Capitolo 25 ~ Dostoevskij

125 7 0
                                    

"Non passione ci vuole, ma compassione, capacità cioè di estrarre dall'altro la radice prima del suo dolore e di farla propria senza esitazione."
(Fëdor Dostoevskij)

7 ANNI PRIMA

ELIA

«Ehi» esclamo, raggiungendo Giulia in sala d'aspetto, dopo aver passato circa un'ora nella camera di mia madre, lasciandomi cadere malamente su una delle scomode e asettiche seggiole in plastica.

«C...ciao, come va?» mi domanda quindi lei, quasi imbarazzata, distogliendo lo sguardo dalla rivista che, prima del mio arrivo, era intenta a sfogliare e puntandolo verso di me.

Al che, abbozzando un sorriso nervoso, dovuto alla sempre più elevata preoccupazione, io rispondo «Domanda di riserva?».

«Emh non... non saprei...
Vuoi... vuoi parlarne?».

So che non sa come comportarsi, ma apprezzo che ci stia provando.

«Credo... credo di si, anche perchè, per il momento, non potrei fare null'altro neppure volendo, quindi ne ho proprio bisogno» rispondo perciò, mentre lei, quasi senza rendersene conto, mi afferra una mano e la stringe nella sua.
Al che prendo un respiro profondo e inizio il mio racconto «Vedi, forse ormai l'avrai intuito, ma dentro quella stanza d'ospedale, c'è mia madre.
Lei è... è molto malata, lo è ormai da tempo»

«Vedendo te e tuo padre così preoccupati, si, lo avevo capito... ti va di dirmi cos'ha?»

«Si... un paio di anni fa, durante un normale controllo di routine, purtroppo le hanno trovato un cancro al seno, che ha reso necessaria una mastectomia... un qualcosa che, già di per sé, per una donna, é duro da sopportare.
Il lato positivo é stato che, dopo l'operazione, sembrava essere tornata quella di una volta... stava bene, stava bene davvero.
Sennonché, qualche mese fa, hanno scoperto che la malattia si era ripresentata, sta volta ai polmoni e se possibile, in modo ancora piu aggressivo.
Ovviamente lei ha iniziato, fin da subito, chemioterapia e radioterapia, ma la situazione sta drasticamente peggiorando, tanto che oggi ha avuto un collasso respiratorio che poteva costarle caro» finisco di spiegare, con gli occhi che mi pizzicano per le lacrime che minacciano di uscire.

Ma il dolore quest'oggi è davvero troppo, lo intuisce lei stessa, tanto che, dispiaciuta, si affretta ad esclamare «Oh mio Dio! Elia mi.. mi dispiace cosí tanto...
Ma perchè non me ne hai mai parlato?».

Seppur io noti il suo reale interessamento, però rispondo comunque «Per qual motivo avrei dovuto farlo, Giulia?
Per farmi compatire? Per comprare un affetto, che in realtà non è altro che finzione?
Non l'ho mai voluto.
Lo odierei e odierei me stesso.
Ecco perché ho preferito tenerlo nascosto a tutti, tranne che ad Alex, che essendo il mio migliore amico, di me conosce tutto».

Forse sono stato un po' brusco, ma in fondo ho detto solo la pura verità.
La malattia di mia madre non é e mai dovrà essere un pretesto.

«Come disse Dostoevskij, compatire non é fingere affetto, ma solo volere un bene enorme e provare un gran dispiacere.
Quindi, anche se ti capisco, mi ferisce che nonostante io mi sai aperta con te, riguardo al mio passato, tu non ti sia sentito di fare lo stesso» risponde però lei, stringendo la mia mano ancora piú forte e lasciandomi così attonito.

Al che mi alzo di scatto e ribatto «Non è per te Giulia, credimi, è un mio problema, qualcosa che sento da sempre, un trauma che mi porto fin da piccolo... nonché lo stesso motivo per cui non ti ho mai fatta venire a casa mia».

«Oh...
Ma certo! Tu non... non volevi che scoprissi della malattia di tua madre!» realizza quindi lei, sempre più abbattuta, alzandosi a sua volta e accarezzandomi un braccio.

«Già...
Come ho detto, odio fare pena.
Preferisco l'indifferenza, alla finzione».

«Ti ribadisco che lo capisco, credimi, ma sappi che il mio affetto non è affatto finto e che tu non mi fai per nulla pena, anzi, tutt'altro, da ora in poi ti prometto che sarò, per te, un vero incubo e ti tormenterò più di quanto abbia mai fatto finora.
Tu però non mi chiudere fuori, ok?».

Mi guarda fissa negli occhi, parla con dolcezza e sincerità e io mi sciolgo.

«Va bene».

«Promesso?» chiede conferma, porgendomi il mignolo, come in quelle promesse che si fanno da piccoli.

«Promesso» rispondo, intrecciando il mio dito al suo e improvvisamente, il mio cuore si apre in due, un fiume in piena distrugge la corazza che avevo eretto, colpendomi in pieno e trascinandomi in un baratro di emozioni che non sapevo neanche di poter provare, ma che fanno dannatamente bene.

Spazio Autrice:
Ciao a tutti, ragazzi e ragazze e benvenuti in questo nuovo capitolo, in cui, nel passato, Elia rivela tutta la verità sulla malattia di sua madre, a Giulia, che lo conforta a modo suo.
Detto ciò, se vi va stellinate e fatemi sapere che ne pensate.
Un bacio e ci vediamo o già giovedì oppure domenica/lunedí con il prossimo 📖🖋❤.

Come Shakespeare e la sua GiuliettaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora