5. Soltanto Kim

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È passata quasi una settimana. Kim Taehyung non mi ha più contattato - forse c'entra anche il fatto che ho bloccato il suo numero -, e non potrei essere più felice di così. Tutto è tornato alla normalità. Studio, lavoro, studio, lavoro... Come in questo momento.

Ovviamente, non potevo aspettarmi che bastasse fare il corriere, per sopravvivere. Sono pronto per andare a casa e farmi da mangiare, quando il telefono vibra. Ma chi ordina del cibo alle undici di sera?

La fortuna di fare il rider è che posso lavorare quando sono libero, senza preoccuparmi di saltare le lezioni. È tardi, ma il richiamo dei soldi si fa sentire.

«Ordine accettato, dove devo portarlo...» borbotto sincronizzando il GPS con l'indirizzo scritto sul display del mio cellulare.

Il nome della via mi è familiare, ma non ci penso troppo, con tutte le consegne che faccio penso di aver attraversato ogni strada della città almeno una volta. La sensazione di inquietudine che mi abbraccia mentre raggiungo la meta, però, mi è totalmente estranea, e la comprendo solo quando ormai ho spento il motore dell'auto.

Kim Taehyung.

Sì, potete leggerlo con il tono di voce del padre di Timmy Turner quando dice "Dinkleberg". Io l'ho pensato così.

Mi avvicino al cancello con i sacchetti di Panda Express e suono al campanello.

La figura di Taehyung - che oggi ha i capelli incredibilmente e completamente azzurri - si rivela da dietro al portone, il broncio sul suo volto evapora quando il suo sguardo incontra il mio.

«Non ci credo che sei davvero tu» mormora soddisfatto, prima di aprire il cancello. Io resto interdetto, senza scollare gli occhi dall'inferriata davanti a me che una volta mi ha salvato dalla furia di questo tizio strampalato.

«Devo portartelo io dentro?» domando, per niente divertito. Probabilmente ha anche i servi che lo vestono.

«Come fai a mangiare tutta questa roba da solo» commento stizzito, appoggiando le borse sul tavolo, quando noto che oltre a lui non c'è nessuno in casa. Taehyung chiude la porta.

«In realtà, pensavo che avremmo potuto cenare insieme» dice, osservandomi attentamente come per studiare la mia reazione, che non tarda ad arrivare.

Alzo un sopracciglio, poi gli lancio un'occhiataccia.

«Non vedo perché. Ma tu inviti tutti quelli che ti portano il cibo a mangiare insieme?» Insomma, non poteva sapere che sarei stato io ad effettuare la consegna. Non gli avevo nemmeno detto per quale azienda faccio il rider. Lui saltella sui piedi, a disagio.

«N-no, ma immagino che tu non abbia ancora messo niente sotto i denti. Non avrei fatto entrare qualcun altro, ma sapevo che saresti arrivato tu. Ho il terzo occhio.» Nonostante il suo sorriso da pieno di sé, non mi è sfuggito il modo in cui ha balbettato. E, nonostante tutte le cavolate che sta sparando, devo ammettere che su qualcosa ha ragione. Sto morendo di fame, e il profumo dell'orange chicken e del riso fritto che proviene dalle buste di carta mi fa venire l'acquolina in bocca. Mi rassegno.

«Okay, ma solo perché non ho voglia di cucinare nulla e perché son sicuro che metà di questa roba andrebbe buttata via» sentenzio, cercando di ignorare i suoi versi di esultanza.


«Spiegami perché l'hai ordinato se non riesci a mangiare il piccante» lo addito, puntandogli addosso una coscia di pollo Kung Pao. Lui scrolla le spalle.

«Speravo che piacesse a te» confessa, evitando il mio sguardo. Ammutolito dalla sua sincerità, continuo a mangiare in silenzio, cercando una frase da usare per rispondere. Mi sembra davvero che ci tenga a far colpo. Ha scelto la persona sbagliata. Non è colpa mia se non mi piacciono i ragazzi, però mi dispiace.

dear delivery boy [taekook]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora