Capitolo 40 - Ferire

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Quella sera non ebbi il coraggio di affrontare Ariel, né di farle sapere che non la consideravo un’estranea… ma ero perfettamente conscio che non mi avrebbe mai creduto.

Le mie azioni e i miei atteggiamenti parlavano diversamente e questo mi faceva sentire maledettamente in colpa e a disagio… situazioni in cui mai e poi mai mi ero ritrovato prima di conoscerla.

Forse fu proprio per quello che quando dopo un po’ di minuti dalla stanza di Erika riecheggiò un Jo, se ti ritrovi Jack a letto con te invece che sulla poltrona fai un urlo e arrivo con la mannaia seguito da suoni di risate, seguite da una porta chiudersi e infine da uno sbadiglio risuonare nel corridoio in direzione della stanza di mia madre, dovetti mordermi le mani per non cedere alla tentazione di aprire la porta e raggiungerla.

Quello che sentivo per Ariel era nuovo, strano e mi spaventava a morte. Una ragazza sola non poteva occupare i miei pensieri… quando io non potevo avere, né volevo avere relazioni fisse.

Forse fu proprio per questo che quando vidi Krystal intrufolarsi in camera mia, non la fermai.

Non la fermai nemmeno quando scostò il lenzuolo che mi copriva fino all’ombelico, né quando mi mangiò con gli occhi piacevolmente sorpresa di vedermi solo con i boxer addosso. Non dissi una parola e nemmeno lei.

Si spogliò, denudandosi di fronte a me, rimanendo con un completino che lasciava poco all’immaginazione, se non la voglia di fotterla… infatti la afferrai violentemente per i fianchi mettendomela sopra l’uccello.

Sorrise soddisfatta di questa mia reazione e si mosse su di me in modo inequivocabile… da farmi intendere chiaramente che la ragazza che stava reclamando il mio corpo, o più precisamente il mio cazzo, non era timida o impacciata o insicura di sé.

Me la scopai d’urgenza da sotto facendola sobbalzare con spinte violente, quanto violentamene era stato piantato quel fottuto chiodo fisso nel mio cervello, che non se ne andava via… quel maledetto pensiero fisso mi faceva cercare occhi color cioccolata in occhi di un altro colore, bramare il mio nome ansimato da una donna che non era quella che lo faceva in quel momento…

Me la scopai senza preliminari, senza gentilezza, senza delicatezza anche quando mi diceva di rallentare.

Me la scopai per dimenticarmi di Ariel.

Quando, una volta finito si rivestì, la buttai fuori da camera mia e mi sentii vuoto, come se quella scopata avesse solo peggiorato la situazione.

Nel momento stesso in cui aprii la mia porta per far uscire la puttanella di turno, mi si raggelò il sangue.

Mai e poi mai mi sarei aspettato di vedere proprio lei sulla soglia di quella stanza che iniziava a starmi sul cazzo, con uno di quelli che si erano imbucati a casa mia. Il cretino, che non era Dean, si reggeva su un braccio contro la parete mentre tirava fuori un foglietto bianco.

Quasi non sentii le lamentele di Krystal sul fatto che non le avessi chiesto di dormire insieme a me. Se mi aveva scambiato per un ente di beneficenza che accoglieva le povere damigelle con la voglia di uccello, non aveva capito un cazzo.

L’unica cosa che feci, fu sentirmi male quando i suoi occhi ramati si posarono sul mio petto nudo per poi scorrere sui boxer.

Ero certo che mai avrei dimenticato l’espressione che si fece strada sul suo viso appena vide quella tappabuchi uscire dalla mia stanza.

La squadrò per quelli che forse erano stati cinque secondi ma me sembrarono cinque minuti; prima i capelli spettinati, poi la gonna stropicciata e infine il viso arrossato.

Nonostante la distanza che ci separava vidi gli occhi diventarle leggermente lucidi mentre mi guardava un’ultima volta prima di fare spazio al tizio e farlo entrare nella stanza dove dormiva.

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