16 - So tutto

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POV JOHANNA

Johanna rimuginò per sette lunghi giorni ciò che il bacio, oltre a quello che era girato attorno a esso, le aveva fatto provare.

Ciò che sentiva era troppo da contenere per una persona semplice come lei.

Dolore, per il naso ridotto a un colabrodo.
Vergogna, per lo scostumato costume semi trasparente rivela capezzoli.
Agitazione, per aver avuto così vicino Jack da imprimere il suo profumo fino all'anima.
Coraggio, per avergli aperto il cuore mentre le falene svolazzavano nello stomaco.
Delusione, nel subire un rifiuto.
Eccitazione, nel contatto poco casto dei loro corpi.
Felicità, in un bacio che esprimeva più cose di un versetto di Dante.
Amarezza, nel constatare che non era la Divina Commedia ma solo il Kamasutra.
Istintività, nel fregarsene della propria dignità e volere quel ragazzo tutto per lei.
Delusione, nel vederlo scegliere un'altra.
Ancora coraggio, per avere messo a nudo la sua debolezza chiedendogli di farla sua e aprendo una seconda volta il suo cuore.
Rabbia, rendendosi conto che lui non voleva che aprisse il suo cuore ma solo le gambe.

Nonostante i sentimenti negativi surclassassero comodamente quelli positivi, non avrebbe cambiato una virgola di quello che era capitato. Era convinta che se il suo istinto le aveva imposto di agire in quel modo evidentemente era così che doveva andare... anche se l'infelicità si faceva sentire distintamente, era cosciente che il dolore non era mai solo dolore ma anche un duro modo di rafforzarsi.

Questo perché l'uomo è geneticamente programmato per stare meglio; lo scorrere del tempo ha la capacità di curare le ferite.
A volte la cute torna immacolata, a volte rimane la cicatrice... ma un dolore grande e insopportabile diviene più sostenibile.

Il dolore passa, il rimpianto no.
Il dolore passa, il rimpianto no.
Il dolore passa, il rimpianto no.

Si ripeteva la stessa frase da ore per cercare di farla sua, ma sembrava decisamente non funzionare.
Stava soffrendo come un cane e questa era la verità, nuda e cruda.

Ogni notte quel bacio lo rivedeva, lo riviveva e provava sempre le stesse dannate emozioni.

~~~

Due settimane dopo le arrivò, come un pugno nello stomaco, quel maledetto messaggio che aveva invano sperato di non ricevere mai:

"Dobbiamo parlare"

È verità universalmente riconosciuta che quando si riceve questo tipo di messaggio non si prospetta proprio niente di buono.

In realtà Johanna sapeva esattamente cosa voleva dirle Jack.
Non è che ci vuole un genio, comunque.

Per lui il bacio famelico dovette rappresentare un cedimento scomodo da seppellire sotto metri e metri di indifferenza totale, considerando come l'aveva ignorata... nemmeno avesse la peste bubbonica.

Quando erano insieme agli amici non la degnava di mezzo sguardo, facendole venire il desiderio di prenderlo a pugni in quel bel faccino idiota.
Ma quando l'istinto da Rocky Balboa si assopiva avrebbe voluto corrergli incontro e riappropriarsi di quelle labbra che le avevano invaso la vita.
Subito dopo l'impulso era quello di prenderlo a schiaffi per come l'aveva umiliata... per poi farci l'amore il minuto successivo.

Da lunatica che era, stava diventando addirittura bipolare.
Andiamo bene.

Si diedero appuntamento in un parchetto giochi per nani malefici ormai in disuso, abbellito da magnifiche ragnatele faticosamente tessute da ragni grandi come gatti persiani.

Si sedette sopra un cavalluccio a molla senza un occhio e con un orecchio mozzato.

Avanti, muoviti.
L'ansia cresceva in modo direttamente proporzionale al dondolio avanti-indietro del cavallo mutilato... e considerando che il culo a momenti toccava terra, l'apprensione doveva essere già alle stelle.

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