31 - Odio o amore

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POV JACK

“Ci penso io a te…” poggiai delicatamente sul sedile di fianco a quello del guidatore una riccioluta testarda, orgogliosa, cocciuta, bellissima e che quella sera aveva deciso di ubriacarsi fino a svenire. Sembrava in catalessi.

Mi era chiesto spesso in quest’anno trascorso se lei fosse cambiata.

Magari un nuovo taglio di capelli, un modo di porsi diverso.

La guardai attentamente, in ogni sua sfaccettatura. Il tic di arricciare il naso nel sonno, aprire appena le palpebre, emettere un leggerissimo fischio, socchiudere le labbra…

“Dio, quanto mi sei mancata, Jo…”

Mi era mancata incredibilmente e non per mai riuscito a dirglielo in quell’anno infernale. I messaggi inviati erano stati tantissimi, ma nessuno aveva ricevuto risposta. La rossa probabilmente cambiò numero poco dopo aver ricevuto la fotografia che le spezzò il cuore in mille pezzettini.

Ma non era così… cioè, in realtà sì. Ma no.

La ragazza ritratta mi stava baciando per davvero in quella maledetta foto e io, da enorme sacco di merda qual ero, non ebbi il cuore di rifiutarla.

Mai avrei pensato che qualcuno ci fotografasse e mandasse la foto proprio all’unica persona che non avrebbe dovuto vederla...

Come non avrei mai pensato che quel qualcuno mi bucasse le ruote dell’auto e che, guarda caso, il mio cellulare e il mio portafoglio con dentro i documenti e i soldi sparissero nel nulla.

‘È pieno di ladri qui, capita spesso’ mi era stato detto.

Quando scoprii chi era l’artefice di questi giochetti da quattro soldi, che però erano riusciti nel loro intento di intrappolarlo lì dove si trovava, la odiai follemente. L’odio poi, pian piano si trasformò in pena. Il tempo aggiusta e ridimensiona quasi sempre ogni cosa.

Così, stanco di serbare rancore con chi aveva causato il mio ritardo nel tornare a Flanders, e salvare l’unica relazione che mi rendeva pienamente felice, decisi di perdonare.

Sentivo nel profondo però, che il perdono totale non sarebbe mai arrivato… ma ci provai con tutte le mie forze, perché ammettevo di capire i motivi di ciò che la fotografa mancata decise di fare.

Capivo ma non giustificavo.

Perdonarla era ancora più difficile adesso… ora che avevo di fianco a me Johanna.

Solo io sapevo quante volte mi ero maledetto l’anima per non aver imparato a memoria i numeri di cellulare delle persone più importanti; Johanna, Joe e i miei genitori.

Non avrei mai più fatto questo errore. Sapevo tutti i contatti importanti a memoria, compreso quello di Ariel. Per qualche motivo la sentivo amica, aveva gli occhi sinceri… mi piaceva tantissimo come persona nonostante non la conoscessi quasi per niente.

Se fossi stato così lungimirante come oggi, avrei potuto chiamare Johanna e spiegarle tutto.

Il pensiero della ragazza che si trovò quella fotografia in mano mi uccise più e più volte durante il corso dei mesi.

Chissà che faccia aveva fatto, chissà se aveva pianto o urlato, chissà se era sola, chissà quanti giorni impiegò a decidere di andarsene.

Quando riuscii a mettere di nuovo piede a Flanders, nove giorni dopo, tentai il tutto per tutto per rintracciarla, ma i suoi genitori mi odiavano, schifavano e mi chiudevano tutte le volte la porta in faccia.

Ma non porte semplici, no. Proprio portoni blindati degni da Zecca dello stato.

Andai da loro ogni giorno per oltre un mese, convinto che un amore come il mio e quello di Johanna avrebbe superato ogni difficoltà.

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