Capitolo 42 ~ Sogno di una notte di mezza estate

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"Una famiglia è anche, forse soprattutto, fatta di voci che si intrecciano, è un linguaggio comprensibile solo a chi lo pratica, una rete di ricordi e di richiami."
(Natalia Ginzburg)


ELIA

E' passato qualche giorno da quando ho portato Giulia fuori a colazione e anche se non abbiamo ancora ben definito il nostro nuovo rapporto, si può dire che le cose stiano andando sempre meglio, tanto che sembriamo quasi aver ritrovato la complicità e la coesione di una volta.

Ma a differenza di sette anni fa, Giulia non è più sola, ha una bambina di cui prendersi cura e se io voglio pensare, anche solo minimamente, di avere ad un futuro con lei, devo includere nella mia prospettiva di vita anche quest'ultima, imparare a conoscerla e a farmi conoscere e spero, pian piano, amare.

Motivo per cui, questa sera, ho preparato una sorpresa, che spero le lascerà senza fiato.

«Elia dove ci stai portando?»

«Si infatti, la mamma ha ragione, dove stiamo andando?»

«In un posto che spero piacerà ad entrambe» rispondo infatti, alle loro naturali domande, mentre, in auto, ci dirigiamo verso la nostra destinazione, per poi alzare il volume della radio ed ammutolirmi.

Dopodiché, quando finalmente giungiamo nel luogo prescelto, uscita dall'abitacolo, Giulia non può fare a meno di balbettare «M..ma Elia è... è...»

«La sala giochi dove andavamo spesso assieme, sette anni fa» rivelo, annuendo e abbozzando un sorriso, sperando ne sia contenta

E fortunatamente, dopo un leggero tentennamento, cosí é «Wow, é fantastico!
Pensa che da allora io non ci sono mai tornata»

«Dici davvero?» chiedo, sorpreso

Al che, facendosi seria, lei risponde «G...già.
Quando diventi mamma cosí giovane, devi crescere tutto d'un botto e certe cose passano in secondo piano.
Senza contare che se anche avessi voluto tornare, Audrey era troppo piccola per la maggior parte delle attrazioni, quindi...»

La figlia, elettrizzata, però la interrompe, prima che possa terminare «Beh ma adesso sono grande abbastanza e voglio entrare, andiamo?» per poi prendere le mani di entrambi - un gesto che, non lo nascondo, mi lascia piacevolmente sorpreso e credo anche Giulia - e ci trascina verso l'ingresso.

«Allora tesoro, a cosa vorresti giocare?» le domanda poi, una volta entrati, sua madre

«Non lo so mamma.
Ci sono così tanti giochi tra cui scegliere, che non so proprio da dove iniziare» risponde quindi lei, guardandosi attorno, per poi rivolgersi a me «Elia, tu a cosa vorresti giocare?»

«Oh emh... a ciò che preferisci Audrey» rispondo perciò io, mentre passeggiamo tra i vari giochi e il primo a cui la piccola sceglie di fermarsi è uno stand dove colpire dei barattoli di latta con delle palline, cosí da guadagnare piú punti possibili.

Dopodiché, terminate due partite, riprendiamo a girare per la sala, finché però, ad un certo punto, Giulia non si blocca e ridacchiando, esclama

«Che mi dici Elia, vuoi la rivincita?»

Ed è allora che noto, alle sue spalle, il toro meccanico che, durante la nostra relazione, mi ha provocato numerose brutte figure, visto che non vi è stata volta dove lei non mi abbia battuto, tanto che, con voce tentennante, rispondo
«Non so se sia il caso, insomma non siamo più due ragazzini e...»

«Tutte scuse... cos'è, poeta maledetto, hai forse paura?» mi interrompe però lei, lanciandomi una sfida

Al che, essendo piuttosto competitivo, io non posso che rispondere «Io? Mai.
Andiamo» per poi dare via alla gara... gara che si conclude nel peggiore dei modi

«Si, si, si! Ti ho nuovamente stracciato... certe cose non cambiano mai»

«Hai ragione... certe cose non cambiano proprio mai» commento, mentre Giulia esulta per la vittoria,  ma alludendo in realtà al sentimento che tuttora provo per lei

«Si ma mamma, io mi sto annoiando» esclama però Audrey, sbuffando e incrociando le braccia al petto

Al che sua madre le accarezza il capo e afferma «Hai ragione amore, scusa»

«Già Audrey, scusala, la mamma è giusto un po troppo competitiva» intervengo però io, lanciandole una simpatica frecciatina

Tanto che, ridacchiando, lei mi da una leggera spinta e ribatte «Scemo... come se tu non lo fossi».
Dopodiché però ritorna a rivolgersi a sua figlia «Adesso amore a cosa vorresti giocare?»

«Non so, io...
Noo, non ci credo! Quello è il peluche di Winnie... Elia, ti prego, me lo peschi?» risponde quindi lei, avendo notato, a pochi passi da noi, le macchinette che ti permettono di pescare i pupazzi

Non avendo molta voglia, però tentenno «Emh...»

Al che, da perfida quale é, ridendo sotto ai baffi, Giulia mi incoraggia  «Eddai Elia, pescaglielo»

«E va bene» mi arrendo quindi io, per poi concentrarmi proprio sulla macchinetta «Aggeggio del diavolo, a noi due»

E dopo numerosi tentativi e circa venti euri buttati via, finalmente riesco a pescarle il tanto desiderato pupazzo

«Yee, grazie Elia» esclama quindi lei, abbracciandomi

«Prego piccola.... Ora che ne dite se andiamo a mangiarci pizza e patatine fritte al ristorante al piano di sopra»

«Che non vediamo l'ora, giusto tesoro?»

«Si mammina» risponde la piccola e più le guardo, più un immagine si fa spazio dentro di me, un desiderio recondito, un sogno irrealizzabile, o forse no...

Spazio Autrice:
Ciao a tutti, ragazzi e ragazze e benvenuti in questo nuovo capitolo,
in cui, tornando al presente, assistiamo ad un tenero momento tra Elia, Giulia e la piccola Audrey, proprio alla famosa sala giochi e non é finita qui.
Detto ciò, se vi va stellinate e fatemi sapere che ne pensate.
Un bacio e ci vediamo domenica/lunedí con il prossimo 📖🖋❤.


Come Shakespeare e la sua GiuliettaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora