Capitolo 43 - Ammissioni

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POV ARIEL

Mi sento a disagio come un pastore che scoreggia durante il suo sermone.
Anzi, peggio.

Questo tizio biondo ha il mio cellulare da circa quaranta secondi e si è allontanato di qualche passo, spero solo che non fugga con il telefono perché non ho le scarpe adatte per rincorrere un ladro sulla battigia.
D'un tratto si gira e i miei timori vengono spazzati via, proprio come la sabbia sollevata dal vento che mi arriva dritta negli occhi.
"Ma che diavolo" cerco di pulirmi il viso ma mi blocco quando sento qualcosa di morbido appoggiarsi alla mia guancia.

"Tieni, usalo" afferro istintivamente il fazzoletto, cercando di mantenere in equilibrio il mio cono gelato e quello di Johanna.
Senza darmi modo di replicare, questo biondo, me li sfila dalle mani.
"Dammi qua, sono andati ormai" e li getta a terra.

Incivile.

Prendo a strofinare il fazzoletto sugli occhi e finalmente riesco ad aprirli, senza provare più la sensazione di carta vetrata nel bulbo oculare.
Gli sorrido timidamente e lui ricambia, restituendomi il cellulare.

"Quindi... ti chiami Ryan" cerco di instaurare una conversazione pseudo normale, anche se l'istinto mi dice di allontanarmi, soprattutto quando non risponde.
Imbarazzo e a disagio, ecco come mi sento: oltre che triste, senza nemmeno più l'happy ending del gelato da gustare.

|Ehm... L'happy ending è un'altra cosa... è quando... ehm... è...|

•È quando fai felice un altro tipo di cono•

|Lo sai? Ti vedrei bene come versione femminile del Coach Finstock di Teen Wolf. Zero tatto.|

"Ehm... vado a prendere i soldi in tenda e torno subito, ok?" faccio per andarmene ma il mio polso viene trattenuto.

"Mi hai fatto fare una chiamata urgente. Siamo pari" mi sorride e la sua mano dal mio polso scivola sui miei capelli sporchi di sabbia, rendendomi ancora più nervosa.
Non mi piace il suo tocco.

"Oh, grazie sei troppo gentile. Ma davvero vorrei-" la mia frase viene lasciata a metà.

Non riesco a credere a quello che sta succedendo sotto i miei occhi; Ryan viene scaraventato a terra da un ragazzo che inizialmente non riconosco, ma poi capisco essere Joe.
È arrivato come un toro da corrida addosso a lui e lo sta violentemente prendendo a pugni, non permettendogli la fuga.
Vedo del sangue uscire dalla bocca del biondo e, Dio mio... sto per sentirmi male.

"JOE! MA CHE CAZZO FAI?" cerco di avvicinarmi a lui ma qualcuno mi trattiene.
Questo qualcuno sorride, con i suoi occhi grigi puntati verso i due ragazzi che si prendono a pugni.
Sono tutti scemi?
"LASCIAMI JACK! LO AMMAZZERÀ!" cerco di liberarmi dalla sua presa che sembra più una morsa, da quanto è decisa.

"Poco male" replica, guardando l'inquietante scena di due giovani che rotolano sulla sabbia. Un pugno uno, un pugno l'altro... e il sangue inizia a fuoriuscire dalle loro cavità nasali.
Jack sorride quando Joe prende per il collo quel poveretto e lo costringe steso sulla sabbia.

"Tu..." il moro si rivolge direttamente al ragazzo con il viso tumefatto, afferrandolo dal colletto.
Sposto lo sguardo mortificato verso Ryan, credendo di trovarlo impaurito o qualcosa di simile... però mi sembra di vedere un sorriso appena accennato.
No, impossibile. Sicuramente è la mia immaginazione.
"Azzardati a guardarla ancora e sei morto" Joe sputa quelle parole con tutto il veleno che ha in corpo e io, inevitabilmente, mi ritrovo a chiedermi quanto possa essere fuori di testa.

"Ariel" Johanna è dietro di noi, ma non l'avevo vista prima di quel momento.
Vorrei dirle di aiutarmi convincendo Jack a mollare la presa sulle mie braccia, ma tutto quello che fa è fissare me, poi Ryan e infine Joe, con gli occhi sgranati e lucidi... sembra sconvolta.

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