63. Se c'è un'altra possibilità

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Non sono sicuro di potermi permettere di stare al volante, con tutto l'alcol che ho in corpo. Se mi fermassero probabilmente rischierei la patente ed entrambi i miei posti di lavoro, ma la mia mente è concentrata su un unico pensiero.

Devo trovare Taehyung.

Devo scusarmi e convincerlo a perdonarmi, riportarlo a casa – o farmi riportare a casa – e spiegargli tutto.

Ho provato a chiamarlo un sacco di volte, ma non ha risposto. Ad un certo punto è partita la segreteria telefonica. La voce di Taehyung che invita chiunque lo stia chiamando a non provare di nuovo a disturbarlo è partita un paio di volte prima che io accettassi di non riuscire a raggiungerlo al cellulare. Con le mani tremanti, ho rimesso il telefono in tasca e ho cercato le chiavi dell'auto.

Nemmeno per un secondo mi sono chiesto se Taehyung sarebbe tornato a casa sua, e ho ingranato la marcia diretto nel solo posto in cui sono convinto di trovarlo.

Svolto a destra all'angolo e appena raggiungo il parcheggio del locale prendo a guardarmi intorno, in cerca della sua Mustang. Il battito del mio cuore vacilla quando mi rendo conto che non c'è, ma non ho intenzione di andarmene prima di aver controllato dentro.

Faccio fatica a respirare, il fantasma dei singhiozzi dovuti al pianto mi blocca la gola e mi rende difficile buttar fuori l'aria. Scendo dall'auto e, come se i miei movimenti fossero rallentati da una forza invisibile che mi tira indietro, mi trascino fino all'ingresso.

Appena apro la porta, vengo travolto dal vento fresco del condizionatore situato sopra all'entrata del Vixxxen, e stringo le mani in due pugni. Un condizionatore.

Kevin alza lo sguardo pigramente, ma i suoi occhi si spalancano quando incontrano la mia figura.

«...Jin! Jinnie, c'è Jungkook!»

Già il fatto che non mi abbia chiamato "il fidanzato di Taehyung" mi fa immaginare che quest'ultimo sia passato di qua, e il mio battito cardiaco aumenta. Forse... Forse non è ancora troppo tardi.

Il proprietario del locale arriva in fretta e furia dal corridoio, e me lo trovo davanti dopo pochi secondi, il fiato corto e l'espressione stralunata.

Mi guarda per un momento, studiando il mio volto, o forse sta solo aspettando che io apra bocca e dica qualcosa, ma le parole non vogliono staccarsi dalla mia lingua.

Prendo comunque coraggio e provo a parlare.

«J-Jin- T-Taehyung è-»

La mia voce, già flebile, viene smorzata dal pugno che mi colpisce diretto sul naso.

🌈🌈🌈

«Ecco, tieni.»

Kevin mi passa la borsa del ghiaccio da dietro al bancone. Io la afferro esitante, poi mi volto a guardare Seokjin, seduto sullo sgabello accanto a me, e la porgo a lui, che me la toglie dalle mani con un sibilo infastidito.

«Di che cazzo sei fatto, adamantio?» domanda, posando la borsa sulle sue nocche arrossate. Vorrei mostrargli come chiudere un pugno per non farsi male da soli e tirare un gancio serio, ma ho come l'impressione che mi attaccherebbe di nuovo.

E al momento, sarei contento che mi picchiasse, soprattutto penso di meritarmelo, però temo che sarebbe Seokjin a ferirsi se questo è il suo modo di farlo.

«Mi dispiace» mormoro.

«Non è con me che dovresti scusarti, idiota.» Seokjin soffia sulla chiazza violacea che gli ricopre la mano, indispettito. «Non posso credere che mi hai fatto saltare i nervi così tanto da dartele, e non ti sei nemmeno fatto male.»

dear delivery boy [taekook]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora