22. Sottopelle

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Jimin è raggelato dalla voce alle sue spalle, e noi veniamo colpiti da una sorta di mutismo collettivo, quando Yoongi prende posto accanto a lui.

«Stavi raccontando agli altri della nostra notte insieme, giusto? Gli hai già detto di come sei scappato via prima che mi svegliassi?» domanda, portandosi alla bocca un grissino, prima di sgranocchiarlo distrattamente. «Anche se mi sembrava volessi dimenticare tutto.»

Il nostro amico non spiccica parola, la sua faccia ha assunto lo stesso colore dei pomodori maturi, e sembra parecchio in difficoltà. Non so assolutamente come aiutarlo: vorrei farlo, davvero, ma sono senza parole, come se sapessi che intromettermi mi causerebbe una morte istantanea. Mi basta vedere l'espressione di Yoongi, il cui sorriso non raggiunge gli occhi neri, che ispezionano il volto di Jimin.

«Lo hai fatto perché non sono stato abbastanza bravo, per te?» prosegue il mio amico, e a questo punto credo che dovrebbe fermarsi, ma non ne vuole sapere. «Oppure adesso che hai avuto quello che volevi non ti servo più?»

«I-io...» balbetta Jimin, gli occhi lucidi. «Ho solo paura di non p-piacerti.»

Yoongi sbatte le palpebre, incredulo, lasciando il tempo al minore di alzarsi e scappare via.

«Che tatto» commenta Taehyung, e lo fulmino con lo sguardo, ma sotto sotto penso che abbia ragione. Scuoto la testa, prima di alzarmi in piedi a mia volta.

«Siete proprio due idioti» dico a Yoongi, prima di seguire Jimin.

«Chim, aspetta!» lo chiamo, ma il mio amico non si ferma. Come se non sapesse che sono più veloce di lui e pensasse di avere una chance.

Gli sbarro la strada, mettendomi davanti a lui, e gli accarezzo la testa.

«Non piangere, Chim. Yoongi è stato un coglione, ma ha parlato così solo perché era ferito» gli spiego sorridendo, asciugandogli le lacrime col pollice.

«Come mai dovrebbe essere lui quello ferito?» ribatte rabbioso, tirando su col naso. Come fa a non averlo ancora capito?

«Perché non lo chiedi a lui?» replico io, accennando con la testa al ragazzo dietro di lui, col fiatone per la corsa e le mani appoggiate sulle ginocchia.

«Jimin

Il mio amico non si gira. Non capisco se sia bloccato dalla paura o se non voglia voltarsi per fargli un torto.

«Guardami, Jimin» gli intima Yoongi, ma lui resta ancora immobile. Riesco a scorgere la sua espressione corrucciata e capisco che non lo fa per ripicca. Jimin è terrorizzato.

Anche Yoongi, però. Non gli ho mai visto uno sguardo tanto sofferente e intenso in volto.

Lo afferra per il braccio e lo costringe a voltarsi. Quando si rende conto che Jimin non è arrabbiato sembra sollevato, e a quel punto gli getta le braccia al collo e lo stringe a sé.

«Non penserai di poter scappare da me» sibila al suo orecchio – anche se lo sento benissimo pure io –, ostentando una sicurezza che in realtà gli manca, lo vedo dalle sue mani tremanti. «Ci ho messo così tanto per afferrarti... Non ti lascerò andare nemmeno se mi preghi in ginocchio.»

Jimin sembra cristallizzato, non muove un muscolo per qualche secondo, però dopo poco alza le braccia e le frappone tra se stesso e Yoongi, che lo guarda angosciato, aspettandosi un rifiuto.

Ma poi Jimin sorride timidamente, stringendo il tessuto che copre il petto del ragazzo di fronte a lui.

«In ginocchio potrai metterti tu quando mi chiederai di sposarti» ridacchia, prima di appoggiare le sue labbra su quelle del maggiore, che ricambia con passione, e io capisco che è il momento giusto per levare le tende.

dear delivery boy [taekook]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora