76 - Decisioni forzate

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-Ho adorato ballare con te-

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-Ho adorato ballare con te-

Fisso il messaggio sbigottita. Incredula. Infastidita. Scocciata. Impaurita.

Molto intimorita dal ricordo del ballo in maschera e da Jack Skeletron, l'unico uomo con cui ho ballato oltre Joe e Jack in questa occasione.

E poi, mi tornano in mente come tornado violenti i ricordi delle chiamate anonime che, finalmente, si erano interrotte da qualche tempo.
Credevo fosse tutto finito. Credevo che chiunque mi aveva importunato per tutto quel tempo, mesi, si fosse stufato.
Del resto è così che funzionano le persone immature dietro i milioni di scherzi telefonici, no?
Li ignori, e loro perdono interesse.

E magari è solo un caso.
Probabilmente il messaggio non era nemmeno per me.

Ho adorato ballare con te.
Voglio dire... non è niente di che.
Non c'è il mio nome scritto.
E mi chiedo, con un sospiro meno ansioso: quante persone erano a ballare in qualche club o discoteca nello stesso momento in cui lo facevo anche io?
Migliaia, milioni forse.

Mi scappa una risatina isterica e divertita.
Probabilmente è quello stupido idiota di Jack che vuole fare incazzare Joe fingendosi un possibile spasimante segreto e vendicarsi di quella spinta che gli ha rifilato al falò facendolo cadere culo a terra sulla sabbia.

A quella presa di coscienza le mie labbra si piegano in un ghigno divertito che sottintende 'coglione' e gli mando un messaggio.
-Ah ah ah. Molto divertente Jack. Peccato non possa dire lo stesso di te. Mi hai pestato i piedi almeno quattro volte!! Fatti dare qualche lezione da Jo, capra!!-

Eppure, nella sua goffaggine risultava comunque elegante.

Finalmente mi risponde e sono pronta a replicare a qualsiasi suo commento con la foto di un dito medio alzato, se solo non fosse che non è lui a rispondermi.

È il numero sconosciuto.
-Le mie lezioni sono ben diverse, stellina.-

Rimango a occhi sbarrati per diversi secondi, forse minuti. Cerco di capire dove sia l'ironia tipica di Jack... ma qui, non ne vedo nemmeno un briciolo. Il cuore ricomincia a battermi più velocemente.
E poi lui non mi ha mai chiamata in quel modo.

È in questo momento che capisco che dietro questo anonimo non c'è il mio amico, ma qualche idiota che si diverte a rompere il cazzo in maniera esagerata.
Lo so, non devo preoccuparmi perché queste situazioni sono delle SuperNova, durano poco: proprio come si è stufato la prima volta, si stuferà anche adesso.

Ma, anche se tento di razionalizzare e calmarmi, i miei occhi rileggono quella frase mille volte.
Qualcosa mi sfugge però, qualcosa di estremamente strano che mi mette ansia e che non riesco a isolare per analizzarlo.

Mi sento nervosa, violata della mia serenità e decido di chiamare Joe. Guardo fuori dalla finestra della mia stanza, verso casa sua. Mi aveva detto che si sarebbe messo a lavorare appena di ritorno dalla festa e, infatti, ho poche speranze che risponda, la luce della finestrella del solaio dove lavora è ancora accesa e di solito quando progetta i suoi disegni mette in silenzioso il cellulare.
Ma ho bisogno di parlargli e dirgli del messaggio. Ho bisogno di lui... e del modo che ha di mettermi tranquillità come nessun altro.

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