73. Caro ragazzo delle consegne (Finale)

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Non mi aspetto che Taehyung esca davvero da casa Hayes dopo soli quindici minuti.

E infatti, il tempo continua a passare, ma il portone non si apre. Non mi preoccupo perché non sento urlare, ma soprattutto perché so benissimo quanto il mio ragazzo abbia atteso questo momento.

Un confronto diretto con sua madre dove lui viene realmente visto da lei.

Quindi non mi pesa starmene qui fuori. Resto seduto sul secondo scalino dell'ingresso per un po', poi mi alzo e mi guardo intorno, ammirando le infinite tonalità che colorano il giardino.

Mi immagino un piccolo Taehyung che gioca tra i fiori, e una volta rimproverato dai genitori decide di armarsi di carta e pastelli per rappresentare il mondo variopinto che esplode davanti ai suoi occhi. Chissà se è davvero andata così.

Il quadro è talmente nitido nella mia testa, che in qualche modo l'idea non mi sembra tanto lontana dalla realtà.

Taehyung è cresciuto qui. Qui è dove probabilmente è nata la sua passione per l'arte.

Un posto il cui giardino ricorda la nostra radura in mezzo al bosco.

E riesco a comprendere perché sia diventato com'è ora, circondato da tanta bellezza.

Sento uno scricchiolio alle mie spalle e mi volto in direzione della porta blindata.

Taehyung è svelto a raggiungermi, il braccio allungato verso di me, e la sua mano raggiunge la mia automaticamente.

«È stato un piacere vedervi.» La mia testa scatta in alto. Soojin è rimasta sulla soglia, le dita richiuse attorno alla maniglia. «Mi dispiace di averti lasciato qua fuori per tutto questo tempo» si rivolge solo a me, adesso. Trattengo il mio sguardo sul suo volto soltanto per un paio di secondi, notando gli occhi leggermente arrossati.

«Non si preoccupi, signora Hayes» rispondo in fretta.

«Puoi continuare a chiamarmi Soojin.» Mi irrigidisco un istante, ma il sorriso che balena sul suo viso mi rincuora. «Spero che... Spero che torniate a trovarmi presto.»

«Certo. Arrivederci, Soojin.» Non so se fosse il caso di dirle di sì, o se gli occhi rossi dovrebbero essere un cattivo presagio, ma ho la sensazione che sia andato tutto per il meglio.

Ne ho la conferma quando Taehyung si gira a guardarla, le dita ancora intrecciate alle mie, e le sorride lievemente.

«A presto, mamma.»

🌈🌈🌈

Riesco a trattenere la mia curiosità solo per poco, giusto il tempo di uscire dal vialetto e raggiungere l'auto in parcheggio. Quando saliamo sulla vettura studio il suo volto, lo stesso rossore che tinge le sue palpebre, il segno delle lacrime lungo le sue guance.

Lui si accorge del mio sguardo insistente, e le sue labbra si piegano verso l'alto, prima di rispondere alla mia domanda silenziosa.

«Mi ha chiesto di portarle qualche foto mia, quando tornerò a trovarla. Una di quelle scattate da te. E anche quelle che ho fatto io, e vuole un mio dipinto» annuncia, le parole che inciampano una sull'altra per la velocità con cui le fa rotolare sulla sua lingua.

«Ha detto che non vuole un tuo nudo, però» aggiunge poi, l'espressione contrariata mentre io mi sbellico dalle risate.

«Lo spero bene!»

La mia risata si spegne sotto il suo sguardo, fisso su di me, che pare mandarmi mille messaggi tutti insieme.

«Come... Come ti senti?» Gli accarezzo una guancia, che lui spinge contro il mio palmo crogiolandosi nel tepore del mio tocco.

dear delivery boy [taekook]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora