Capitolo 62 - Sempre mezzo pieno

3.6K 104 412
                                    

POV JACK

23 Dicembre

Finalmente l'ho quasi finito, alleluia. Certo, sono in mega ritardo... ma pazienza.

È venuto proprio carino quest'anno, se consideriamo che sono un uomo e che in teoria nessun uomo fa alberi di Natale se vive da solo... ma mi sento più sereno quando lo abbellisco perché mi piace l'atmosfera, le lucette, le palline appese e i regali alla sua base.
Al momento, ci sono tre pacchetti regalo dalle mie zie e di solito i loro pensierini fanno schifo al cazzo. Il quarto regalo, che ho lasciato sul tavolino vicino al portone d'ingresso, me l'ha fatto mia zia Marjorie: una candela profumata a forma di cactus.

La mia mente fa un tuffo nel passato non appena rigiro tra le mani la piantina di cera che emana un forte odore, oltrepassando la sua confezione regalo ancora intatta.

Mi ricorda quando io e Johanna abbiamo raggiunto il traguardo di due anni di relazione. Se devo dire che è stato difficile farle un regalo, mentirei.
Lei non è una tipa da fiori, né da cose troppo sdolcinate ma in compenso ama candele, incensi e profumi.
Di questi, gliene ho regalati abbastanza da conoscere il linguaggio di una marea di fiori dei quali profumavano. Lei pure.

Ad esempio, attraverso una candela al glicine le ho chiesto perdono per una furiosa litigata al settimo mese.
O ancora, con una scatola d'incenso alla lavanda ho reso l'atmosfera perfetta per un massaggio erotico come regalo per il nostro primo anno insieme.

Così, per il secondo, l'ho attirata a cena qui da me e le ho dato una candela, di quelle nei bicchieri di vetro.
Profumava intensamente di rose e l'etichetta rappresentava un bouquet di rose rosse.
Di fianco ho messo una scatola di cioccolatini visto che era in fase premestruale; quindici cioccolatini ripieni di cioccolato bianco, in un'ora. Un'ora.
Solo al pensiero mi torna un sorriso nostalgico.

Ricordo lo sguardo malizioso che mi ha riservato mentre inspirava il profumo della cera rossa dicendomi che le rose rosse, nel linguaggio dei fiori, significano 'amore eterno'.
Credeva che non lo sapessi, ma ho fatto una ricerca su internet per accompagnare alla perfezione ciò che avevo fatto immergere nella candela dal negozio artigianale che l'ha confezionata.
Così, man mano che i giorni passavano io aspettavo sempre che lei mi dicesse qualcosa non appena l'avesse trovata... la chiave.

La chiave del mio appartamento.

Le avrei chiesto di trasferirsi da me, non mi bastava più viverla solo sporadicamente. Desideravo con tutte le mie forze il suo profumo a imbrattare ogni superfice, vederla correre nuda e bagnata dal bagno alla camera, fare l'amore in ogni stanza, per poi sentirla sgranocchiare le anime che non avrei mai fatto mancare nella dispensa della cucina.
Aspettavo e aspettavo.

Ma la cera si scioglie lentamente, per poi solidificarsi di nuovo e dover ricominciare da capo.

Invece Vicky non poteva aspettare; sono dovuto partire per non farle fare la più grande cazzata della sua vita.
E non appena me ne sono andato per soccorrere la mia ex ragazza con inclinazioni suicide per colpa mia, ho perso Johanna.

Non so se lei l'abbia mai vista, quella chiave. Forse ha addirittura buttato via la candela... magari non l'aveva nemmeno ancora accesa.
In fondo erano passati solo quattro giorni da quella cena, santo Dio.

Con un sospiro amareggiato, ritorno al presente e riappoggio il finto cactus da dove l'avevo preso. Ha pure il fiocchetto rosso con scritto 'Auguri'.

Mi avvicino allo scatolone degli addobbi, l'ultimo, e prendo fuori la stella cometa posizionandola sulla punta dell'albero.
Se ci fossero i miei amici so già cosa direbbero a riguardo: Ariel mi sorriderebbe dolcemente complimentandosi per il mio gusto, Johanna mi lancerebbe una battutina su come lei le palle se le ricordava diverse e Joe troverebbe qualcosa di porco da dire, magari proprio sulla stella cometa.

Perché tu?Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora