LIII. Per noia

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«Fede.» Vittoria spinge Chiesa un po' più in là, facendosi spazio sul lettino. Il numero 7 ha appena preso parte all'ennesima seduta fisioterapica della giornata e, adesso, è accasciato, inerme, a naufragare tra autocommiserazione e piagnistei: è giovedì 24 marzo 2022, tra qualche ora si disputerà il primo turno dei playoff per gli spareggi mondiali. Il classe 1997 scosta due dita, aprendo uno spiraglio nel buio che gli copre gli occhi per guardarla.

«È stata una giornataccia o è successo qualcosa?» l'allenatrice gli accarezza il ginocchio martoriato dalle cicatrici, c'è ancora l'alone degli ematomi.
«Non lo so...» ammette il giocatore, abbacchiato. Abbassa le braccia e posa gli occhi sul soffitto. «È che prima ero qua, no? Cioè, ci sono anche adesso... insomma, ho provato a camminare, chiaramente sorretto, e, ti giuro, è stato come se avessi di nuovo 3 mesi: non so più farlo, non so più fare niente.»

«È psicologico, tra qualche giorno passa.» la più grande scuote la testa e stringe tra pollice e indice l'elastico che lui ha al polso destro. «E il pegno d'amore, qua? Cos'è questa storia che ti viene l'ischemia, la psicologa vuole ucciderti?»
«Dai, smettila!» Federico ride, spostando braccio ed elastico. «E poi mi spiegavano un esercizio, non l'avevo nemmeno guardato che già l'avevo dimenticato.» torna a parlare della fisioterapia.

«Quella è la fretta.» Vittoria lo tranquillizza.
«È che voglio essere pronto per...»
«Tanto non ci andiamo.» l'allenatrice tronca le sue speranze sul nascere, affilata come una scure e spietata come una ghigliottina. «E, anche se dovessimo andarci, è tutto da vedere. Mancano circa 8 mesi all'inizio dei mondiali, non è detto che, per quel giorno, tu abbia recuperato. Concentrati su te stesso, Federico, il resto arriva col tempo.»

«Vorrei avere una bacchetta magica e sapere se stia o non stia facendo la cosa giusta.» borbotta lui, ignorando la fermezza con cui la più grande gli ha appena svelato il risultato di un match ancora da giocare. Due match, forse. Non lo sa ma spera vivamente che Vittoria l'abbia solo voluta sparare grossa, mescolandoci un po' di scaramanzia.
«Sei orgoglioso di quello che hai messo in campo fino ad oggi? Lì sta la risposta.»

«Non lo so e mi dà fastidio quando sto così, mi do fastidio, perché io non ho nulla di cui lamentarmi in questo momento. Più che altro non so fare qualcosa che prescinda dal calcio, se dovessi fallire qui...»
«Vedi? Ti sei dato la risposta da solo.» la ragazza gli batte una mano sul braccio, che intanto è tornato al suo posto, e si alza, stiracchiandosi.
«Mi sento come se avessi perso tutto, l'unica costante, nella mia vita, è sempre stata il calcio.»

«Dovrei farti la morale, dicendoti che è un discorso egoistico, che hai una famiglia che ti vuole bene, una fidanzata che ti ama e quant'altro, o dirti che ho capito quello che intendi?»
«Possiamo guardare insieme la partita, stasera?» Federico ignora la provocazione, tirandosi a sedere.
«Possiamo anche andare a Palermo, se vuoi, un paio di biglietti si trovano sempre.» Vittoria scrolla le spalle, del tutto indifferente alla cosa.

«Sborona.» il calciatore fa una smorfia. «Uno normale non trova i biglietti nemmeno se glieli regalano, tu a mezza giornata dalla partita...»
«Poche ciance, Chiesa, se vuoi andare a Palermo me lo dici, altrimenti ci vediamo da Icardi nel tardo pomeriggio: mi ha dato un orario di massima ma sai com'è lui, come tutti voi calciatori.» l'allenatrice fa schioccare la lingua contro il palato, sbrigandosi: deve portare Gary dal veterinario.

«Perché Mauro? Da quando gli interessa l'Italia?» il numero 7 afferra al volo le stampelle, incespicando per un attimo. Ritrova l'equilibrio dopo un paio di saltelli sulla gamba sana, quindi la segue.
«Da quando ha preso la cittadinanza e annessi e connessi. Avrebbe potuto debuttare in azzurro, se non si fosse infortunato contro il Villarreal.»
«Con lui sì che ci saremmo qualificati.»
«Rimane una partita da vincere in ciabatte e con la pipa in bocca, a prescindere da lui.»

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