Chapter 75 - Brought Back To Life

5 1 1
                                    

L'astronave oltrepassa il portale, e viene catapultata nella città di New York. I portelli si aprono e nell'immediato, ci portiamo all'esterno e in quel preciso istante, veniamo estasiati dalla visione che l'ambiente circostante ci offre. Immensi e altissimi grattacieli, sfiorano l'empireo. Selphie, osserva tutto ciò che la circonda e rimanendo meravigliata, esclama:
« Wow, sembra di essere a Esthar City! É una città fantastica!» alza gli occhi al cielo, prendendo in braccetto Irvine e insieme, rimangono lungamente a fissare tutto ciò che li circondava in quel momento.
Irvine, si porta una mano sul cappello, com'è solito fare, increspando le labbra in un sorriso.
« Hai proprio ragione amore, New York è una città bellissima in effetti. Fino ad ora, non avevo mai visto nulla di simile. Le città dove siamo stati mandati in missione, in passato non hanno nulla da invidiare a New York»
In quel frangente, i due scienziati, avevano già lasciato la navicella e si erano diretti sul luogo prestabilito, cioè verso la direzione che conduceva al cimitero, all'insaputa dei presenti.

Zell, si dava uno sguardo intorno e si accorse che all'appello mancavano i due Odine. Così iniziò a preoccuparsi, anche se era troppo orgoglioso per ammetterlo, non vorrebbe mai gli capitasse qualcosa di spiacevole.
Continuava a dare un occhiata in giro, nella speranza di vederli, ma della loro presenza nemmeno l'ombra.
« Dove diavolo saranno andati!? » si chiede interrogativo, con tono dubbioso e impensierito.
« Forse, saranno andati a visitare la città! » ipotizza Rinoa, stringendosi nelle spalle.
« Ma non hanno neanche avuto il buon senso, di avvisarci che si sarebbero allontanati! » fa notare Zell, allargando le braccia, chinando lo sguardo verso le sue scarpe di un rosso scarlatto. Mentre continuava a porsi mille quesiti:
"Mi chiedo, dove siano potuti andare e per quale ragione, sono voluti venire qui a New York di proposito? Cosa staranno nascondendo, cosa si cela dietro tutto questo? "

Nel frattempo era sopraggiunta la sera e i due scienziati, si preparavano ad agire. Si siedono sulla terra fredda e umida, accanto a delle candele che avevano poggiato sul terreno, di fronte a delle lapidi con incisi i nomi dei defunti.
« Odine, cosa facciamo adesso? » domanda interrogativo, rivolgendosi all'altro cugino di fianco a lui. 
L'oscurità sovrasta quell'ambiente sacro; lampi, saette e fulmini squarciano l'empireo, mentre gocce fredde di pioggia ricadevano sul terreno e su di loro; la pioggia che veniva giù dal cielo, imperversava violenta e una tremenda folata di vento spense la fiamma di quelle candele; l'unica risorsa che era in grado di poter illuminare un po' la visuale, gli era stata privata dalle forze della natura.
« Matri! (espressione siciliana )
E ora comu facemu!? » esclama cominciando ad andare nel panico, mentre si guarda intorno con fare terrorizzato e si aggrappa dal braccio del cugino, tremando di paura.
« Forse non è una buona idea, dovremmo retrocedere! » propone con tono di voce spaventato, continuando a guardarsi intorno mentre una brezza di vento gelido si insinuava all'interno delle loro ossa. Sfregavano le mani, per cercare di riscaldarsele ma invano visto che l'aria era davvero pesante.
« No, nui ama iutari sti figghioli! » persevera insistente, chinandosi davanti il loculo e cosparge sopra di esso una polverina, mentre l'altro tira fuori dallo zaino una pala e la porge al cugino:
« Tu scava, avanti io penso a preparare tutto l'occorrente per eseguire il rituale! » gli comunica con nonchalance e tono calmo, cercando di fingersi coraggioso.
Odine, lo guarda contrariato mentre gli sbraita contro con disappunto:
« Ma sei impazzito per caso!? Io dovrei scavare... E perché proprio io!? » prorompe visibilmente atterrito. Senza esitare un altro istante, afferra la pala fra le mani e inizia a scavare in profondità.
« Allahkatta! Allahkatta! » pronuncia le seguenti formule e improvvisamente il vento si innalza e la tempesta cominciava a diventare sempre più burrascosa. Il terreno trema sotto di loro. Giunge un lampo improvviso dal cielo e un forte e assordante rimbombo emesso dal rumore dei tuoni, fa sobbalzare i presenti. Odine seguita a scavare, senza arrestarsi neanche per un attimo davanti la tomba di Heather Graams, la ragazza che avrebbe dovuto sposare Robert, il giorno in cui venne strappata alla vita.
Un chiarore emesso dalla luminescenza dei lampi si posa sulla foto della donna. 
Odine ( dalla camicia hawaiana) era focalizzato sul suo obiettivo e ogni tanto volgeva il capo verso la direzione del cugino per accertarsi che avesse riesumato il corpo.
« A che punto sei?! » domanda distrattamente, senza distogliere lo sguardo dalla foto della giovane.
Risponde affannosamente, mentre si porta una mano sopra la fronte madida di sudore per asciugarsi, sbuffando rumorosamente:
« Ci siamo quasi! » afferma entusiasta, mentre tira fuori con difficoltà la bara dal terreno, dove conteneva il feretro della defunta.
Si sofferma lungamente a guardare ciò che aveva dinnanzi alla visuale, emette un sospiro e senza esitazione con entrambe le mani la trascina fuori.
Odine, che stava avviando la procedura  per compiere il rituale, nel frattempo accende un fiammifero e lo agita sovente fra le mani, continuando a richiamare le entità che avrebbero potuto offrire il loro aiuto per restituire alla vita quelle persone che nonostante non conoscessero, avevano deciso di aiutare.

« Io ti invoco, affinché possa tu esaudire le nostre richieste! » manteneva entrambe le mani sopra la piccola fiamma, per evitare che il vento potesse spegnerla nuovamente.
Odine, fruga all'interno delle tasche del suo zaino e va alla ricerca di un trapano, in modo ché potesse svitare i chiodi che tenevano sigillata la bara. Subito dopo, si mette all'opera e inizia ad allentare le viti, fino a quando il coperchio del catafalco si spalanca. Rimangono allibiti nel vedere che al suo interno giaceva il corpo esanime, di una giovane donna dai lineamenti serafici; il pallore del suo viso è molto evidente e il colore dei suoi capelli sbiadito.
Sul viso di entrambi si forma un espressione dolente, e i loro occhi si colmano di lacrime. Uno di loro afferma con la voce visibilmente rattristata:
« Matri biddichia! Vadda chi era figghiola!» gli fa notare con la tristezza nel cuore.
« E tornerà a vivere, perché noi non ci arrenderemo faremo di tutto per restituirla alla vita! Picchi na figghiuledda come queste, non merita di morire così a quel modo atroce! » confuta, perdendosi a guardare l'immagine di quel corpo freddo e privo di vita.

Disseminano per tutto il suo corpo, la polverina e ricominciano entrambi a pronunciare le frasi per eseguire il rituale e in quel momento si prendono per mano, formando un cerchio e davanti a loro si manifestano delle luminescenze che irradiano l'ambiente circostante ed emettono dei bagliori che lentamente vanno a posarsi sul cadavere. Entrambi esterrefatti, rimangono silenti limitandosi a guardarsi intorno. Temono che stia per accadere il peggio e che non tutto stia andando come avevano previsto.
« Cosa sta succedendo!? » urla cominciando ad andare nel panico più totale, chinandosi sul suolo, mentre istintivamente si porta entrambe le mani alla testa. Si accovacciano, continuando ad attendere in silenzio ma con il cuore in tumulto.

NEVER ENDING STORY (IN CORSO)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora