Chapter 18 - Helping April

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Rimango per qualche secondo, in attesa della mia bevanda e in quel frangente mi perdo nei pensieri.
L'unico che in questo momento mi assilla, è dove sia April e il perché non risponda al cellulare.
Sinceramente sono molto preoccupata, ho paura che sia capitato qualcosa... ma i media non avrebbero tardato a diramare qualche notizia di questo tipo.

Perciò cosa diamine potrebbe essere successo?

« Ciao Amber, come stai? »
Non appena odo alle mie orecchie, la voce calma e pacata di Taiki, mi distolgo dai miei pensieri, volgendo lo sguardo verso di lui abbozzo un sorriso salutandolo:
« Ehi Taiki, che bello vederti! »
Scosta la sedia per accomodarsi vicino a me, avvicinando il suo viso al mio lasciandomi un bacio sulla guancia.
« A giudicare dalla tua espressione, sembri preoccupata... che succede? »
Nel frattempo arriva il cameriere con la mia ordinazione, poggiando il bicchiere di vetro sul tavolo.

Sorseggio lentamente il liquido dalla cannuccia, fissandolo dritto negli occhi gli comunico:
« Sono preoccupata per la mia amica! »
« Quale delle quattro? »
Chiede impensierito.
« April, da quando è andata a trovare i suoi genitori in Texas non si è fatta più sentire... ho tentato moltissime volte di rintracciarla, ma il cellulare risulta sempre spento»

Poggia una mano sul mento, mentre sul suo volto si forma un espressione atterrita mi domanda:
« Molto strano... fino ad ora, April si è comportata così?»
« No, mi chiamava sempre... deve essere successo qualcosa, mi auguro nulla di grave»
Incrocia i suoi estasianti occhi viola, con i miei nerissimi, assumendo un espressione confusa dichiara:
« So che ti sembrerà strano, ma io ho il dono di poter leggere nella mente. Potrei dare uno sguardo ai pensieri della tua amica, per sapere cosa le sia accaduto! »
Afferma deciso.
« Wow, straordinario! Non mi aspettavo leggessi la mente... d'accordo allora fallo! »
Affermo.

Prende entrambe le mie mani, chiudiamo gli occhi entrambi e in quel momento riesco ad avere delle visioni.
Appare il viso di April; è triste, non fa' altro che singhiozzare ripetendo:
« Perché!? Perché!? Mio padre è crudele! »
Avverto un calore intenso espandersi per tutto il mio corpo e subito dopo riapriamo gli occhi.
Ancora confusa da ciò che ho appena visto, ripenso alla disperazione della mia amica e alla sensazione di oppressione provata.
Taiki poggiandosi una mano sulla fronte madida di sudore, afflata, mentre i suoi occhi viola emanano una luce fluorescente.
Alchè preoccupata da ciò che gli sta capitando, gli domando:
« Stai bene? Forse hai sprecato troppe energie? Mi dispiace tanto!»
Lui abbozza un sorriso, rassicurandomi:
« Tranquilla Amber, questo mi capita quando mi concentro. Nulla di preoccupante! »
Meravigliata esclamo:
« Ma come ci sei riuscito!? Sei stato incredibile, nessuno mai era stato capace di fare una cosa simile! »
« Purtroppo non posso dirtelo, mi è proibito. I miei fratelli se sapessero che ti ho confidato tale segreto, sarebbero costretti a usare misure drastiche! »
Sgrano gli occhi incredula da tutto ciò che lui mi stia dicendo e scherzosamente affermo:
« Cosa farebbero... mi eliminerebbero? Sul serio Taiki, puoi fidarti di me. Ti prometto che il tuo segreto, sarà custodito. Sono curiosa di sapere come tu sia stato capace di fare questo genere di magia»
Lui ammutolisce di colpo, rimanendo con le braccia piegate sul petto con espressione contrariata in volto afferma:
« Mi dispiace Amber, ma non posso. Saresti in pericolo se io ti rivelassi la mia vera identità! E comunque adesso devo andare, ci si vede in giro! »

Si eleva di scatto dalla sedia, uscendo di fretta dal bar.
Rimango interdetta dalla sua reazione.
"Sembra avesse fretta di fuggire via da me, come se volesse nascondermi qualcosa.
Io, sono curiosa e perciò non mi arrenderò così facilmente senza sapere niente. Taiki, ha un segreto e io scoprirò di cosa si tratta... costi quel costi!
Per il momento, è meglio che mi affretti a portare via da lì la mia amica. Avendola vista disperata, sicuramente i suoi genitori le avranno giocato un brutto scherzo.
Adesso ne parlerò con le altre e dopo ci dirigeremo immediatamente da lei. "

Mi appresto a portarmi fuori da lì, dirigendomi alla mia auto e subito dopo salgo sulla vettura avviando il motore.
Giungo davanti la mia abitazione, scendo dalla macchina ed entro in casa dove ad attendermi ci stanno Josie e Lauren.
« Ragazze, dobbiamo partire immediatamente in Texas. Andiamo a riprenderci la nostra amica! »
Dichiaro decisa, mentre le mie amiche corrugando leggermente la fronte guardandomi attonite esclamano:
« Amber che ti prende?! »
Chiede Lauren confusa, poggiando i gomiti sul tavolo mentre mi osserva posare la mia giacca color salmone, sopra la spalliera della sedia.
« Partiamo in Texas! Chiederò a Bryan di prestarci il suo jet privato. Sicuramente il mio fratellino, non mi dirà di no! »

Sfilo il cellulare dalla tasca dei jeans bianchi, scorrendo sull'icona contatti alla ricerca del numero di mio fratello e appena lo trovo clicco immediatamente sull'icona.
« Non potresti chiamarmi nel momento, che io, non sono in udienza!? Cara sorellina?! »
Afferma infastidito digrignando i denti.
« Lo so, mi dispiace fratellone ma ho bisogno del tuo aiuto! »
Prontamente credendo mi occorresse del denaro, enuncia:
« Amber se è di soldi che... »
Lo interrompo bruscamente:
« No, Bryan volevo chiederti il favore di prestarmi il jet privato... ti prego! »
Ammutolisce per qualche secondo e subito dopo esclama:
« Cosa!? Ma Amber ti rendi conto, di ciò che mi stai chiedendo?! Tu hai ancora diciassette anni, non posso permetterti di guidare il jet. Mi dispiace, ma su questo non posso proprio accontentarti! »
Avverto il miscuglio di voci ( immagino di avvocati, giudici e quant'altro) richiamarlo in appello:
« Avvocato Madison! Ma le sembra questo il momento di mettersi a parlare al telefono!? Quante volte le ho detto di disattivarlo, durante le ore lavorative!? »
Lo sgrida il giudice.
« M- mi scusi, signor giudice! »
A denti stretti asserisce, tornando a rivolgermi la parola:
« Amber ti richiamo dopo, al momento sono impegnato. Non disturbarmi più! »
Approfittando di quel momento di confusione gli riformulo lo stesso quesito:
« Ok, allora siamo d'accordo, mi presterai il jet privato!? »
« Sì, sì, ciao. Adesso devo andare! »

Riattacco la chiamata soddisfatta, di averlo appena fregato.
Le mie amiche mi guardano divertite, sogghignando, ripensando immagino al giudice che aveva sgridato mio fratello.

Ci apprestiamo a preparare i bagagli, (quel che occorre... il necessario insomma).
E subito dopo ci rechiamo immediatamente alla villa di mio fratello.

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