Capitolo 64 - La festa delle consapevolezze

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​POV JOHANNA

27 dicembre

"Dio, Ariel. Ma sei una specie di organizzatrice di feste o che?"

Quello che ha combinato al privé del locale è incredibile. Cartellone gigante fatto tutto a mano da lei con su scritta qualche frase di congratulazioni per la laurea di Joe; tavoli pieni zeppi di alcol e cibo di ogni genere, dolce e salato, da spiluccare.

Ho anche visto la torta che ha preparato con sua madre nel pomeriggio. Uno spettacolo.
Non ho potuto aiutarla perché ho passato tutto il giorno in ospedale.
Mio padre ha valori sempre più instabili, proprio come mi sento io guardandolo in quel dannato lettino chiedendomi se sarà l'ultima volta che lo vedo vivo e non dentro una maledetta camera mortuaria.

In teoria non sarei dell'umore più adatto per partecipare a feste su feste, ma se sto a casa mi deprimo e poi m'incazzo perché mi sono permessa di deprimermi a causa della mia vita che sta andando a puttane... quindi eccomi qua, a festeggiare e vedere persone ogni sera pur di non stare a casa con i miei pensieri.

"Una faticaccia, ma ne è valsa la pena. Per Joe questo è il minimo" spalanca gli occhi, non appena nota due figure che camminano verso di noi.

Vicky, l'ex ossigenata di Jack e Daniel, il ragazzo con cui usciva Ariel prima di perdere la testa per Joe.
Mi chiedo che cazzo ci facciano qua, poi mi ricordo che è stato Daniel a far avere l'alcol a un prezzo stracciato.
Si avvicinano mano nella mano... giusto, mi sono anche scordata che quei due si sono conosciuti al matrimonio di Stephan e Oscar e ora si frequentano.
Hanno la carica caratteriale di un cucchiaino congelato per cui direi che sì, sono perfetti l'uno per l'altro. Noiosi e tiepidi. Lei poi si era fatta mora, ma ora è tornata del suo colore biondo platino e sembra ancora più un fantasmino di prima.

Dopo qualche convenevole dal quale mi dileguo recuperando qualche pizzetta tonda, Ariel mi raggiunge, versandosi da bere e poi spalanca di nuovo gli occhi mentre fissa lo schermo del cellulare.

"Cazzo! Mi si è scaricato il telefono. Non lo guardo da ore, mi faresti chiamare Jack?" non attende la risposta, è già direzionata verso la sua borsa dalla quale estrae il carica batterie e collega il cellulare a una presa elettrica. Poi torna indietro.
Il piano era che Jack tirasse fuori di casa Joe con una scusa, per poi portarlo lì e... ta daaaan! Sorpresa.

Attorno a noi ci sono altre venti persone, destinate ad aumentare, tutti compagni di corso e amici di amici. Tutti qua per Joe, solo grazie ad Ariel che si è presa la briga di fare tutto e anche troppo.

Con il telefono all'orecchio, parla.
"Ehi Jack. Sono Ariel... oh, perfetto dieci minuti! Portalo direttamente al privé che siamo già tutti qua... ah c'è anche lei..." mi guarda con aria mortificata "no figurati. A tra poco."
Una volta che chiude la chiamata mi rivolge uno sguardo strano, mettendomi una mano sulla spalla come se volesse consolarmi.
La cosa mi dà immediatamente sui nervi... sono nervosa, sempre... mi sembra di avere la spada di Damocle che penzola sopra di me.
Le uniche certezze che ho sulle due questioni che più mi stanno a cuore ora, fanno schifo al cazzo; mio padre e Jack.
Entrambi mi stanno lasciando... che certezze deprimenti e tristi.

"Accetto questa pacca consolatoria sulla spalla solo se poi mi fai toccare le tette" assumo un tono vagamente minaccioso ma lei sorride divertita per poi ridacchiare.

"Preferirei farti toccare le tette piuttosto che dirti che Nicole è in macchina con Joe e Jack e stanno venendo in qua tutti insieme..." assume di nuovo l'aria dispiaciuta poi guarda dietro di sé nel vuoto, come se stesse ragionando "in realtà Nicole è molto appiccicosa con Jack. Si presenta a casa sua senza invito e gli si accolla come una zecca. Immagino sia successo anche stasera."

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