Capitolo 36 - DNA

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POV ARIEL

Mi svegliai di soprassalto quando sentii dei rumori e delle urla provenire dalla cucina.

Male. Anzi, malissimo.

Il mio risveglio, per evitare una giornata all'insegna del malumore, doveva essere di quelli dolci, lenti e sereni.

Invece no, macché. Mio padre non faceva che spadellare a più non posso e mia madre urlare qualcosa tipo Sirius il vaso no!, Sirius il divano no!, Sirius le ciabatte no!.

Che nervi.
Come se non bastasse, mi ero dimenticata di chiudere le persiane della mia stanza la notte precedente e questo avrebbe causato un probabile danno permanente alla cornea. Stupida luce mattutina.

Scesi al piano di sotto e, dopo aver messo una giacca bella pesante, mi avviai con la mia amata birra in direzione dondolo.
Faceva un freddo cane, ma io era riparata e non avrei rinunciato a suo dolce cullar.

Mandai un'occhiataccia a mia madre, quando cercò di rimproverarmi con le mani sui fianchi "Lenticchia, la birra alle undici del mattino non ti fa bene."
"Mamma, mi sono svegliata male" e questo le fece capire tutto e si zittì all'istante, roteando gli occhi verso il cielo.

Anche io avevo quello stupido tic. DNA balordo.

Quando mi svegliavo male, meglio non rompermi troppo il cazzo per l'ora successiva ora. Poi passava, anche se poi l'intera giornata di solito era rovinata.

Mi sedetti sul dondolo e spinsi con i piedi, godendomi e beandomi del silenzio.

"Splendore" un rosso di mia conoscenza, si trovava quasi di fronte al cancelletto smesso di legno di casa mia.

|Manzo sbagliato|
•Sì, ma pur sempre manzo•
Ma porca puttana.

"Jack" lo salutai con un cenno di testa senza preoccuparmi di essere gentile, cosa che ovviamente lo incuriosì e confuse.

"Che hai?" inarcò il sorpacciglio.

"Niente."
Stette in silenzio e io d'istinto lo guardai in viso. Con quell'espressione divertita e ironica, che mi ricordava quella che aveva costantemente qualcun altro, mi dava ancora più sui nervi.
"Sembri incazzata."
"Mi sono svegliata male" cercai di tagliare corto, ma lui non voleva saperne e rimaneva a fissarmi senza proferire parola.

Ora basta.

"Senti..." mi alzai e gli puntandogli la birra verso il petto "non ti offendere, ma mi sono svegliata male e per tutta la prossima ora vorrei farmela passare."

Lui invece di offendersi, prima allargò le braccia in segno di resa e poi scoppiò a ridere.

Anche se ero ancora girata male, mi fece piacere che si lasciò andare in una risata divertita. L'altra sera, quella del luna park, lo avevo incontrato nella mia passeggiata notturna con Sirius e mi aveva raccontato tutto quello che era successo con Johanna.

Dal naso mezzo rotto, all'emicrania, al tizio asiatico che si spacciava per il suo fidanzato e al bacio che si erano scambiati.

Non ho avuto il coraggio di chiedergli come mai lui l'avesse tradita... in fondo non avevamo tutta quella confidenza ancora. La mia amica invece, era troppo su di giri quando si entrava nell'argomento e quindi, eccomi qua, a non sapere mai un cazzo di niente.

Al solito.

Ma di una cosa ero assolutamente sicura: quei due non me la raccontavano giusta neanche un po' e di questo fantomatico Derek... lei non me ne aveva mai parlato.
Sentivo l'odore di bugie e sentimenti repressi anche a miglia di distanza.

Va beh, tanto prima o poi qualcuno avrebbe parlato.

"Allora ripasso fra un'ora" fece per andarsene.

Come?

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