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Regina si addormentò nel nido insieme ad Emma proteggendo Eleanor con le loro ali.
Tutto era tranquillo, quando Emma non riusciva a dormire affamata.
Era una tortura. Il suo stomaco sembrava essere divorato dalla sua stessa fame, mentre si sentiva terribilmente debole.
Ogni minimo odore la faceva sobbalzare.
Era insopportabile e il suo bisogno cresceva ogni secondo che passava, mentre le sue palpebre combattevano contro il sonno per restare aperte.
La luna, i suoi sensi amplificati, i rumori assordanti della notte.
Guardava Regina dormire serena, con Eleanor accoccolata a lei, mentre muoveva leggermente la zampina sinistra.
Emma sorrise leggermente cercando di concentrarsi su di loro con scarsi risultati.
La fame stava ormai avendo la meglio su qualsiasi altra cosa, così si spostò da loro seguendo il suo istinto.
Era tempo di andare a caccia e far tacere quell'inquietante voce nella sua testa.

Un anno prima

Eleanor dormiva agitata, in preda agli incubi.
"Mam..." ansimava e si muoveva continuamente.
Regina dal canto suo non riusciva a dormire e guardava la moglie accanto a lei, con un sorriso sul volto, dormire beata.
Le accarezzava la testa, dandole dolci baci di tanto in tanto.
Si alzò andando a controllare la figlioletta, quando la trovò sudata, in preda agli incubi più terribili.
Regina si stese accanto a lei, posandole la mano sulla fronte.
"Shh..." sussurrò.
"C'è la mamma, va tutto bene" disse dolcemente.
La tenne stretta a sé per tutta la notte cercando di farla sentire al sicuro, protetta, alleviando i suoi incubi.
Emma si svegliò cercando Regina tastando il letto e quando non la trovò iniziò a preoccuparsi.
Si alzò rapidamente controllando la figlia, per poi ritrovare anche la moglie abbracciate, mentre Regina la stringeva con fare protettivo.
A sentire il suo odore, Regina si svegliò quasi subito sorridendole.
"Aveva gli incubi" sussurrò accarezzandole la testa.
"La Mia piccola principessa" commentò Emma avvicinandosi a loro.
"Mi sono spaventata quando non ti ho trovata" confessò.
Regina la baciò dolcemente per poi guardare la figlia.
Sentendo l'abbraccio delle sue mamme, la cucciola si rilassò, accoccolandosi anche alla madre bionda.
"Non ti lascerei mai lo sai questo vero?" disse Regina.
"Riesco a capire che ti senti come un animale in gabbia qui."
"Io ti amo" affermò lei. "Non potrei mai abbandonarti"

OGGI

Regina si svegliò immediatamente, mentre quel ricordo che le era tornato alla mente l'aveva fatta preoccupare.
Aveva provato una strana sensazione così aveva abbandonato il mondo dei sogni, per ritrovare davanti ai suoi occhi una realtà peggiore.
Emma non era nel nido e poteva dire solo una cosa, quello che temeva da parecchio tempo.
"Maledizione" commentò tornando umana e prendendo la piccola in braccio.
"Mamma che succede?" chiese assonnata, sentendo il brusco cambiamento.
Regina si avvicinò velocemente verso la dimora di Einar, che era la più vicina.
"Resta con la bambina" affermò Regina, passandogliela senza alcuna spiegazione.
"Dov'è Emma?" chiese Einar, mentre negli occhi di Regina trovò la risposta.
Era completamente terrorizzata e il tempo scorreva troppo velocemente.
Poteva aver già ucciso delle persone, poteva essere stata posseduta dal suo istinto completamente.
Non aveva barriere naturali, lei non era una di loro, ma un'umana trasformata, il primo ed unico esperimento con dentro il sangue della stirpe più pericolosa.
"Vai, sto io con lei" affermò Einar.
Regina volò immediatamente via, cercando di seguire il suo odore e il suo istinto.

Regina sapeva che il primo posto dove si sarebbe diretta Emma sarebbe stato il villaggio.
I contadini vivevano al confine con il regno delle streghe ed era chiaro che sarebbero state le prime vittime.
Sfortunatamente per loro, svegli anche nel cuore della notte per la festa del raccolto, avrebbero ricevuto un pessimo e non gradito ospite.
La musica riecheggiava, mentre tra canti e balli e un bel falò per scacciare la malasorte, i popolani si dilettavano a rendere grazie.
Tuttavia nonostante i riti, l'ombra della morte non tardò ad arrivare.
"SONO LE STREGHE!" gridò il popolano.
La loro terribile paura era dunque diventata reale.
Quelle creature erano davvero malvagia e si stavano rivoltando contro di loro.
Quasi soddisfatti di quell'attacco così aspettato, subentrò poi il terrore.
Loro non avevano le armi per fronteggiarli, sarebbero stati spacciati.
La loro regina era l'unica tuttavia che avevano visto sorvolare i loro campi, che sembrava volerli attaccare.
Emma si fiondò famelica sulla folla, cercando prede per placare la sua fame.
Dio se era affamata.
Il panico si diffuse come veleno tra i popolani, che iniziarono la loro folle corsa verso possibili rifugi.
Il demone era veloce ed era riuscito ad afferrare la preda più facile: un bambino di poco più di quattro anni, che urlava spaventato in cerca di aiuto.
Nonostante i popolani stessero vivendo il loro incubo, li colpì una svolta inaspettata.
Un demone identico aveva attaccato la creatura con decisione e ferocia, liberando il piccolo e mettendolo in salvo amichevolmente.
"Quella è la regina" commentò la donna riconoscendo l'anello rosso che portava alla caviglia.
Un segnale che il re le aveva messo, abitudine che non aveva smesso di adottare.
Certo essere l'unico esemplare di quella stirpe aiutava molto, ma il re lo considerava uno sorta di sigillo, un modo per dimostrare che la strega era al guinzaglio della corona, cosa che risultò molto utile in quel momento per distinguerla da Emma.
La loro regina non li stava dunque attaccando, ma li stava proteggendo.
La cattiva notizia era che un demone identico a lei era una terribile minaccia.
"E quello chi è allora?" commentò un altro.

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