«Dai, cos'è quella faccia da topo morto? Avete solo perso il campionato contro il Nizza.» Vittoria dà uno schiaffo leggero su una spalla a Neymar, che finge di non sentirla e la abbraccia, appoggiandole la fronte su una spalla con un sospiro pesante. Davi, suo figlio, ridacchia sommessamente e si lascia attirare nell'abbraccio dalla ragazza, avvolgendole le braccia intorno alla vita.«Te l'ho detto, stiamo aspettando te.» il 10 del Paris si stringe nelle spalle e lei scuote la testa, incamminandosi verso l'uscita dell'aeroporto di Linate mentre prende per mano Davi. È la sua prima volta in Italia e si guarda intorno con malcelata curiosità e vivida attenzione, provando ora a comprendere cosa sia scritto sui cartelloni pubblicitari, ora a notare quante più differenze possibili dal Brasile, da Barcellona, da Parigi.
«Te l'ho detto, quella squadra è un casino.» replica lei, mordendosi la lingua per non iniziare un discorso che lo illuderebbe e basta. Nel tempo libero ha pensato varie volte a come sistemare quell'abominio pallonaro, potrebbe parlargliene per ore e, soprattutto, dargli una speranza più che infondata: il suo cuore batte solo per la Juventus.
«Lo dici dall'alto della vostra quarta posizione in classifica?» Neymar inclina la testa, guardandola alzare gli occhi al cielo mentre raggiungono la Maserati Quattroporte Trofeo. L'hypergreen della berlina spicca sul grigiore del parcheggio, i cerchi da 21" bicromatici – nero e verde lime – ne completano, con l'ausilio della doppia linea nera che attraversa cofano e tettuccio e delle pinze dei freni verde lime, il look decisamente poco sobrio. All'interno, i sedili in pelle nera e le cuciture della stessa tonalità di verde terminano l'opera.
«Possiamo riparlarne quando al timone della prima squadra ci sarò io?» domanda l'allenatrice, accodandosi ad una Panda per uscire dal parcheggio. Neymar ride mentre imboccano viale Enrico Forlanini e lei non può che sorridergli di rimando. «Il tizio cui è dedicato questo viale ha inventato l'aliscafo. Aveva una ventina d'anni, quando iniziò a compiere esperimenti sulle eliche e sulle loro capacità di trazione.»
«Nel 1877 fece volare in primo elicottero metallico con un vero e proprio motore, nei primi del Novecento realizzò un aliante biplano che decollava tramite una catapulta azionata da un contrappeso, poi passò a dirigibili e aeronavi, quindi si dedicò all'idroplano, un antenato degli aliscafi.»
«Gli aliscafi sono quelle barchette che, ad una certa velocità, volano, giusto?» le chiede Davi, curioso. Ha qualche vaga memoria in merito, una volta erano su uno yacht da qualche parte e qualcuno aveva pronunciato quella parola, cui lui non aveva però fatto particolare attenzione. Effettivamente, non saprebbe dire come mai se ne ricordi.
«Tipo, sì. È un'imbarcazione che ferma o a bassa velocità sta a galla come tutte le altre imbarcazioni per il principio di Archimede ma, quando raggiunge una velocità sufficiente, per la portanza di particolari ali, emerge totalmente. Il principio di Archimede spiega perché alcuni corpi affondino mentre altri no: in soldoni, tu entri in acqua e ne sposti un determinato quantitativo, il quale applica su di te una forza diretta dal basso verso l'alto sufficiente a tenerti a galla.»
«Se la forza non fosse sufficiente, affonderei come un sasso.» Davi annuisce, dimostrandole di aver capito la logica sottesa al discorso.
«Esatto. La portanza, invece, è quella che fa sì che l'aria spinga un oggetto in volo dal basso verso l'alto. Anche in questo caso, "funziona" solo se l'oggetto ha determinate caratteristiche, nel caso degli aliscafi le suddette ali.» conclude Vittoria.«Altrimenti potremmo volare anche noi. Che bello sarebbe?» il bambino sogna ad occhi aperti, facendo sorridere Neymar, che guarda Milano scorrere fuori dal finestrino. Vittoria gli sfiora il dorso della mano sinistra con la punta delle dita, lasciando la Tangenziale Est per la A4. Faranno tappa a Bergamo, quindi si sposteranno sul Lago d'Iseo, dove rimarranno per qualche giorno.
STAI LEGGENDO
𝟙𝟘 | 𝕁𝕦𝕧𝕖𝕟𝕥𝕦𝕤 𝔽ℂ
FanfictionNon arrivi a condurre una squadra all'apparenza senza speranza verso la gloria eterna per caso. Entrata dalla porta sul retro come un generico Signor Nessuno. Una delle tante, diventata presto l'idolo di tutti.