Capitolo 8 ~ Leopardi

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"Mi giova la ricordanza,
e il noverar l'etate del mio dolore.
Oh come grato occorre
nel tempo giovanil,
quando ancor lungo la speme
e breve la memoria il corso,
il rimembrar delle passate cose,
ancor che triste, e che l'affanno duri!"
(Giacomo Leopardi)

GIULIA

«Eccoci arrivate» affermo sospirando, dopo aver aperto la porta di casa e lasciato entrare mia figlia, per poi richiuderla alle mie spalle e adagiare, sulla cassapanca vicino all'ingresso, il suo amato zainetto di Frozen, ossia il suo cartone animato preferito.

Ma non faccio in tempo a voltarmi, che mia sorella sbuca dalla cucina e, venendoci incontro, esclama
«Alleluia, come mai ci avete messo tanto?» .

Al che, immediatamente, Audrey risponde «Perchè la mamma ha rischiato di causare un incidente.
Eravamo ferme al semaforo e lei si é persa nei suoi pensieri, quindi quando è scattato il verde, abbiamo rischiato che ci venissero addosso».

Dannazione, farebbe arrestare anche il più scaltro dei criminali.

«Esagerata, ero solo un filo sovrappensiero.
E comunque ora, mia piccola traditrice, fila a cambiarti, che intanto io ti preparo la merenda».

«Va bene, mammina» risponde, con finta innocenza, correndo al piano di sopra, mentre io mi dirigo in cucina.

Mentre sto tagliando alcune fragole, per preparare un frullato, Gin mi domanda però, con far inquisitorio
«Allora, adesso che siamo sole, a cosa dobbiamo questa specie di stato di trance in cui, secondo tua figlia, sei caduta?».

«Oh sorellina, non ne hai idea» confesso quindi, adagiando il coltello sul ripiano e sedendomi di fronte a lei, su uno degli sgabelli, per poi lasciarmi sfuggire un triste sospiro.

«E allora che aspetti? Dimmi» mi invita a parlare lei, sempre più curiosa.

Al che io esclamo «Beh ecco, come sai il regista e produttore dello spettacolo è Alex...».

«Si, fin troppo bene... purtroppo...» sussurra.

«Purtroppo? Che intendi?» domando, stranita.

«Emh, niente, non ci fare caso.
Piuttosto, stavamo dicendo?».

«Che oggi ho conosciuto finalmente anche il co-regista e non hai la minima idea di chi si tratta» rispondo, prendendomi il capo tra le mani.

«No, non dirmelo, non può essere» intuisce quindi lei, sapendo perfettamente che effetto lui mi abbia sempre fatto e a quanto pare, faccia tuttora.

«Invece si...
Gin è tornato, Elia è tornato e stavolta ha intenzione di restare» le confermo, rialzando il viso nella sua direzione, mentre una lacrima amara mi solca la guancia.

Lei però ignora la mia amarezza e con fermezza afferma «Bene, ciò significa che finalmente potrò andare a menarlo... in fondo aspetto questo momento da sette anni» scrocchiando tra loro le dita, a voler sottolineare le sue intenzioni.

«Ma smettila» ribatto quindi, ridacchiando e dandole una leggera spinta, perché in fondo lo so che lo ha fatto per strapparmi un sorriso.

«Stavo scherzando, tranquilla...
Voglio solo capire quali sono le tue intenzioni» risponde, facendosi seria.

«Sinceramente, sorellina, non ne ho proprio idea.
So solo che se non gli ho dato modo di rovinare la mia possibilità di sfondare, facendo il lavoro che amo, sette anni fa, sicuramente non lo farò ora, che dopo aver messo da parte il mio sogno per anni, finalmente, sono a tanto così dal poterlo realizzare» le rispondo, abbozzando un sorriso.

«Fai benissimo, spero solo non ti importuni» dice quindi lei, accarezzandomi una spalla.

«Hai poca fiducia in me, se pensi che io possa permetterglielo.
Mi ha ferita talmente tanto che non vi è alcuna possibilià che io lo perdoni e poi, in fondo, dovrò solo sopportarlo qualche ora al giorno, per qualche mese, che sarà mai...».

Già, che sarà mai, penso e ripenso, dopo aver terminato di preparare il frullato a mia figlia e averla lasciata nella mani di mia sorella, salendo le scale e raggiungendo la mia camera.

Ma nonostante la rabbia e il risentimento che covo, appena entro, non posso fare a meno di afferrare la piccola chiave sapientemente nascosta nel portagioie, tra orecchini ed anelli e aprire il primo cassetto della cassettiera, l'unico in cui, avendo la serratura, non rischio mia figlia butti l'occhio, cosa che essendo una tipa molto curiosa, adora fare.

Poi, mentre nelle cuffiette bluetooth, che nel frattempo ho indossato, risuonano le note di "Photograph" di Ed Sheeran, iniziare a rovistare.

Dio, quanti ricordi... manco ricordavo di aver conservato tutte queste cose.

Questa collana... quante ne ha viste questo speciale gioiello, in oro bianco... ho rischiato persino che mi cadesse in un tombino a Berlino.

E tutte le polaroid, quanto amavo scattare le polaroid.

Ma ciò che mi commuove maggiormente, è ritrovare la prima poesia che mi ha dedicato, sbavata dalle lacrime che, nel corso degli anni, ci ho versato.

Ed é proprio come afferma Leopardi nel suo Idilio "Alla luna"

"Era mia vita: ed è, né cangia stile,
o mia diletta luna.
E pur mi giova la ricordanza,
e il noverar l'etate del mio dolore.
Oh come grato occorre
nel tempo giovanil,
quando ancor lungo la speme
e breve la memoria il corso,
il rimembrar delle passate cose,
ancor che triste, e che l'affanno duri!"


Perché ricordare può essere piacevole, alle volte, ma il dolore permane.

E all'improvviso, neanche a farlo apposta, sento urlare, dal piano di sotto «Mamma, vieni a giocare!»

Per cui ripongo tutto nel cassetto e rapidamente lo richiudo, perchè se c'è una cosa che non dovrà mai e poi mai accadere, è che lei li veda, che Audrey scopra questi ricordi... non dovrà mai conoscere la verità.

Spazio Autrice:
Ciao a tutti, ragazzi e ragazze e benvenuti in questo nuovo capitolo, in cui vediamo come anche Giulia sia rimasta scottata nell'incontrare, di nuovo, Elia e come, anche lei, conservi tutti i loro ricordi.
Che dire, se vi va stellinate e fatemi sapere che ne pensate.
Un bacio e ci vediamo tra una settimana con il prossimo 📖🖋❤.

Come Shakespeare e la sua GiuliettaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora