20 - Fiamme o cenere?

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POV JACK

Jack corse incontro a Johanna per toglierle di dosso il verme che la bloccava sopra la sabbia.

La bottiglia di birra che gli aveva appena spaccato in testa era decisamente troppo poco.

Avrebbe dovuto, come minimo, rompergli qualcosa. Se avesse dato retta all'istinto, a vincere il primo premio sarebbero state le ginocchia, perché era in carrozzella che voleva vedere il suo culo.

Ma richiamò a sé tutto il suo benedetto autocontrollo quando si accorse che Johanna non si muoveva più... era svenuta.

Le gambe legate da una cintura che subito le slacciò e le mani conficcate dietro la schiena.

Cazzo.

"Non ho finito con te, bastardo"

Il biondo se ne stava comodamente svenuto, ma fin troppo vivo, con appena qualche decilitro di sangue a macchiare quella sua testa di cazzo malata.

Infatti, parlò più a sé stesso che a lui. Però tanta era la rabbia dentro, che doveva assolutamente darle voce o un tornado di bieca vendetta lo avrebbe risucchiato. Avrebbe ucciso quel fetente prima o poi.

Non ora, però.

Lo sforzo per evitare di pensare alla vendetta fu incredibile, ma necessario se voleva soccorrere subito la rossa.

Così, gettò a terra il collo tagliente della bottiglia e si precipitò ai piedi di Johanna. Rimase pietrificato da quella che, prima di quella sera, era la ragazza più forte che avesse mai conosciuto.

Rigoni sulle guance.

Vestiti strappati.

Occhi gonfissimi.

Smorfia di dolore e paura.

Guancia livida.

Sabbia in ogni centimetro di pelle

Jack era già partito a fantasticare su quale orribile e gratificante tortura cinese arrecare a quel figlio di puttana, quando si sentì stringere la mano, che teneva stretta a quella tremolante della ragazza.

Si sta risvegliando, grazie a Dio.

Aveva già deciso quale fosse il posto ideale per il culo del bastardo, nello stesso modo in cui il suo cuore sapeva che quello di Johanna era fra le sue braccia.

La prese subito in braccio a mo' di sposa e si incamminò verso il marciapiede tenendola appiccicata a lui, come la marmellata al pane.

Non sapeva dove andare o cosa fare, la sua mente non era ancora lucida e aveva decisamente troppa voglia di fare dietrofront tornando dal maledetto e fargli male, infinitamente male.

Se non avesse avuto Johanna in braccio sicuramente l'avrebbe già fatto, prima o poi qualcuno l'avrebbe trovato ridotto a un mollusco e l'avrebbe portato in ospedale.

I fiori ci sarebbero stati sì, certo... ma quelli di augurio di pronta guarigione e non i crisantemi, come avrebbe sperato lui.

L'istinto gli suggeriva di prenderlo a bastonate sotto quel cielo nero, con le stelle e la luna come uniche spettatrici. Con il rumore delle onde a fare da sottofondo ai rantoli di dolore che il mezz'uomo avrebbe emesso.

L'istinto gli diceva anche di prendere il suo coltellino svizzero e tagliargli l'uccello gettandolo in acqua, a far da salvagente alle meduse.

Sarebbe stato tutto fin troppo sentimentale e poetico per una merda del genere.

D'improvviso un sussurro appena accennato gli arrivò all'orecchio, potente quanto un concerto rock.

"Sei qui" Johanna con quelle due semplici parole pronunciate con quel tono di voce sorpreso era riuscita a fargli quasi male.

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