86.1 Vedere le cose con i miei occhi

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POV ERIKA

Barbabietola. Barbabietola. Barbabietola. Barbabietola. Barbabietola. Barbabietola.
Barbabietola. Barbabietola. Barbabietola. Barbabietola. Barbabietola. Barbabietola.
Barbabietola. Barbabietola. Barbabietola. Barbabietola.
Barbabietola. Barbabietola. Barbabietola. Barbabietola. Barbabietola. Barbabietola.
Barbabietola. Barbabietola. Barbabietola. Barbabietola. Barbabietola. Barbabietola.
Barbabietola. Barbabietola. Barbabietola. Barbabietola.
Barbabietola. Barbabietola. Barbabietola. Barbabietola. Barbabietola. Barbabietola.
Barbabietola. Barbabietola. Barbabietola. Barbabietola. Barbabietola. Barbabietola.
Barbabietola. Barbabietola. Barbabietola. Barbabietola.
Barbabietola. Barbabietola.

Barbatietola. Barbatietola.
Barbatietola. Barbatietola.
Barbatietola. Barbatietola.
Barbatietola. Barbatietola.
Barbatietola. Barbatietola.
Barbatietola. Barbatietola.

Bartatetola. Bartatetola.
Bartatetola. Bartatetola.
Barbatetola. Barbatetola.

Babbatetala. Babbatetala.
Babbatetala. Babbatetala.
Babbatetala. Babbatetala.

Non ha più senso.

Bar.Ba.Bie.To.La.

Perché non Barbatetola allora?

Se chiedessi una Babbatetala qualcuno mi capirebbe?

E dopo che l'ho ripetuto centocinquantavolte la parola di per sé non ha più significato, ha ragione la mia psichiatra: la mia mente si è riempita del caffè con tre cucchiaini di zucchero che mi prepara sempre la mamma quando ho l'influenza. Poteva chiamarsi anche gagitu, non avrebbe avuto importanza.

È solo uno dei tanti ti amo che non ho mai capito.






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