XLV. Trapizzini e supplì

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«Conosci quella canzone dei Gemelli DiVersi...» Icardi si avvicina alla zona in cui stazionano tutti i giocatori della Juventus, interrogando Vittoria. L'allenatrice ha visto il terrore negli occhi di Soulé quando gli ha comunicato che avrebbe calciato il quarto rigore, per questo ora lo abbraccia e lo nasconde dal mondo, impedendogli di capire cosa stia succedendo, chi abbia calciato, come l'abbia fatto, se il tiro sia andato a buon fine. «Tu corri!»

«Ci sei solo tu, con quella porta davanti, e un tiro da segnare che aspetta per svelarti se tutti quei sogni, per cui tu corri, li meriti davvero o son solo illusioni folli...» l'allenatrice sorride ed inizia ad ondeggiare da una parte e dall'altra, trascinando con sé Matías, che tiene la testa nascosta nell'incavo del suo collo e cerca di concentrarsi su altro. L'italiana lo fa apposta, gli pesta anche i piedi, rischiando di farlo inciampare, ma obbligandolo a restare lì, in modo che sia impegnato a fare qualcosa.

«Ti prego, non sta davvero ballando.» Diana si copre gli occhi, non vuole guardare. «Oh, Gesù.»
«E quell'altro ride.» Dušan indica Mauro, scioccato.
«Non hanno capito che stanno scherzando con il mio palmarès.» borbotta Federico Chiesa, sconsolato. «Mi viene da vomitare.» piagnucola poi.
«Adesso, è una Supercoppa Italiana, mica il Mondiale.» Kylian se la ride, forte di Russia 2018.
«Ma vai a cagare.» Chiesa lo fulmina e tutti ridono.

«Federico!» lo riprende Lucia, contrariata.
«Se l'è meritato.» Neymar accorre in difesa del 7 bianconero, che lo ringrazia a mezza voce.
«Non me lo sono meritato, sei tu che sei di parte e, soprattutto, non hai mai vinto un Mondiale.»
«Kylian, ripetilo ancora una volta, non ho capito.»
«No, il tuo ego è già sufficientemente ferito. Posso, però, ricordarvi che nemmeno il qui presente ventordici volte Pallone d'Oro Lionel Andrés Messi Cuccittini non ha mai vinto un Mondiale.»

«Puoi anche tacere, già che ci sei, o devi continuare a rompere le palle?» il brasiliano sbotta.
«Mi associo.» interviene Alberto, il migliore amico di Vittoria, che è già pronto a trattenere il respiro.
«Calciano anche per secondi...» Chiesa si passa una mano sulla fronte, guardando il sorteggio.
«E sotto la curva dell'Inter.» aggiunge Dušan.
«E quella balla.» Neymar sposta gli occhi su Vittoria, che continua a trascinare Soulé.

Il primo ad andare sul dischetto è Perišić che, da bravo croato, calcia con una freddezza assoluta e porta in vantaggio l'Inter. Szczęsny tocca il pallone ma il tiro è troppo teso e angolato per venire bloccato dal portierone polacco. Alberto esulta leggermente ma sa che è ancora lunga, gli juventini sospirano. Icardi racconta un aneddoto stupido sul suo passato all'Inter, qualcosa di divertente che coinvolge anche Ivan. Ride e Vittoria con lui.

«Spiegatemi in che mondo vivono.» Chiesa implora chi lo circonda, riferendosi all'allenatrice e al 9.
«Sono peggio di Chiellini agli Europei.» Diana scuote la testa, aprendosi in un piccolo sorriso quando Danilo pareggia i conti. «Se non...»
«Non lo dire!» la zittisce Federico. 2-1, Correa.
«Non l'avrei dett... Dybala secondo rigorista? Ma perché? Chi calcia quelli che contano davvero in termini di pressione, Gavi?»

«Tanto Paulo l'ha già sbagliato nel 2016, potrebbe essere meno stupido del previsto farglielo calciare ora, mal che vada c'è tempo per sistemare le cose.»
«Anche tu non hai tutti i torti.» Diana annuisce alle parole di Dušan, Dybala aspetta che Handanovič si butti, poi calcia centrale, a mezz'altezza, e segna. Lo stesso fanno Çalhanoğlu, James Rodríguez e Brozović, come già aveva fatto ai Mondiali nel 2018, quando la sfida con la Russia, terminata 2-2, si era protratta oltre i supplementari. È 4-3.

«Matías.» Vittoria afferra il volto del piccolo argentino tra le mani, appoggiando la fronte contro la sua. «Quando hai il dono e l'arroganza per coltivarlo, finisci dritto nell'Olimpo. Vai.» gli batte piano una mano sulla guancia. Il 2003 annuisce e prende un bel respiro, l'abbraccia un'ultima volta e va. Posiziona il pallone sul dischetto, indietreggia fin quasi al limite dell'area. Le mani sono sui fianchi e gli occhi passano da Handanovič all'arbitro.

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