"Chiunque può arrendersi, è la cosa più semplice del mondo.
Ma resistere quando tutti gli altri si aspettano di vederti cadere a pezzi,
questa è la vera forza."
(Chris Bradford)7 ANNI PRIMA
ELIA
Esco da scuola con il capo chino e la testa fra le nuvole.
Totalmente sovrappensiero e voglioso di tornarmene a casa.
Si perché, strano a dirsi, negli ultimi giorni mi pesa persino andare a scuola.
E tutto questo solo a causa sua, della ragazza che mi sta fottendo il cervello.
Da quando, qualche giorno fa, io e Giulia ci siamo visti a casa sua e abbiamo condiviso un momento intimo, tanto speciale quanto strano e a me difficilmente comprensibile, non mi do infatti pace, faticando persino a guardarla negli occhi...
Non che lei, dal canto suo, abbia mai cercato di affrontare l'argomento, a dir la verità, visto che ha cercato in tutti i modi di evitarmi, inventandosi scuse su scuse pur di sottrarsi ad un ipotetico chiarimento.
Quasi come se entrambi volessimo scappare, fuggire da qualcosa che non riusciamo ancora a spiegare.
Azioni che, purtroppo, si stanno ovviamente ripercuotendo anche sul nostro progetto, che dopo essere partito in quarta, ora procede piuttosto a rilento.
Ed è in questo triste stato che, quasi trascinandomi, mi dirigo verso la fermata dell'autobus.
Ma proprio mentre, in lontananza, lo vedo arrivare, ecco che mi squilla il cellulare e il contatto di mio padre, sullo schermo prende a campeggiare
.
Al che porto lo smartphone all'orecchio e rispondo
«Ehi papà, tutto apposto?».«N...no Elia, per niente.
Non va bene per nulla» risponde lui, con voce tremolante, accrescendo la mia preoccupazione.«Che intendi?
Papà che è successo? Mi fai preoccupare».«La mamma... lei ha... ha avuto una crisi respiratoria... ora siamo, siamo in ospedale.
Elia sta... sta malissimo».«Ehi, non dire altro.
Arrivo».Mi bastano queste sue parole, per sentire il cuore martellarmi nel petto, percepire il respiro farsi corto e gli arti tremare.
Mi bastano queste sue parole per permettere che una lacrima sfugga al mio controllo, manifestando il mio dolore.E proprio come un bambino che sogna di diventare un supereroe, al momento non vorrei altro che poter usare il teletrasporto, per raggiungere in un istante l'ospedale, ma purtroppo i superpoteri non esistono e come minimo, con l'autobus ci metterò mezz'ora.
Mentre penso al da farsi, sento però suonare un clacson, così alzo lo sguardo e vedo proprio lei, Giulia, accostarsi, con la sua Fiat Panda, al marciapiede su cui sto camminando nervosamente.
«Sali su» esclama poi, perentoria.
E non mi importa perchè me lo stia proponendo, né se questo comporterà affrontarla, non ci penso due volte e una volta entrato nell'abitacolo, affermo «Giulia, perfavore, portami in ospedale».
«C..cosa? Ma io volevo andare a mangiare qualcosa e a parlare» ribatte però lei, confusa.
E la capisco, la capisco perfettamente, chi non rimarrebbe scioccato da una simile richiesta?
Ma purtroppo io non ho tempo da perdere.Tanto che, con la paura che prende il sopravvento, ribatto «Non... non è il momento adatto.
Perdonami Giulia, ma ora proprio non posso.
Ti spiegherò tutto, te lo prometto, ma ora ti prego portami all'ospedale»«V..va... va bene Elia, va bene, ti ci porto, tu però cerca di non agitarti» risponde quindi lei, prendendo la mia mano - adagiata sul jeans slavato che indosso - nella sua, cosí da infondermi una forza che non ho mai avuto, ma di cui, ora più che mai, ho bisogno.
Spazio Autrice:
Ciao a tutti, ragazzi e ragazze e benvenuti in questo nuovo capitolo, piuttosto corto e di passaggio, ma comunque utile per capire cosa ci aspetta.
Detto questo, spero vi sia piaciuto, se vi va stellinate e fatemi sapere che ne pensate.
Un bacio e ci vediamo o giovedí o tra una settimana con il prossimo 📖🖋❤.
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Come Shakespeare e la sua Giulietta
RomanceIN REVISIONE Elia Rossini, un nome d'altri tempi, per un ragazzo - ormai uomo - decisamente all'antica, che ai videogiochi e allo sport, ha sempre preferito una sana e coinvolgente lettura e alle serate nei locali, ampliare le proprie conoscenze cul...