Capitolo 60 ~ Pablo Neruda

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Non voglio che vacillino il tuo sorriso i tuoi passi,
non voglio che muoia la mia eredità di gioia,
non bussare al mio petto, sono assente.
Vivi nella mia assenza come in una casa.
E’ una casa sì grande l’assenza
che entrerai in essa attraverso i muri
e appenderai i quadri nell’aria.
E’ una casa sì trasparente l’assenza
che senza vita io ti vedrò vivere
e se soffri, amor mio , morirò nuovamente.”
(Pablo Neruda)


7 ANNI PRIMA


GIULIA

La madre di Elia è morta solo da un paio di giorni, ma sono stati due dei giorni più brutti di tutta la mia vita.

Non pensavo fosse possibile, ma vedere il ragazzo che amo chiudersi di nuovo in sé stesso e soffrire come un cane, non potendo fare assolutamente niente, consapevole di essere totalmente inutile, mi ha distrutta, così come, nonostante sia iniziato solo da pochi minuti, mi sta distruggendo il funerale.

Stretta in un tubino nero e con il capo chino, mi limito quindi a stringere la sua mano, accogliendo un dolore nascosto, ma vivo e bruciante, perché anche volendo, altro non posso fare.

Poi, una volta che la cerimonia in chiesa volge al termine, volendo lasciare un attimo d'intimità a lui e a suo padre, mentre la bara viene caricata sul carro funebre, rimango leggermente in disparte, ma vengo subito avvicinata da Krista, la quale esclama «Ehi, tesoro, condoglionanze... come ti senti?»

«Tu che dici?» le chiedo quindi, ironicamente, in risposta, scuotendo la testa, con aria abbattuta

Lei però abbozza un sorriso e ribatte «Lo capisco Giu e so che non è il momento più adatto, ma credo che forse dovresti dirgli tutto... forse sapere la verita, potrebbe persino aiutarlo»

Io però non sono del suo stesso parere, quindi sussurrando, affermo «Oggi? Dovrei diri ad Elia che sono incinta di suo figlio, nel giorno in cui seppellisce sua madre?
Non potrei mai fargli questo»

«E allora cosa pensi di fare? Perché cosí non puoi piú continuare» insiste però lei, preoccupata

«Per ora? Cercare di consolare e sostenere il mio ragazzo e al contempo, prendermi cura di questo bambino, Krista... anche perché, l'ultima cosa che voglio è arrecargli del male» rispondo, accarezzandomi la pancia, anche se essendo passate solo tre settimane dal test, non si percepisce ancora nulla.

Dopodiché abbiocco un sorriso, le do un bacio sulla guancia e dopo essermi voltata, raggiungo rapidamente il mio fidanzato, vicino al feretro, appena caricato sul carro funebre, tramite cui raggiungerà il cimitero, con noi e il resto degli invitati al funerale, al seguito.

«Amore»

«Ehi, eccoti!» esclama lui, vedendomi, con la voce rotta dall'emozione, cercando poi di asciugarsi le lacrime

Al che io gli accarezzo dolcemente una guancia e, prendogli una mano nella mia, rispondo «S..si, scusa, ma mi ha fermata Krista, per farmi le condoglianze...
Piuttosto, sei pronto?»

«No e non lo sarò mai... ma è il momento... è ora che io le dica addio».

Spazio Autrice:
Ciao a tutti, ragazzi e ragazze e benvenuti in questo nuovo e piuttosto corto - ma toccante - capitolo, dove, tornati nel presente, assistiamo al funerale della madre di Elia, dal punto di vista di Giulia.
Detto ciò, se vi va stellinate e fatemi sapere che ne pensate.
Un bacio e ci vediamo tra una settimana, con il prossimo 📖🖋

Come Shakespeare e la sua GiuliettaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora