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"Lasciami" aveva urlato, cercando di riprendere il controllo della situazione.
Era la prima volta che succedeva. Non se lo aspettava e nonostante fosse sempre stata forte, per la prima volta si stava sentendo vuota e piccola.
Aveva supplicato, ma riusciva a sentire solo le urla nelle sue orecchie e il forte odore dell'alcol.
"Sei mia moglie maledetta! Hai capito? SEI MIA MOGLIE!"
Emma sentiva il suo peso schiacciarla, non riusciva a respirare.
Aveva incontrato quello sguardo un sacco di volte: la loro prima notte di nozze, il primo ballo insieme, gli incontri con gli alleati.
Aveva sempre un sorriso buono, quasi ingenuo, gli occhi che brillavano d'amore per lei o almeno così sembrava.
Tutto quello però quella notte era sparito, riusciva a vedere solo rabbia, delusione, una profonda ferita nel suo orgoglio.
Le sue mani erano pesanti, le stesse mani che l'avevano accarezzata provando a consolarla; la sua voce era tremante, ma tagliante ed aggressiva, strozzata in gola, priva dell'ironica risata che accompagnava discorsi leggeri solo per avvicinarsi a lei, per accendere il suo interesse nei racconti di terre lontane.
Killian quella notte sembrava un'altra persona: come posseduto voleva solo farle del male, proprio come le parole sul diario di Emma lo avevano ferito.
Nemmeno lei lo aveva più riaperto dopo aver saputo della dipartita di Regina, l'unica donna che aveva mai amato: quella ragazza dai capelli di dorati di così poche parole aveva bisogno di chiudere quel capitolo della sua vita lasciando indelebili sulla carta parole d'amore e di lutto nei confronti dell'anima più bella che avesse mai incontrato.
Killian credeva che parlasse di un uomo con il quale lo stesse tradendo ed era andato su tutte le furie: nonostante tutti i suoi sforzi, tutto sembrava andare in fumo.
Emma rivolgeva le sue attenzioni altrove, interessata solo ai suoi viaggi, che alla sua persona.
Tutto improvvisamente gli apparì chiaro.
Una sua vecchia tentazione si fece spazio, come a colmare quella vita vuota in cui era costretto, una vita senza amore.
Goccio dopo goccio, bicchiere dopo bicchiere la ferita più che essere disinfettata sembrò farsi sempre più ampia e dolorosa, mentre tutto i pezzi del puzzle correvano al proprio posto, come le guardie sull'attenti.
Voleva punirla, cercare di riappropriarsi con le unghie e con i denti di qualcuno che non sarebbe mai stato suo.
La rabbia lo accecava e la violenza si impadronì di lui.
Voleva marchiarla, ricordarle che appartenesse solo e solo a lui e che non sarebbe scappata da nessuna parte.
Era in gabbia come lui e sarebbero stati prigionieri entrambi di un disegno più grande di loro.
"Tu sei mia Emma, hai capito?"
"Non ti ho tradito, non ti ho fatto niente"
"Lo ami? Dimmi chi è" la interrogò stringendole il viso tra le mani, mentre strappava con forza le vesti leggere con le quali dormiva.
"Non c'è nessuno." rispose sincera Emma lottando con tutte le sue forze e riuscendo a colpirlo.
Quello lo fece imbestialire ancora di più.
Aveva osato colpire suo marito.
"Tu mi menti, sei una sporca bugiarda"
"IO NON TI AMO!" sbottò Emma spingendolo lontano da lei.
L'ultima goccia che Killian riuscì a sopportare.
Si scagliò contro di lei, mentre Emma non era in grado di scappare o di difendersi.
Riusciva a vedere solo Regina, a ricordare solo le sue carezze, i suoi baci che le giuravano amore.
Le mancava l'aria, le mancava la voce per gridare, quando quelle urla, quegli insulti che le venivano inculcati nel cervello si trasformarono in qualcosa di diverso.
Aprì gli occhi ritrovandosi Regina sopra di lei: non era la donna che conosceva, che amava con tutta sé stessa, ma era un demone fuori controllo sul punto di strapparle il cuore dal petto.
"TI PREGO!" gridò, stringendo gli occhi, quando quelle continue urla, quei versi infernali, divennero parole dolci, ma decise.
"Emma svegliati. Emma!"
La bionda a quel richiamo aprì gli occhi notando che il paesaggio era cambiato.
Non era nelle sue stanze a palazzo, era nella foresta incantata.
Era più vecchia di oltre dieci anni, aveva una bambina.
Non era una ragazzina spaesata marchiata da un ruolo che non le si addiceva, era una donna che sapeva bene ciò che voleva.

Non aveva quell'incubo da anni ormai. Era un brutto ricordo che aveva abbandonato la sua mente, archiviato nelle cose da dimenticare come faceva per ogni cosa la facesse soffrire.
Sapeva bene cosa fare, anche il suo corpo: appena si sentiva svuotata, lei isolava quel dolore, provando a dimenticare senza voltarsi indietro.
Tuttavia quell'incubo non si era mai intrecciato a quell'altro ricordo, un momento particolare che aveva relegato al più totale oblio, alla damnatio memoriae.
"Emma Hey" disse dolcemente Regina, ancora assonnata.
La bionda era frastornata, forse aveva urlato, non distingueva più il reale dal sogno.
Aveva la fronte imperlata di sudore, il cuore le batteva forte nel petto.
La strega le accarezzò il braccio delicatamente, come a calmarla, sentendo la sua pelle fremere.
"Stai tremando" commentò preoccupata.
Emma ansimò, scuotendo la testa.
"Solo un brutto sogno tranquilla" affermò Emma, con gli occhi lucidi.
Non glielo aveva mai raccontato. Nemmeno accennato, perché parlarne lo avrebbe reso reale.
E adesso di nuovo quell'episodio, che nessuna delle due aveva mai elaborato e che stava logorando il loro rapporto, così puro ed alimentato dall'amore, che si stava sporcando a causa delle parole non dette.
Regina le baciò leggermente la spalla, ma Emma rifiutò il suo tocco ancora scossa.
"Cosa stavi sognando?" chiese, accarezzandole il viso con la mano della fede, posando l'indice sotto il suo mento per farla voltare verso di lei.
"Nulla, un ricordo del passato" rispose evasiva.
"Per farti tremare così dev'essere qualcosa di più. Urlavi qualcosa nel sonno, sembravi terrorizzata" disse quasi in un sussurro, baciandole la mano.
Emma non rispose limitandosi a scuotere la testa ed inghiottendo a vuoto.
"Emma..."
"Devi sempre essere così assillante mh? Lasciami in pace, ti ho detto che sto bene" sbottò Emma, spostandola in malo modo.
Regina la guardò spalancando leggermente gli occhi.
Non l'aveva mai trattata così: non era tanto preoccupata del suo gesto, ma di cosa ci fosse di così terribile da far scattare in lei una simile reazione.
"Perdonami" sussurrò subito Emma, abbassando lo sguardo.
Regina posò la mano sulla sua in senso di supporto, facendo intrecciare le loro mani.
"Sono giornate molto faticose. Capitano i brutti pensieri, credimi ti capisco molto bene" commentò un piccolo sorriso.
Emma si stese, eppure si sentiva talmente sporca, come se quelle mani fossero ancora sul suo corpo, a graffiarlo, a marchiarlo come fosse veleno.
"Vuoi provare a riposare un po'?" propose dolcemente, scostandole le ciocche dal suo viso.
Emma l'abbracciò all'improvviso stringendola forte, mentre un singhiozzo sfuggì dal suo controllo.
Regina le accarezzò la schiena.
"Tu non c'eri più" sussurrò, accarezzandole i capelli.
"Ero talmente sola"
Regina le prese il viso tra le mani, iniziando a capire a cosa si riferisse.
Eppure Emma non intendeva solo la parte del sogno in cui Regina era morta.
Quella creatura che l'aveva attaccata non era sua moglie: era la parte di lei più oscura e senz'anima.
"Non vado più da nessuna parte. Hey, io sono qui con te" giurò, asciugandole le lacrime.
Emma la strinse a sé, come a voler verificare che fosse davvero qui.
"Ho avuto così paura di perderti"
Regina la baciò dolcemente, accarezzandole il viso.
"Sono qui." ripeté. "Non ti lascio. Sono qui e sarò sempre qui con te"

Between usDove le storie prendono vita. Scoprilo ora