Capitolo 47 - Istinto

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🛑ATTENZIONE! IL CAPITOLO CONTIENE SCENE ESPLICITE, EROTICHE E LINGUAGGIO VOLGARE. SE NON SI GRADISCE QUESTO GENERE DI ARGOMENTI NON LEGGERE (ANDATE DIRETTAMENTE A FONDO PAGINA DOVE TROVERETE IL RIASSUNTO) GRAZIE!

POV ARIEL

Rimango qui, ferma ad aspettare nemmeno io so cosa.
Il vapore non mi permette di vedere nitidamente attorno a me in questo bagno, ma Joe è dall'altra parte del muro di marmo di questa doccia superlusso.

È nudo, bagnato, con i tatuaggi in vista... mi sento male.

Mi appoggio alla parete della doccia che mi divide da lui, cercando di regolarizzare il mio respiro ansimante e il cuore che sembra volermi uscire dal petto... poi, lo scrosciare dell'acqua si ferma.

Il suo braccio si tende verso l'accappatoio nero appeso poco distante... so che ormai non posso tirarmi indietro.
Non che io voglia farlo, comunque.
Sono certa di volerlo, anche solo per stanotte.

La sua figura imponente esce dalla doccia e mi ritrovo davanti un ragazzo fisicamente perfetto avvolto in un misero tessuto di cotone, distrattamente allacciato in vita.

Non appena mi vede spalanca gli occhi, stupito più che mai.

"Ariel?" fa scorrere il suo sguardo sfacciato su tutta la mia figura minuta, coperta a fatica dalla maglietta di Jack.

"Joe..." non posso non guardarlo come fosse un fottuto bignè alla crema pasticcera.
Anzi no, alla Nutella... come mi uccidono le nocciole, allo stesso modo fa lui.

Dio, aiuto.

L'accappatoio lo copre, ma non così tanto da impedirmi di vedere il pettorale destro lasciato scoperto... è totalmente ricoperto da un tatuaggio tribale che gli dona un che di selvaggio.
Deve esserselo tatuato da poco, gli sta divinamente.

Deglutisco.

Porto i miei occhi giù, arrivando alla cinta dell'accappatoio... non ho mai desiderato tanto vedere un uomo nudo come ora.
Non so se sia per l'alcol che mi circola in corpo o se sono solo arrivata al mio limite di sopportazione.

Io lo voglio, cazzo se lo voglio.
Desidero che mi tocchi, che mi faccia sentire sua.
Deglutisco di nuovo.
Cerco di mandare giù la mia voglia di aprirgli l'accappatoio.

"Vedo che non fai mai quello che ti dico, Ariel."
La sua voce è roca, più roca di quanto l'abbia mai sentita e i suoi occhi hanno un'espressione insofferente e controllata... si sta trattenendo dal prendermi qui, su questo maledetto pavimento.

Lo vedo da come sta stringendo la cinta e subito dopo i pugni, mentre sofferma il suo sguardo sulle mie curve.
Ogni volta che mi guarda mi fa sentire nuda.

"Non sono una bambina, non puoi darmi ordini" gli rispondo a tono, mantenendo lo sguardo alto e fiero. Poi però si avvicina di un passo e me lo ritrovo a un palmo dal naso.
Tutta la mia spavalderia è andata a finire giù nello scarico della doccia, insieme al sapone.

Mi rivolge uno dei suoi sorrisetti maliziosi.
"No infatti. Una bambina non mi scoperebbe con gli occhi."

È sempre così maledettamente sicuro di sé da farmi vergognare dei miei pensieri...
Le mie gote si tingono di rosso di fronte alle sue allusioni, e lui ne sfiora una con un dito.
Una carezza, una condanna.

"Il fatto che sei sempre imbarazzata per ogni cazzata che ti dico..." indugia sulle mie bocca "o che le tue labbra vorrei averle dove dico io..." la mano va giù, scivola leggera sul collo per poi raggiungere la curva alta del petto che si alza e abbassa vistosamente sotto il suo tocco "o il fatto che sul tuo seno che ho leccato e succhiato in quella tenda settimane fa, intravedo i tuoi capezzoli ora" m'impedisco di controllare di persona e ripenso a quella sera... una sensazione fin troppo prevedibile si accende nel mio interno coscia.
"Tutto questo è davvero molto eccitante, anche molto di più..." interrompe il contatto della sua mano sul mio corpo e trasforma il suo sguardo da mero desiderio a severo "ma non vale la pena di rischiare che le cose tra noi si complichino."

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