17 - Divertirsi

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POV JOHANNA

Esattamente quaranta giorni dopo avrebbe voluto congratularsi con se stessa per essere riuscita a ignorarlo come si era ripromessa di fare.
Quaranta giorni in cui mettersi di fianco a lui e far finta che fosse morto era sicuramente stato un buon proposito... andato ben presto a farsi una nuotata al fiume.

Impossibile stare vicino con indifferenza a quegli occhi grigi come pietre che desiderava sentirsi addosso.
Non ci riusciva proprio.

Quando uscivano tutti in gruppo lei cercava in ogni modo umanamente possibile di non guardarlo, di disinnamorarsi, di non ingelosirsi a ogni messaggio che riceveva e di non indugiare su di lui, se non per il tempo di un frettoloso saluto.
Insomma, aveva anche pensato a ignorarlo del tutto ma il saluto non viene negato nemmeno allo spazzino sotto casa propria...

Purtroppo però, nonostante tutta la buona volontà che ci metteva, i suoi sensi a volte la tradivano. Talvolta i suoi occhi si incantavano sul ragazzo ancora al centro dei suoi sogni e incubi... era inutile negare che fosse diverso.
Avrebbe venduto volentieri un polmone al mercato nero se fosse servito per non guardarlo più come un quadro di Monet, ma come un orrido dipinto di quell'arte strana fatta di triangoli e cerchietti.

In alcune occasioni il suo cuore pompava improvvisamente più sangue, quando si accorgeva che anche lui la fissava di rimando.
Si scambiavano sguardi profondi e intensi.

Le sembrava di scivolare su quelle rocce vulcaniche e solo il loro possessore l'avrebbe potuta salvare da caduta certa, ma di quel salvataggio nemmeno l'ombra.
In quei secondi, poco prima di abbassare lo sguardo incapace di sprofondare ulteriormente in quelle pietre laviche, attorno a lei non sentiva più rumori né avvertiva qualcuno oltre loro.

Jack aveva il potere di fermare il tempo con un solo sguardo.
Era un potere immenso da dargli... sarebbe stato meglio indirizzarlo verso qualcuno che il suo cuore, invece di stritolarlo freddamente, lo avrebbe abbracciato riscaldandolo... qualcuno come Ryan.

Come un vero cavaliere Ryan era arrivato al momento più opportuno, sfoderando la sua spada e  sguainandola verso il cattivo della storia; come ogni eroe che si rispetti lui era carino, gentile, premuroso e di compagnia. 
Peccato però che la vita non le concedesse il lusso di dare alle persone la stessa importanza che loro davano a lei. Infatti, invece di guardare a lui come a un corteggiatore, lo vedeva più come un fedele cagnetto per il quale provare solo affetto e gratitudine.

Le sembrò di rivivere la leggenda di Ginevra, per certi versi.
Ella, nella storia, venne spinta fra le braccia di re Artù, un porto sicuro e senza rischi... ma il cuore, d'accordo con l'istinto, urlava il nome del proibito Lancillotto.

In fondo era un bel ragazzo e ci metteva tutto l'impegno del mondo per farla cadere ai suoi piedi; cercava di conquistarla con messaggi di buongiorno e buonanotte accompagnati da richieste di cene al ristorante, a suon di mazzi di fiori.
Magari era lui quello giusto e doveva concedergli un'occasione permettendo a se stessa d'innamorarsi di qualcuno che la volesse davvero.

Fu per questa disperata voglia di essere amata senza riserve, che cercò in tutti i modi di farselo piacere...
Fu dolce e gentile nei suoi confronti, soprattutto quando nei paraggi intravedeva un riccio di sua conoscenza.
La cosa però le iniziò a sembrare decisamente troppo infantile, ma non riusciva a uscire da questo circolo vizioso fatto di interesse non corrisposto.

Che poteva fare se, per un ragazzo al quale non importava di lei, si ritrovava davanti allo specchio a correggere il rossetto sbavato e raddrizzare la riga di eyeliner prima di uscire da casa?
Che poteva fare se tutto quello che desiderava era trovarselo davanti per caso?
Come poteva comportarsi di fronte alla voglia assurda che aveva di abbracciarlo? Non erano cose che poteva controllare.

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