continuava a seguire il richiamo, cercando di ricordare il percorso.
Ben presto la sua vista iniziò ad offuscarsi, a causa della forte pressione, che persino un demone come lei non riusciva a sopportare.
All'improvviso iniziò a sentire un forte dolore all'ala, nell'esatto punto in cui si era ferita prima.
La ferita si stava infettando.
Regina non riusciva più a pensare lucidamente, si trascinava a vuoto, il suo unico pensiero era trovare la fonte di quel richiamo.
"Mamma"
Regina si voltò cercando la figlia preoccupata.
Eppure sua figlia non c'era. La strega era consapevole che fosse impossibile, eppure sentiva sua figlia chiamarla e successivamente iniziare a guaire, da demone.
Regina cercò quel richiamo, quel lamento, quasi un pianto senza rendersi conto di dove stesse andando.
"Mamma"
Ora la vedeva chiaramente: Eleanor era davanti a lei, mostrando le sue mani insanguinate.
Non erano nel cielo, ma nel cuore della foresta.
Era come se stesse guardando la scena dall'esterno.
"Che cosa hai fatto?" commentò Regina, terrorizzata.
Regina guardò poi la moglie con la sua spada, pronta a colpire Eleanor alle spalle.
"FERMA!" esclamò lanciandosi verso di lei, per poi notare che quella non fosse sua moglie, ma lei stessa che stava colpendo fatalmente la figlia.
Le visioni aumentarono rapidamente, Regina non riusciva più a distinguere la realtà dalle allucinazioni, non riusciva più nemmeno a capire se fosse tornata umana o se fosse ancora un demone, se addirittura fosse atterrata.
Era in preda ai deliri della febbre e i ricordi si fecero spazio nella confusione della sua mente.

Circa quattro anni fa

Regina stringeva forte a sé la piccola di appena un anno, mentre Emma le guardava innamorata.
Era uno dei tanti dolci momenti che le due donne condividevano nel primo pomeriggio, nel gazebo in giardino, quando potevano trascorrere del tempo in famiglia, lontane dal chiasso e dai mille vuoti impegni della corte.
Per ora era riuscita a rifiutare qualunque missione che implicasse allontanarsi dalla figlia e dalla moglie, ma ben presto era consapevole che sarebbe stata costretta ad accettarne almeno qualcuna.
Cercava di esserci il più possibile per loro, per le donne della sua vita.
Stando insieme a loro era come se il tempo si fermasse solo per un momento: quanto avrebbe voluto congelarlo, per poterlo rivivere ogni qualvolta volesse.
Regina ci era riuscita una volta a catturarne uno e a conservarlo dentro al loro dipinto di famiglia, cosicché ogni qualvolta venisse toccato, da lei, da Emma o anche da Eleanor si sarebbe animato, permettendo di rivivere quel momento, compreso di emozioni.
Emma la definiva felicità in bottiglia, o meglio in dipinto: la sua vera fonte di felicità tuttavia erano i soggetti del quadro, che la riempivano ogni giorno di ricordi nuovi, diversi, che le riempivano il cuore di emozioni intense e che la facevano sentire viva.
"La smetti di tenerla tutta per te?" commentò la bionda, mentre la strega giocava con la piccola.
Regina rise riempiendo di baci la bambina falla guance piene.
"È solo mia" affermò sicura.
Il sole rossiccio del tramonto colorava il cielo di sfumature aranciate, mentre una leggera brezza faceva oscillare leggermente le tende color crema.
Tutte e tre erano stese sul sontuoso materasso, intente a scambiarsi tenere coccole.
"Non ci provare è la mia principessa" disse Emma, prendendola in braccio divincolandola dalla sua presa.
Regina fece un'espressione imbronciata per poi rivolgersi alla figlia.
"Con chi vuoi stare, mh? È vero che vuoi stare con me?" commentò, strofinando amorevolmente il naso contro il suo.
La piccola scosse la testa, stringendosi alla madre bionda, scatenando una grossa risata da parte di Emma.
"Ma io lo sapevo, tu sei la mia principessa" commentò sollevandola sorridendo come non mai.
La bambina rise, mentre Regina si fiondò su Emma, coccolando entrambe.
La piccola si rotolava dalle risate, trasformandosi a singhiozzi, mentre per pochi secondi le attenzioni di Emma si spostarono sulla moglie.
Amava perdersi nei suoi occhi color nocciola, accarezzando la pelle ambrata, toccare con le punte delle dita il sorriso che era solo per lei e sua figlia.
Le scostò le ciocche dal viso, godendosi la loro pace per poi baciare con accuratezza ed immensa delicatezza le labbra che per ogni notte venerava, divorava, quasi torturava, della donna che era ormai parte della sua essenza.
Passò le mani tra i riccioli corvini, prendendosi del tempo per ringraziare la moglie del suo amore, per dedicarle una delle tante lodi non scritte.
"Mama" mormorò la piccola, imbronciata per non essere più l'oggetto delle loro attenzioni.
Regina tornò a guardare la figlioletta, sorridendole.
"È quasi ora di cena" commentò la sovrana.
"Ed ora questa principessa deve fare il riposino" affermò Emma sicura.
Eleanor si accoccolò alla madre bionda, trasformandosi rilassata.
Emma le baciò la fronte, per poi lasciarla nel piccolo nido che tenevano per lei.
Regina sorrise guardando la moglie, mentre lentamente la cucciola si abbandonava al sonno.

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