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Regina ed Einar avevano avuto decisamente la stessa idea, anche se non se ne erano accorti.
Erano passate un paio d'ore e nessuno si era sognato di cercare Regina lì.
Era il suo posto segreto. Suo e di Einar, dato che le aveva spiegato come raggiungerlo.
Dopo aver smaltito la rabbia con un bel volo, aveva deciso di riposarsi lì, trovando una famigliare figura riflettere camminando avanti e indietro.
"La biondina ha colpevolizzato anche te?" chiese.
"Sono un mostro" disse sicura Regina.
"Ho portato Emma a fare una cosa orribile e stavamo rischiando tutti per colpa mia. Emma ha ragione"
"Non è vero. L'abbiamo già superata, tempo fa" affermò l'uomo avvicinandosi a lei.
"Non doveva dare la colpa a te mi dispiace. Sono solo io la causa" replicò.
"È spaventata dalla Luna di sangue, non sa come gestirla ed ha iniziato a lanciare accuse infondate. Non è colpa di nessuno, dobbiamo solo smetterla di litigare e trovare insieme una soluzione"
Regina era completamente demoralizzata, accasciandosi sul tronco.
Einar le si avvicinò, sedendosi accanto a lei.
"Lei non ti conosce davvero, per questo reagisce in questo modo comportandosi da paranoica alla ricerca di una persona a cui dare la colpa per questo.
Si è resa conto semplicemente di cosa significa aver sposato una donna della nostra stirpe"
"E non le darei tutti i torti"
Einar le prese le mani. "Non devi mai dubitare di te stessa. Parla tanto di manipolazione e lei ti ha spinto a fare questo"
Regina non sembrava troppo convinta.
"Credimi non siamo dei mostri, tantomeno tu" affermò sospirando.
Regina era terribilmente vulnerabile. Tutto il suo mondo stava letteralmente cadendo a pezzi.
Non era una guida affidabile, perché aveva permesso alla disperazione di non riflettere sulle conseguenze di un accordo con l'oscuro.
Non si sentiva nemmeno un'ottima stratega dopo i dubbi di Emma.
Per non parlare di una buona moglie o madre.
Era andato tutto decisamente a rotoli fin dal giorno zero.
La sua stirpe era una maledizione e sapeva che avrebbe passato la vita a pagarne le conseguenze.
"Regina sei una persona meravigliosa. Non lo dico tanto per adularti, lo penso da quando ti ho incontrata" le disse.
"Ti sei sempre sacrificata per tutti e nessuno sembra darti l'importanza che meriti. Ma è sempre così con noi... anche con gentilezza tutti ci considerano i cattivi della situazione, cause di problemi. L'hai visto tu stessa oggi con tua moglie. Persino una sorta di mega apocalisse dipende da uno della nostra stirpe" cercò di spiegare.
"Questo rischia di farci sentire soli al mondo. Sappi solo che io per te ci sono, sempre" affermò.
Regina aveva lo sguardo spento, la testa leggermente bassa, per poi notare un piccolo altare sulla destra.
Einar si voltò immediatamente, mentre Regina si avvicinò al ciondolo sopra di esso: era aperto e mostrava due piccoli ritratti, uno di una donna dai capelli corvini e l'altro di una bambina così simile alla donna, ma con gli stessi occhi del padre.
"Sono loro vero?" chiese.
"Si è... è un tributo."
Regina accarezzò con le punte delle dita i fiori freschi.
"Le ultime parole che le ho detto non le dimenticherò mai. Noi avevamo litigato e non me lo sono mai perdonato. Mi ero allontanato solo per un attimo e ho trovato il mio angelo disteso a terra..."
Regina lo abbracciò immediatamente, mentre Einar cercava di controllare le sue emozioni.
"Loro sapevano quanto tu le amassi. Quelle parole non contano niente." affermò.
"Vorrei solo averle potuto stringere un'ultima volta"
"Lo so" replicò Regina.
Einar le accarezzò il viso con la mano destra.
"Tu sei un'anima così buona" commentò.
Regina lo guardò decisa negli occhi.
Erano così rossi, così ipnotici quasi. Sentiva una forte attrazione verso quelle pozze color del sangue, il cuore aumentava il suo ritmo.
"Non è propriamente vero" precisò Regina.
Einar scosse la testa quasi divertito da quelle parole.
"Se solo ti vedessi come ti vedo io" commentò Einar sospirando e scostandole le ciocche dal viso.
"Perché? Tu come mi vedi?" chiese Regina alzando lo sguardo verso di lui, mentre l'uomo colse l'occasione al volo, avvicinandosi a lei, facendo per posare le sue labbra sulle sue.
"No" disse sicura scostandosi con un sorriso imbarazzato.
"Dobbiamo fermarci subito." disse poi allontanandosi maggiormente.
"Regina..."
"Sei vulnerabile. Parlavi di tua moglie ed io sono terribilmente presa da questa storia della luna di sangue. Stiamo commettendo uno sbaglio e non è davvero il momento" affermò.
Einar si riavvicinò immediatamente a lei.
"Non potrei mai definirti uno sbaglio Regina. In questi mesi ho capito così tante cose e sono sempre stato certo di conoscerti. Non so come, ma le nostre anime sono collegate"
Regina negò immediatamente. "Ti sbagli"
"No, sei tu che sei intrappolata in un matrimonio che ti sei illusa di volere"
"Tu vaneggi. Io amo mia moglie e sono stata entusiasta di sposarla dopo anni di sofferenze e allontanamenti" replicò Regina inorridita.
"Il giorno in cui mi hai liberato, tu eri un animale in gabbia, come una scimmia ammaestrata. Hai rinunciato a te stessa per lei, non è amore questo"
Einar avanzava maggiormente, le emozioni di Regina erano fuori controllo.
"So benissimo l'effetto che ti faccio, perché io provo le stesse cose. Quando la smetterai di negarlo o di rinnegare chi sei?"
"Smettila" replicò con un fil di voce.
"Guardami."
E Regina lo fece solo per un attimo. Era stretta tra le sue braccia, il suo naso che le solleticava il collo.
"Lo so che tu mi desideri" affermò nel suo orecchio.
"Devi solo lasciarti andare... noi siamo fatti per stare insieme" disse sicuro.
"Ne sono stato certo dal primo momento in cui ti ho vista."

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