XL. Sempre un tacchetto indietro

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Una volta a casa, Vittoria e Neymar decidono di guardare un film. Non hanno fatto tardi, alla cena di Natale parigina, principalmente perché molti sarebbero partiti l'indomani e, considerata la distanza tra la Francia ed il Sudamerica, si sarebbero anche dovuti muovere: la vigilia è alle porte ed atterrare per tempo non è così scontato. Vittoria, persa nei suoi pensieri, si accoccola sul petto di Neymar che, preso com'è dal film, le fa spazio subito, senza nemmeno commentare con qualche battutina delle sue, poi la ragazza incomincia a percorrere i contorni dei tatuaggi di lui con la punta delle dita, facendogli venire la pelle d'oca tanto più si avvicina all'elastico dei boxer.

È allora che Neymar abbassa lo sguardo su di lei, un sopracciglio alzato. «Scusa, la smetto.» mormora l'italiana, con una luce birichina negli occhi.
«Se non fosse così chiaro che mi lascerai in bianco, ti direi di non farlo.» il brasiliano ridacchia, passandole con dolcezza una mano tra i capelli. «E ti farei i miei più sentiti complimenti.»
«Per quanto poco tempo ho impiegato a distrarti o per come sono stata discreta nel farlo?»
«Per come hai cambiato le regole del gioco in merito alla segretezza della nostra relazione, anche.»

«Senti, in realtà ti ho distratto per un motivo, che non è soltanto lasciarti in bianco...» Vittoria si alza dal letto e fruga per un attimo nella tasca del borsone che s'è portata in Francia, estraendone una scatola. «È tipo un regalo di Natale, spero. Non potevo accettare che tu mi presentassi Kiki ed io non ricambiassi in alcun modo, per cui, anche se in anticipo, perché così dev'essere, tieni.» gli consegna la scatola, avvolta in una carta da pacco natalizia. Ci sono dei pupazzi di neve con cappelli, sciarpe, guanti e bottoni di diversi colori, Neymar li guarda, poi li strappa via e solleva il coperchio, che contiene un'altra scatola, stavolta allungata, ed una busta.

«Se è una matrioska...»
«Non è una matrioska, volevo soltanto evitare che andassero in giro.» Vittoria scuote la testa, indicandogli la scatola. È un test di gravidanza positivo e, nella busta, c'è la prima ecografia. «Non ci garantisce che, stavolta, andrà per il verso giusto, ma ci assicura che, fin qui, è andato tutto bene. Spero che affievolisca un minimo il patema e che tu possa comprendere come mai io sia andata da sola alla prima visita.» la ragazza incrocia le gambe sul letto e guarda gli occhi del sudamericano vacillare.

Neymar si scioglie in un pianto silenzioso soltanto quando la abbraccia, sbilanciandola e facendola cadere di schiena sul materasso mentre alterna lo sguardo dall'ecografia all'italiana, che gli posa una mano sulla guancia e cerca di imprimersi quell'immensa gioia nel cuore per tutte le volte che non sarà così semplice, e dall'italiana all'ecografia.
«Almeno avremo l'estate per viverla insieme.» sussurra il calciatore, spegnendo la tivù. «E tu non sarai incasinata con una nuova squadra e avrai più tempo per te, per lui o per lei, per noi.»

«È successo in Brasile, lo sai, sì?» Vittoria gli allontana i capelli dal viso e cambia discorso.
«Sì?» Neymar sorride oltre quello che credeva fosse umanamente possibile. A svegliarli, la mattina dopo, è il trillo impertinente del campanello. Il padrone di casa indossa al volo i pantaloncini della divisa ufficiale del Paris e sbadiglia, stropicciandosi gli occhi mentre apre la porta a quello che scopre essere il numero 11 bianconero. «È l'alba, Douglas, la cazzo di alba!» esclama, senza preoccuparsi di moderare i termini, né di domandarsi come mai lo juventino sia lì e non da qualche parte in Brasile.

«Mi avevi detto che saresti tornato a casa, perché diavolo sei qua alle 6 del mattino? Che droga vi passa Lapo, si può sapere? Dev'essere roba buona.»
«Buongiorno anche a te, stella del mattino, l'aereo ha un guasto e partirà con una vita di ritardo.» sorride l'altro, facendosi strada in casa del connazionale più piccolo. «Inoltre, tu sei l'unico a non tornare giù per le feste ed io facevo scalo proprio qua, ergo...»
«Un cazzo, Dougli, almeno renditi utile e vai a prendere la colazione, già che ci sei. La pasticceria è questa, giri di qua e poi prosegui dritto.» Neymar gli scarabocchia la mappa sul retro di un post-it.

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