"Non c'è niente che ti rende più folle del vivere in una famiglia.
O più felice.
O più esasperato.
O più... sicuro."
(Jim Butcher)GIULIA
«Ehi tesoro, sono corsa qui, più veloce che ho potuto.
Come stai?» esclama Krista, con la voce colma di preoccupazione, entrando nella mia nuova casa, dopo che, ormai una ventina di minuti fa, l'ho chiamata, piuttosto disperata, per raccontarle quanto appena accaduto con EliaAl che, abbattuta, io rispondo «Come vuoi che stia? Sono distrutta Krista»
«Ed Elia? Non è ancora rincasato?» mi domanda perciò la mia amica, dirigendosi verso la cucina, dove versa un goccio d'acqua per sé stessa ed anche per me
«No e non ha risposto né alle mie chiamate, né ai miei messaggi...
Sinceramente, inizio ad essere anche un po preoccupata» rispondo, accettando il bicchiere da lei offertomiAl che, tentando di rincuorarmi, lei ribatte «Figurati tesoro, quel ragazzo è tutto tranne che scemo... sarà solo andato da qualche parte a schiarirsi le idee...
Piuttosto, Audrey?»«Fortunatamente è con mia madre e mia sorella, nella vecchia casa...
L'ultima cosa che voglio, in questo momento, è che lei scopra l'identità di suo padre, in un modo così devastante» rispondo, scuotendo la testaAl che, dispiaciuta, lei domanda «E' stato così brutto?»
«Non puoi capire quanto...
vedere quell'espressione sul suo volto, leggere la delusione nei suoi occhi... capire di averlo ferito a morte... io... dannazione!» confermo, lanciando la prima cosa che mi capita tra le mani, ovvero un guanto, contro allo stipite della portaKrista cerca quindi di tranquillizzarmi «Ehi Giu, calmati! Quel povero guanto non c'entra nulla e soprattutto, non assumerti più colpe di quante tu non ne abbia...
Io ero con te quando hai fatto il test, risultato poi positivo, ero con te quando hai messo il suo bene davanti al tuo, perché aveva appena perso sua madre e sono rimasta con te anche quando lui ti ha abbandonata, quindi so che hai fatto tutto il possibile per renderlo partecipe... forse hai sbagliato a tenerglielo nascosto quando siete ritornati assieme, ma nulla più, nulla che giustifichi questo trattamento»«Non lo so... so solo che spero Audrey non paghi le conseguenze di un mio errore» dico quindi io, ma vengo interrotta proprio dal mio fidanzato, che entra in casa, esattamente in quel momento ed esclama
«Non accadrà, tranquilla...
Non sono più quel genere di uomo»«Elia! Dio sei qui!» grido quindi, sollevata, andandogli incontro
Tanto che lui annuisce e con leggero distacco, risponde «Certo che sono qui... avevo solo bisogno di confidarmi con qualcuno che mi potesse capire, ma adesso sono pronto ad ascoltare anche te»
«Davvero?» chiedo conferma io, incredula che sia così ben disposto ad ascoltarmi
«Certo» risponde il mio fidanzato
Al che, giustamente, la mia migliore amica, sentendosi di troppo, ci saluta «In questo caso, vi saluto, ma vi prego, pensate soprattutto ad Audrey.
Ciao ragazzi»«Ciao Kris e grazie» dico, ricambiando il saluto
«Si, ciao Krista.
Allora, ci siamo?»«S..si, ma andiamo a sederci sul divano» gli rispondo, una volta rimasti soli, soffermandomi però prima a prendere, dal mobile del salotto, un album di foto
Al che, una volta che ci siamo accomodati, sospirando, lui afferma «Sono qui...
Dimmi tutto... dal principio»«Si...
Ecco vedi, è cominciato tutto verso la fine di maggio, quando ho iniziato a sentirmi male... non so se ti ricordi, ma faticavo anche a studiare per gli esami, talmente non mi sentivo bene»
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Come Shakespeare e la sua Giulietta
RomanceIN REVISIONE Elia Rossini, un nome d'altri tempi, per un ragazzo - ormai uomo - decisamente all'antica, che ai videogiochi e allo sport, ha sempre preferito una sana e coinvolgente lettura e alle serate nei locali, ampliare le proprie conoscenze cul...