71 - Ultimatum

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POV ARIEL

È ormai finito il mio turno al night, giusto mezz'ora ancora, e tra pochissimo dovrebbe attaccare Johanna. Per questa settimana Sarah ci ha assegnato tutti gli orari sfalsati e non ci becchiamo mai.

Svolazzo stile colibrì esaltato tra un tavolo e un altro a consegnare cocktail su cocktail.
"Oh, che bello avervi qua signori" saluto cordialmente il tavolo dei poliziotti-clienti che ormai sono nostri frequentatori fissi.
Uno in particolare, che io chiamo Thor perché è mastodontico, biondo e bello, mi saluta con un sorriso educato.
Questi tizi mi piacciono tanto. Ogni volta che loro sono al night, io mi sento automaticamente più tranquilla.

Ho ancora bene impressa la scena di Joe che piantò una forchetta nel palmo di quel coglione sbronzo, tempo fa. Se non ci fossero stati loro poteva finire con lui in centrale con una denuncia per aggressione.

"È un piacere tutto nostro, ragazza." Thor mi fa l'occhiolino mentre afferra la birra che gli sto porgendo allungandomi sul tavolo.

"SPLENDORE!" una voce familiare urla e mi fa girare verso la sua direzione.
"DOVE CAZZO È IL MIO BACIOTTO?"
Baciotto: bacio con leccotto. Al mio amico piace molto inventarsi termini e sigle.
Ridacchio divertita mentre lo guardo, scuotendo la testa. Che stupido idiota.

Dopo aver preso i nuovi ordini dei poliziotti mi avvicino a lui, che si è appena seduto al bancone e mi guarda picchiettandosi a ritmo la guancia con l'indice.

"Possibile che ogni sera devi farmi fare queste figure di merda, Jack?" lo sgrido con finta aria di rimprovero ma lo accontento. Ultimamente è diventato molto affettuoso con me.

"Eddai splendore, lo sai che o mi riempi d'affetto tu o mi riempio di alcol."

Sbuffo come farebbe una mamma alle prese con un bambino di quattro anni e gli scompiglio i capelli e lui sorride.
In fondo però, lo capisco.
Si sente solo... gli manca Johanna e vuole che vada a dormire da lui ogni volta che posso.
Io? Beh, a me va più che bene perché anche io sto cercando di non sentire la mancanza di qualcuno nel mio letto.
Il fatto che poi questo qualcuno me lo ritrovo nel letto di Jack che mi abbraccia nel sonno... è un altro paio di maniche.
Ma la sensazione di essere nel posto più giusto per me è totalizzante solo quando sono tra le sue braccia.
Perché io, ci sono nata per stare dentro il suo abbraccio. È qualcosa che sento fin dentro le viscere, come la sete.

"Ma Joe non è venuto con te?" cerco di nascondere la mia delusione nel constatare che, senza i suoi occhi addosso tutta la sera che mi controllano, lavorare è più rilassante ma meno eccitante.

Un dubbio mi pervade all'istante. Anzi, più che un dubbio è un'insicurezza.

Che si stia stancando delle mie pretese di voler vedere il suo lato più umano? Dio. Sono così insicura di me stessa quando c'è lui di mezzo.

"Oh, guarda un po' chi è arrivato. Parlavano proprio di te" Jack posa gli occhi oltre le mie spalle e quando mi giro mi schianto contro due occhi verdi e ancora assonnati. Ah ecco, si era addormentato.
Sta lavorando molto in questo periodo. Se non ho capito male è tipo un piccolo genio dell'architettura e gli danno i progetti più complessi.

Come se non avesse già abbastanza ego. Ahhh.

"Se non mi avete in bocca non siete proprio contenti" ironizza come suo solito mentre si siede in uno sgabello alla sinistra del mio amico.
Infine, ordina una birra alla barista dietro il bancone e punta il suo sguardo da batticuore su di me. Sento i suoi occhi correre lungo il mio corpo, in un'incessante ed emozionante scansione. Ogni volta è come se mi guardasse per la prima volta.

"Porca puttana se sei bella" mi colpisce dritto al cuore.

Poi però, sposta lo sguardo dietro di me e socchiude gli occhi con aria minacciosa. Alza il dito e fa cenno di 'no' mentre scuote la testa a ritmo dell'indice. Quando mi giro per capire con chi ce l'ha non vedo nulla, se non un gruppo di ragazzi seduti a un tavolo dietro di me che ridacchiano fra di loro.

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