48. Panacea

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«Davvero, Tae, forse dovrei farmi una doccia prima» farfuglio, cercando di capire se ho sudato o no lavorando.

«Ti stai tirando indietro, Jeon?» ribatte lui, facendo girare le manette attorno al suo indice. «Magari hai paura di lasciarmi prendere il controllo.»

Deglutisco. Come se potessi aver paura di lasciargli fare quel che vuole di me. I brividi che mi percorrono la schiena mentre il mio ragazzo mi tira verso la camera da letto sono decisamente dovuti a qualcosa di diverso dalla paura.

«Dicevo per te» borbotto, lasciandomi guidare fin dentro alla stanza.

«L'unica cosa che puoi fare per me è metterti comodo» replica Taehyung, spingendo debolmente una mano contro il mio petto.

Lo assecondo, mi lascio ricadere sul materasso e mi tiro indietro, alzando le braccia verso di lui così che possa ammanettarmi.

Taehyung mi afferra un polso, fa ruotare l'acciaio intorno alla mia pelle e richiude la manetta con uno scatto. Tira la catena e la fa passare dietro al supporto della testata del letto e poi serra l'altra manetta attorno alla mia mano libera.

«Probabilmente avrei dovuto spogliarti» riflette. Sembra pensarci per qualche attimo, ma poi fa spallucce e ritorna a guardarmi.

«È stata una giornata pesante, vero?» domanda, senza davvero aspettarsi una risposta. Io annuisco, seguendolo con gli occhi mentre prende posto sul letto e si fa spazio in mezzo alle mie caviglie. «Ti aiuterò io a rilassarti, adesso.»

Taehyung mi accarezza le gambe, salendo lentamente fino alle ginocchia, all'orlo dei miei pantaloncini. Intrufola le mani sotto al tessuto e prende a massaggiarmi le cosce, spingendosi fin dove riesce ad arrivare, sfiorandomi i boxer.

«Sai, Kookie... Di solito mi piace scartare i pacchi con calma, e gustarmi il momento in cui li apro. Ma tu mi fai diventare impaziente» dice leccandosi le labbra, prima di spalancarmi le cosce con un movimento secco. «Vorrei strapparti questi vestiti di dosso all'istante.»

«E cosa ti ferma?» domando con un filo di voce, mentre lui sfila le mani da sotto ai miei pantaloni e si avvicina ancora, premendo i polpastrelli sul mio torace.

«Voglio fare le cose fatte bene perché ci tengo. Voglio che tu te lo goda almeno quanto sto per godermelo io» mi spiega, tirando la camicia e la t-shirt sottostante su per l'orlo, scoprendomi il petto. «E non vorrei che mi credessi soltanto un cretino arrapato.»

«Ma tu sei arrapato... Spero» commento ridacchiando, sorvolando sull'altro aggettivo che ha usato per descriversi, per evitare che si fermi. Anche io sono eccitato, dopotutto.

«Non preoccuparti, ragazzo delle consegne. Ti ho legato per non farti scappare, non per lasciarti qui. Ho intenzione di liberarti solo quando sarai completamente soddisfatto.»

Oh, sono sicuro che mi soddisferà.

Taehyung è l'antidoto contro tutti i miei mali, è il mio rimedio definitivo, e sento che sta già facendo effetto, guarendomi e cancellando dalla mia mente e dal mio cuore ogni ferita con un bacio.

«Jungkook... fai palestra, vero? Sei così...» mormora, lasciando la frase in sospeso. Si abbassa ad accarezzarmi il petto, poi prende a stuzzicarmi i capezzoli stringendoli tra il pollice e l'indice e diamine, nessuno l'aveva mai fatto prima. Non sono abituato a ricevere attenzioni proprio lì.

«Sei un po' sensibile, o sbaglio?» mi canzona, osservando come mi mordo il labbro per trattenere un gemito, prima di calarsi a mordicchiare uno dei miei capezzoli.

Ho l'istinto di afferrare la sua testa fra le mani, ma le manette mi bloccano, lasciandomi con un senso di frustrazione per la mancata mobilità. Entro la prossima mezz'ora sono quasi certo che i miei polsi saranno imbrattati da segni rossi.

dear delivery boy [taekook]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora